Velika Kladusa, migranti, settembre 2018 (© Ajdin Kamber/Shutterstock)

Velika Kladuša, migranti, settembre 2018 (© Ajdin Kamber/Shutterstock)

2.260 migranti sono entrati in Bosnia Erzegovina tra gennaio e febbraio ed i flussi stanno aumentando rapidamente con la fine dell’inverno. Le autorità del paese vogliono rinforzare la polizia di frontiera. “Solidale”, l’Ungheria di Orban, offre 60 uomini e propone del filo spinato

28/03/2019 -  Dženana Halimović

(Pubblicato originariamente da Radio Free Europe , selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans e OBCT)

In Bosnia Erzegovina, ogni poliziotto deve garantire la sorveglianza di diversi chilometri di frontiera. In queste condizioni, è impossibile impedire l’ingresso di migranti illegali nel paese. Secondo alcune stime, con il ritorno della primavera, circa 25.000 migranti, attualmente in Grecia, potrebbero dirigersi verso nord. Il Comando operativo bosniaco per le questioni legate ai migranti stima, pertanto, che la chiusura dei 600 chilometri di confine è indispensabile. Tuttavia, questo presupporrebbe dei pattugliamenti 24 ore su 24 nelle zone difficili, una missione che la polizia di frontiera della Bosnia Erzegovina ritiene impossibile al momento.

“Solo per portare a termine i compiti principali, senza contare le circostanze eccezionali e la situazione estremamente complessa che conosciamo dal 2017, alla polizia di frontiera mancano circa 450 uomini. Per coprire tutti i luoghi identificati come potenziali punti di passaggio ad est della Bosnia Erzegovina, ci vorrebbero almeno il doppio o il triplo del personale”, spiega Sanela Duljković, portavoce della polizia di frontiera della Bosnia Erzegovina, aggiungendo che il problema potrà essere risolto solo con l’aiuto dei poliziotti delle due entità del paese, ma anche con quello di Frontex.

Rinforzi dall'Ungheria

A partire dal primo aprile, poliziotti dell'Entità della Republika Srpska dovrebbero essere aggregati, così come 60 guardie di frontiera ungheresi, un aiuto proposto da Budapest, sotto riserva dell’accettazione da parte della Presidenza e del consiglio dei Ministri della Bosnia Erzegovina. Il Comando operativo si è dichiarato favorevole a quest'ultima opzione, precisando che questi rinforzi non avrebbero alcuna autorità operativa, bensì consentirebbero alle forze dell’ordine bosniache di approfittare dell'esperienza e dei consigli dei colleghi ungheresi.

Il Comando operativo sta verificando già da qualche tempo la possibilità di chiudere le frontiere con la Serbia e il Montenegro, come ha confermato il ministro della Sicurezza della Bosnia Erzegovina, Dragan Metkić: “Come chiudere al meglio questa frontiera affinché i migranti non entrino? Come assicurare un processo di gestione controllata di queste migrazioni? Queste sono le domande a cui trovare una risposta”.

La frontiera orientale della Bosnia è un problema, dal momento che i cittadini iraniani possono arrivare in Serbia in aereo senza bisogno del visto e passare illegalmente in Bosnia Erzegovina. Questi ultimi costituiscono all’incirca il 15% dei migranti che transitano attraverso il paese verso l’Unione Europea. Altro problema che denuncia Dragan Metkić è dato dal fatto che i paesi vicini cercano di sbarazzarsi dei migranti presenti sul loro territorio, senza rispettare gli accordi internazionali.

“La comunicazione con i nostri vicini è pessima, tutti nascondono i propri dati, rifiutano di fornire delle cifre esatte per scaricare i problemi. Gli accordi di riammissione sono ad un punto morto. Nessuno ha formalmente sospeso gli accordi bilaterali, ma nei fatti questi non funzionano. Pertanto, potete rimandare indietro qualcuno solo se l’avete fermato proprio sulla frontiera. Se lo fermate dieci o quindici metri più in là, dovete fornire delle prove, dei rapporti ufficiali. È un sistema disfunzionale”, deplora il ministro.

Un altro problema, la Bosnia Erzegovina non ha firmato alcun accordo con i paesi da cui proviene la maggior parte dei migranti, come l’Algeria o il Marocco, spiega Jasmin Ahić, professore presso la Facoltà di Criminologia di Sarajevo. “La rotta dei Balcani occidentali, che passa dal Montenegro e dall’Erzegovina, si è riaperta, arrivano cento persone al giorno. Ci ritroveremo in una situazione ancor peggiore rispetto all’anno scorso, dato che il numero dei migranti presenti in Grecia è molto più consistente”, avverte. Secondo le informazioni del comando operativo della polizia di frontiera, 2.260 migranti sono entrati in Bosnia Erzegovina nei mesi di gennaio e di febbraio, e 3.500 si troverebbero attualmente nel paese.

Presto del filo spinato?

Per il momento, nessuno considera ufficialmente di porre barriere fisiche alla frontiera, anche se il ministro Metkić ha dichiarato che la costruzione di un muro sul modello ungherese è un'opzione percorribile. Al contempo, alcuni media della Republika Srpska, come il quotidiano Glas Srpske, affermano che l’Ungheria sarebbe pronta ad offrire i materiali ed il filo spinato.

Per ora, l’obiettivo è quello di inviare al confine il maggior numero di poliziotti possibile, per assicurare dei pattugliamenti 24 ore su 24. Vista la configurazione del territorio ed il deficit di uomini a disposizione, respingere i migranti al confine è la sola soluzione possibile, spiega Jasmin Ahić. “Sfortunatamente, penso che la situazione diventerà sempre più complicata. Le forze di polizia, i servizi che si occupano degli stranieri, ed i ministeri degli Interni delle due Entità sono già sommersi di lavoro e si trovano di fronte ad un numero crescente di migranti… È un carico enorme ed io non sono troppo ottimista quanto all’aumento del numero di poliziotti”.

Infatti, i membri delle forze dell’ordine devono ricevere una formazione adeguata ed è impossibile reclutare nuovi agenti in così poco tempo. Per gli esperti, la sola soluzione sarebbe quella di chiedere aiuto a Frontex, e di farlo il più in fretta possibile. Secondo le stime del Comando operativo, la Bosnia Erzegovina è in grado di gestire adeguatamente 4.000 migranti al massimo. Attualmente, in Grecia ve ne sono 25.000 pronti a partire.


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