Nuovi scontri violenti nell'est ucraino. La stessa UE denuncia un significativo aumento delle violazioni del cessate il fuoco

18/04/2016 -  Danilo Elia

Ormai non se ne parla quasi più, ma la guerra in Donbass non ha smesso di uccidere. Sebbene dall’inizio dell’entrata in vigore della tregua nel febbraio di un anno fa nessuno degli eserciti in guerra abbia cercato di conquistare territorio, gli scontri lungo la linea demilitarizzata sono all’ordine del giorno. Anche con l’uso di artiglieria pesante su aree abitate.

I bollettini di guerra hanno smesso di essere laconici come fino a qualche settimana fa. E si è tornati alla conta quotidiana dei morti e dei feriti. Gli scambi di fuoco tra l’esercito di Kiev e i separatisti filorussi sono particolarmente violenti nell’area immediatamente a nord di Donetsk, attorno all’aeroporto e nei sobborghi di Avdiivka e Yasinuvata.

Il 9 aprile un gruppo di osservatori dell’Osce in missione di monitoraggio nel villaggio di Zaitseve, sotto il controllo di Kiev, è stato bersaglio di colpi di mortaio e armi leggere dal fronte dei separatisti. Nelle 24 ore precedenti, cinque soldati ucraini sono morti e quattro sono rimasti feriti. Il bollettino peggiore degli ultimi mesi.

Pace a rischio

L’alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Federica Mogherini, ha per la prima volta parlato di un "livello di violenza senza precedenti" e di un "significativo aumento delle violazioni del cessate il fuoco nella regione di Donetsk".

Gli accordi siglati a Minsk da Ucraina, Russia, Francia e Germania sono ormai in stallo da mesi, e il piano di pace non è stato mai così a repentaglio come oggi.

E sembrano dimostrarlo anche le recenti parole di Andriy Lysenko, portavoce dell’esercito ucraino, che ha detto di aver già notificato all’Osce la possibilità di riportare artiglieria e mortai sulla prima linea, all’interno della fascia demilitarizzata.

Le testimonianze sul campo raccontano una guerra che non si è mai realmente smesso di combattere. Un conflitto a bassa intensità che non fa più notizia.

Il freelance inglese di base a Kiev Max Tucker è stato uno dei pochissimi giornalisti stranieri ad aver visitato la linea del fronte nelle ultime settimane. Nel sobborgo di Mariinka, a una quindicina di chilometri a est di Donetsk, "gli eserciti sono avanzati all’interno della zona demilitarizzata", ha scritto. "Le posizioni si scambiano ora il fuoco da meno di 300 metri", una distanza normale prima del cessate il fuoco, una violazione degli accordi di pace che prevedono una fascia di 15 chilometri senza armi lungo la linea del fronte. Tucker ha anche riferito di abitazioni civili centrate da colpi di artiglieria e di vittime civili tra le case di Avdiivka.

"Si spara tutti i giorni, come in guerra aperta", ha dichiarato Oleg Kutsyn, comandante del battaglione Sič, raggiunto al telefono. "Gli accordi di pace, la volontà politica, non c’entrano niente con quello che succede sul campo. A volte si spara per noia, a volte è l’alcol o la depressione dei soldati. In generale, basta uno qualunque in un posto di comando che dà l’ordine di sparare".

I problemi psicologici tra i militari sono sempre più frequenti. La verità è che questa tregua si sta trasformando sempre di più in una sfibrante guerra di trincea. Non ci sono dati né informazioni disponibili dal lato separatista, ma tra le fila dell’esercito di Kiev gli squilibri mentali di alcuni soldati sono diventati un problema che non si può più far finta di non vedere. Lo Stato maggiore ha cominciato di recente a fornire un supporto sul campo. Una coppia di psicologi gira per il fronte e fa quel che può, ma è chiaro che ci vorrebbe molto di più. "Un paio dei miei ragazzi non ci sta più con la testa. Dovrebbero tornare a casa, ma c’è bisogno di uomini al fronte", dice Kutsyn.

Accuse reciproche

Esercito ucraino e milizie separatiste si rimpallano le accuse. Di sparare per primi, di puntare a obiettivi civili, di non rispettare gli accordi di pace. Cercare di capire dov’è la verità è difficile.

Il villaggio di Holmivskiy, a nord di Horlivka, è uno dei paesi più colpiti dalla nuova recrudescenza del conflitto. "Sparano ogni giorno. Arrivano quelli dell’Osce e si ferma tutto, ma quando vanno via i colpi ripartono", hanno detto alcune donne a un reporter locale. Quasi ogni casa del villaggio è stata colpita, e la distruzione non si ferma. "Non abbiamo più niente", dice una donna anziana. "Quando hanno colpito casa nostra, io e mio marito eravamo in camera da letto. Tutto tremava in modo spaventoso. Un proiettile ha centrato il soggiorno e ha distrutto tutto".

In un video caricato su YouTube Massimiliano Cavalleri, italiano che combatte con i separatisti descrive la situazione da un altro punto di vista. "A Luhansk, dov’ero di stanza, si faceva ormai vita di caserma. Qui attorno a Donetsk, invece, si combatte giorno e notte. Su tutto il fronte, da Pesky a Yasinuvata". L’esercito ucraino a suo avviso sarebbe avanzato all’interno della fascia demilitarizzata e starebbe cercando di prendere il controllo di un tratto dell’autostrada Donetsk-Luhansk, per tagliare i collegamenti tra le due “capitali” ribelli. Ma si tratta di un’informazione non confermata. Quello che Cavalleri si lascia quasi sfuggire, è che tutte e due le parti in guerra continuano ad usare artiglieria sopra i 100 millimetri, in barba agli accordi di Minsk.

Intanto gli osservatori dell’Osce si limitano a contare. In un comunicato fanno sapere di aver udito in un solo giorno 979 esplosioni nell’area di Avdiivka, 50 raffiche di mitragliatrice pesante, 350 colpi di armi leggere e due lanci di razzi terra aria Zu-23.

Ed è così ogni giorno.


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