Il 9 luglio scorso la proprietà di B92, storica radio belgradese e baluardo della resistenza al potere di Milošević negli anni Novanta, ha introdotto drastici cambiamenti, spegnendo definitivamente un mito dei media serbi

21/07/2015 -  Antonela Riha Belgrado

“Fine di un’epoca”, così recitava uno dei rari commenti alla notizia che il 9 luglio è stata spenta Radio B92. La decisione dei proprietari di lasciare a casa 11 dei 16 impiegati, modificarne il nome e il concetto di fondo non ha sorpreso praticamente nessuno, ha solo rattristato qualche ascoltatore nostalgico e ha confermato l’opinione generale che Radio B92 da tempo ormai aveva perso il suo ruolo e la sua importanza avuta in passato.

La storia di B92

Quando il 15 maggio 1989 fu fondata come stazione radiofonica giovanile fu subito riconosciuta come una radio che offriva agli ascoltatori qualcosa di totalmente diverso: musica che non era possibile ascoltare su altri media, notizie dalla cultura di strada e informazioni sugli avvenimenti politici che non avevano spazio nei media dell’allora regime di Slobodan Milošević.

Per la prima volta i programmi di B92 furono interrotti il 9 marzo 1991, dopo che i giornalisti della radio avevano informato della brutale reazione del potere contro le decine di migliaia di dimostranti che protestavano contro il regime che aveva portato il paese alla guerra e all’isolamento internazionale. Il fatto che Radio B92 a causa del debole segnale fosse ascoltata solo in alcune parti della città la preservò dalla chiusura totale, la programmazione riprese e i belgradesi riconobbero che su quella frequenza potevano ascoltare quello che i media filogovernativi tacevano.

La politica editoriale chiaramente antibellica non si rispecchiava solo nelle notizie non censurate. La cinquantina di persone che all’epoca collaboravano e lavoravano per B92 non solo seguivano gli avvenimenti ma li organizzavano pure, così come il concerto pacifista dei più famosi gruppi rock belgradesi o la raccolta di aiuti per i profughi della Krajina, dei quali per altro i media di regime non informavano affatto.

L’evidente e mai nascosto legame con l’allora opposizione fu sufficiente per far sì che Radio B92 venisse proibita un’altra volta. Durante i tre mesi di proteste di massa per chiedere l’annullamento delle elezioni locali nell’autunno 1996, guidate dai leader dell’opposizione Zoran Đinđić, Vuk Drašković e Vesna Pešić e dagli studenti dell’Università di Belgrado, il giornale radio delle 17 e le informazioni sulle proteste furono ritrasmesse da altre stazioni radio locali.

La protesta si allargò ben presto all’intera Serbia e Radio B92 divenne il simbolo della resistenza e dell’informazione indipendente anche per i cittadini fuori dalla capitale. Questo motivo fu sufficiente per far sì che la frequenza su cui trasmetteva la radio venisse disturbata, con la scusa che “si era bagnato il cavo coassiale”. I portavoce del regime di Milošević definirono i giornalisti di B92 come “forze del caos e del non senso”, “traditori locali e pagati dagli stranieri”. Seguì una certa pressione da parte della comunità internazionale e i vari funzionari che giungevano agli incontri con Slobodan Milošević visitarono sempre e d’obbligo anche la redazione di B92.

Nuova Radio B92 e il quarto divieto

Il cavo si “asciugò” e Radio B92 proseguì, come in precedenza, a informare il pubblico fino al 2 aprile 1999, quando nel bel mezzo del bombardamento aereo della NATO fu presa con la forza dai funzionari del Partito socialista della Serbia (SPS). Tutti i dipendenti in segno di protesta presentarono le dimissioni alla nuova direzione e nell’estate 1999 crearono una nuova Radio B92 che andava in onda da una delle frequenze della radio belgradese Studio B.

Presto arrivò anche il quarto divieto, nel maggio 2000 le forze speciali della polizia durante la notte fecero irruzione nei locali di Studio B e misero fine ai programmi. Radio B92 continuò poi a trasmettere da un altro luogo, sfruttando un ripetitore fuori dalla Serbia, a Bijeljina in Bosnia Erzegovina. Fino alla caduta del regime, 5 ottobre 2000, questa stazione radiofonica fu un’imprescindibile fonte di informazione su tutti gli avvenimenti politici e sulle posizioni non solo del governo ma anche dell’opposizione.

Non era solo il programma informativo di Radio B92 ad essere diverso. Anche la redazione musicale offriva un sound totalmente differente rispetto a quello che si poteva ascoltare sulle altre frequenze. Gli artisti che non riuscivano a raggiungere i programmi delle principali tv e le pagine dei giornali ad alta tiratura, avevano trovato il loro spazio a B92.

La cultura underground, le notizie non censurate, il ritmo urbano, un modo di parlare differente, la provocazione come strumento di comunicazione col pubblico, lo slogan “non credete a nessuno, e nemmeno a noi” erano i motivi della sua celebrità che veniva riconosciuta anche fuori dalla Serbia. I circa 80 premi internazionali per il giornalismo, i libri e i film su B92 dimostrano l’importanza che questa radio ebbe negli anni Novanta e non solo a Belgrado.

Radio B92 - Flickr

Radio B92 - Flickr Garu

Fine di un’epoca

Questo ruolo cessò definitivamente quando nel 2004 fu creata una redazione comune tra la radio e la televisione B92, creata subito dopo il 5 ottobre 2000. Le notizie della tv venivano lette alla radio, sparirono i reportage e il piglio provocativo dalle trasmissioni, persino il talk show politico di punta Kažiprst venne trasferito dalla radio alla tv. Tv-Radio B92 ottenne una frequenza nazionale e si mise alla pari degli altri media più importanti. Tuttavia, numerosi giornalisti, redattori della programmazione musicale e conduttori decisero di andarsene per vari motivi anche se uno rimase in comune: la commercializzazione dei programmi sia televisivi che radiofonici ha fatto sì che B92 non abbia più né la freschezza di prima né tanto meno lo spirito critico.

Molti ritengono che B92 sia “morta” più volte. Per alcuni fu quando si cambiò musica e tutto iniziava ad assomigliare alle trasmissioni mainstream che si potevano ascoltare sulle altre frequenze. Per altri la fine fu quando Tv B92 iniziò a trasmettere il reality “Grande fratello”, per altri ancora fu il passaggio di alcune stelle della radio ad altre stazioni o ad altre professioni. È un fatto che la perdita delle donazioni estere, con le quali la Radio sopravvisse negli anni Novanta, e la lotta con la concorrenza in un mercato senza regole portò ad una serie di compromessi, concessioni politiche e cambiamenti di programmazione a causa dei quali dello splendore di un tempo restava solo il marchio.

Privatizzazione

La privatizzazione di B92 è stata priva di trasparenza e le percentuali di partecipazione dei proprietari della compagnia sono state modificate nel tempo. Dal 2010, quando il pacchetto di maggioranza (84.55%) è diventato di proprietà della ditta greco cipriota Astonko srl, il Consiglio per la lotta alla corruzione ha messo in guardia nei suoi rapporti sulla pericolosità che una ditta off shore di Cipro fosse proprietaria di B92 e della televisione Prva. Le leggi sui media recentemente approvate permettono di fare quello che prima non si poteva, cioè che uno stesso proprietario possieda più media elettronici con frequenza nazionale. Si specula anche sul fatto che queste due televisioni verranno formalmente unificate.

Dichiarazioni ufficiali sul futuro della compagnia non ci sono state eccetto una beve nota sul sito indicante che i cambiamenti della programmazione estiva della Radio sono “l’introduzione ad un concetto musicale più giovane, a programmi commerciali e nuova energia”.

In ambito commerciale i contenuti dei programmi, almeno in Serbia, si misurano dalla quantità di programmi di intrattenimento. In questi programmi anche i temi politici devono avere elementi di svago, e nella Serbia, guidata dal Partito progressista serbo con a capo il premier Aleksandar Vučić, le notizie sono controllate e ogni voce critica, almeno nei media elettronici, è censurata.

Addio B92

Da mesi ormai i dipendenti di Radio B92 avevano il sospetto che i contenuti dei programmi sarebbero cambiati, ma non credevano però che lo avrebbero saputo via sms dalle rispettive banche che li informavano dell’accredito dello stipendio e della liquidazione per il lavoro svolto finora. Persino alcuni degli autori della trasmissioni musicali che lavoravano pro bono hanno ricevuto dall’amministrazione il seguente messaggio: “Probabilmente sarete già al corrente dei cambiamenti alla Radio B92 attuati giovedì 9 luglio. Per evitare eventuali incomprensioni, questi cambiamenti e cessazioni di tutte le trasmissioni con autore comprendono anche la Vostra”.

Così, in silenzio, è scomparsa Radio B92. Quello che si può ascoltare sulla frequenza di questa radio si chiama Play radio e l’unica reazione di una delle associazioni dei giornalisti è stata di sapere se ora, a causa dei cambiamenti dei contenuti dei programmi, gli verrà tolta la frequenza nazionale. Questa possibilità è stata per altro confermata anche dal presidente dell’Organo di controllo dei media elettronici Goran Karadžić.

Per gli ascoltatori che fino alla fine sono rimasti fedeli a B92, soprattutto per alcuni programmi musicali o per alcuni autori delle trasmissioni, questo è meno importante. Per i nostalgici per i quali B92 negli anni Novanta era una “finestra sul mondo”, quella radio non esiste più. Il guaio è che nella Serbia odierna non c’è nemmeno l’ombra di qualcuno che possa diventare quello che radio B92 ha significato fino ad una decina di anni fa.

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto


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