Artiom Zavadovsky - foto di Francesco Brusa

Artiom è un attivista dell'associazione GENDERDOC-M, con sede a Chisinau. La comunità LGBT nel paese, la sua lenta emersione. Un'intervista

11/11/2015 -  Francesco BrusaRubén Pulido

(Questa intervista è stata originariamente pubblicata in lingua inglese su EVS Blog. Quella che vi presentiamo ne è una versione ridotta)

Quando hai deciso di divenire attivista?

Prima di trasferirmi a Chisinau, a 19 anni, non ero coinvolto in nessuna attività associativa. Poi ho iniziato l'università ed ho fatto visita al centro GENDERDOC-M, per consultare dei libri o guardare dei film. Ho poi pensato che potevo contribuire alle attività dell'associazione: avevo un buon livello di conoscenza dell'inglese e pensavo sarebbe potuto essere utile. Non posso dire di aver scelto di diventare volontario, è stato un processo molto naturale. Ora mi occupo del coordinamento del LGTB Community Development Programme.

Che attività svolge GENDERDOC-M?

GENDERDOC-M è stata fondata nel 1998, opera come un centro comunitario per LGBT ed effettua attività di sensibilizzazione e lobbying sui diritti LGBT in Moldavia. E' l'unico centro LGBT nel paese e quindi prevede un ampio spettro di attività: è un gruppo di pressione, di aiuto immediato.

Attualmente io mi occupo dell'organizzazione della comunità e l'attuazione di varie attività tra le quali seminari, gruppi di discussione, laboratori artistici, attività d'informazione. Sono tutte attività mirate ad innalzare il livello di sensibilizzazione tra l'opinione pubblica sul tema LGBT e volte ad affiancare le persone LGBT nell'essere sempre più attive per difendere i propri diritti e per diminuire il livello di omofobia e transfobia nella società.

Quante persone sono coinvolte in quest'attività?

Il nostro staff è composto da 9 persone, affiancate poi da una quarantina di volontari, con circa 2000 beneficiari diretti, persone cioè che beneficiano dei servizi che noi forniamo.

Che difficoltà incontrate?

La principale è di raggiungere la comunità LGBT e di motivare le persone che ne fanno parte sul fatto che è importante essere attivi nella comunità. E' difficile coinvolgere le persone LGBT nelle varie attività.

Non ho mai invece avuto problemi nello svolgere il mio lavoro e nemmeno li hanno avuti i miei colleghi, siamo un'organizzazione registrata ed operiamo secondo la legislazione vigente.

Certo, ci sono alcuni gruppi anti-gay che hanno tentato di limitare le nostre attività... in settembre hanno manifestato davanti ai nostri uffici ed hanno tirato uova, senza che alla vicenda facesse poi seguito un'indagine della polizia. Sì, siamo soggetti ad alcune minacce e violenze da parte di questi gruppi anti-gay.

Sapete chi sono?

Sono gruppi di matrice neo-nazi e che si ispirano a movimenti simili in Russia.

Avete anche vostre pubblicazioni?

Pubblichiamo libri, reports, brochure informative. Curiamo anche una rivista quadrimestrale dal titolo Zerkalo (Specchio, ndr) dove trattiamo di questioni LGBT in Moldavia e all'estero e distribuito gratis.

Come vede l'attuale situazione della comunità LGBT in Moldavia?
Le persone LGBT in Moldavia non si considerano una comunità, non sono coinvolti in attività comunitarie e non si raggruppano attorno ad obiettivi comuni. I transgender sono praticamente invisibili e non si battono per i loro diritti. Per quanto riguarda gay e lesbiche – pur differendo la situazione da persona a persona – sono in generale sotto pressione sociale e questo impedisce loro di dichiarare la loro identità sessuale. La maggior parte di loro hanno una doppia vita, sono se stessi con amici o con i loro partner mentre con il resto della società sono forzati a mentire e a nascondere la loro identità. La società moldava è infatti molto omofobica. Gay e lesbiche, se individuati, rischiano discriminazioni e violenze, che esitano a denunciare alla polizia, perché hanno paura delle reazioni di quest'ultima.

E' per questo che cercate di creare un sentimento di comunità più forte?

Ciò che noi facciamo è di fornire informazioni ed incoraggiare queste persone ad essere se stesse e a difendere i loro diritti.

Ritiene che negli ultimi anni la gente sia più aperta?

Difficile stimare quanto sia aperto la gente, ma certo è meno aggressiva. Questo è anche legato al cambiamento politico avvenuto nel paese. Da quando siamo coinvolti nel processo di integrazione europea è diminuita la strumentalizzazione di questioni LGBT in politica e non le si sfrutta più per distogliere l'attenzione del pubblico da questioni più dirimenti per il paese, come avviene ad esempio in Russia.

Anche le modalità con cui i media coprono la questione è cambiata in modo significativo: se prima i media parlavano di questioni LGBT in modo oltraggioso e stereotipato, utilizzando ad esempio fotografie molto provocatorie, ora stanno tentando una strada più bilanciata, anche dal punto di vista delle immagini utilizzate.

Vi sono relazioni tra la politica e la comunità LGBT?

Anche i cosiddetti partiti pro-europei, che dovrebbero prendersi carico dell'agenda LGBT, non si rivolgono alla nostra comunità. L'unica cosa che si dichiarano pronti a promuovere è un'equità generale nella società, senza mai nominare però gli LGBT e senza mai discutere nel concreto su come alcuni problemi specifici possano essere risolti.

Per quanto riguarda la cornice legale, vi è una legislazione appropriata?

Vi sono leggi in Moldavia, ma non vengono applicate. Nel codice penale inoltre manca un reato specifico che punisca il discorso d'odio nei confronti delle identità sessuali e di genere. Vi è invece riferito a comunità sociali, religiose od etniche. Vorremmo riuscire a fare introdurre un emendamento al codice di procedura penale: se un crimine è commesso sulla base dell'orientamento sessuale o l'identità di genere della vittima deve essere giudicato con l'aggravante.

E per quanto riguarda l'implementazione di queste leggi?

Nel nostro paese queste iniziative vengono spesso imposte dall'alto verso il basso. I politici considerano queste leggi impopolari e le adottano non perché desiderino effettivamente migliorare la situazione ma perché desiderano attrarre risorse dalle organizzazioni internazionali. Nella nostra società le cose non cambiano quando viene adottata una legge ma quando si riesce ad applicarla.

Avete attività rivolte al pubblico generale?

E' difficile coinvolgere la società in generale. Per questo abbiamo individuato alcuni gruppi specifici che cerchiamo di attrarre nelle nostre attività e renderli più consci delle tematiche legate al genere e all'identità sessuale. Tra questi studenti universitari, giornalisti, medici, avvocati, funzionari di polizia.

Avete progetti al di fuori della capitale Chisinau?

Lavoriamo in particolare a Chisinau anche se abbiamo gruppi anche a Balti e Tiraspol. A volte organizziamo seminari anche fuori dalla capitale ma spesso rimangono deserti, in particolare nelle aree rurali. Per questo a volte nei villaggi ci aggreghiamo ad attività di altre organizzazioni, che si occupano di diritti umani e quindi affrontiamo la questione da un punto di vista più generale. Perché le questioni da noi affrontate rimangono un tabù e quindi occorre far passare il messaggio usando parole meno dirette.

Quindi vi è una differenza sostanziale tra Chisinau ed il resto della Moldavia?

Certo, ed è per questo che molti decidono di trasferirsi qui.

Quale il principale ostacolo per cambiare le cose?

Il nostro sistema scolastico è molto conservatore e non affronta vari argomenti tra i quali diritti umani ed educazione sessuale. Se non si parla di questo con i bambini, cresceranno preservando la mentalità esistente.

Vi sono istituzioni che ostacolano questi cambiamenti?

La Chiesa ortodossa è il principale trasmettitore di omofobia nel paese. E' anche l'istituzione in cui la gente ripone maggior fiducia, e manipola questa fiducia.

Vi è un condizionamento della Russia sulla mentalità in Moldavia?

Sì, la gente guarda i canali televisivi russi e quindi sono vittima della stesa propaganda omofobica.

Vi occupate anche di altre tematiche... ad esempio il femminismo?

Stiamo cercando di lavorare su quest'aspetto... vi sono organizzazioni di donne in Moldavia ma non possono essere definite femministe.

Vi sono discriminazioni nel paese contro le donne, ad esempio sul lavoro?

Certo vi sono, forse non sono così evidenti sul piano salariale ma molte donne vengono licenziate ad esempio quando rimangono incinte. In termini generici l'approccio è molto conservatore, le donne dovrebbero rimanere a casa a cucinare. Noi tentiamo di far capire come la misoginia colpisca anche le persone LGBT, come sia parte dello stesso problema.

Quale la situazione in altre repubbliche post-sovietiche?

Molto peggiore. Penso che la situazione in Moldavia sia più simile a quella nei Balcani e quindi in parte migliore. In Bielorussia vi è una dittatura, come in Azerbaijan; in Russia la situazione è drammatica per la comunità LGBT; l'Ucraina è nel caos; l'Armenia è di fatto un satellite della Russia e anche in Georgia, nonostante un buon impianto normativo, la situazione è orribile. Anche in Transnistria, de facto un altro stato rispetto alla Moldavia, gli LGBT sono invisibili e si riuniscono in circoli molto ristretti. E spesso si trasferiscono qui a Chisinau.


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