Un'immagine tratta dall'hompage del portale dei Konstrukt

Musica inclassificabile, energica, sincopata, avanguardistica. Ecco il free-form jazz della band turca dei Konstrukt. Per orecchie irrequiete

07/01/2016 -  Gianluca Grossi

Dici free-form e ti trovi spiazzato perché il termine è alquanto ambiguo e può rifarsi tanto all'hardcore techno quanto all'electro-house. Ma se dopo free-form si piazza la parola jazz, allora tutto cambia e si cominciano a intravedere i fasti di un genere "undeground" che promette bene, anche se difficilmente giungerà alle orecchie di tutti; per la sua cripticità, per le sue scale non scale, per il suo discostarsi da ogni cosa, un po’ come accadde con l'avvento dell'anarchia "schönberghiana".

Dunque è proprio questo l'effetto che fa il primo ascolto dei Konstrukt, band proveniente da Istanbul, Turchia.

Konstrukt-music.com , questo è il sito del gruppo, per chi volesse tuffarsi senza fronzoli nel magico mondo del free-form jazz anatolico. Alla voce tube è possibile ascoltare ventisei minuti di musica inclassificabile, energica, sincopata, avanguardistica e chi più ne ha più ne metta.

Chi sono

Il boss si chiama Umut Caglar. E' un polistrumentista, chitarrista, compositore. E' ancora giovanissimo quando per la prima volta assiste a un concerto di jazz a Istanbul. Fine anni Ottanta, complice un amico che gli ha già fatto conoscere Jaco Pastorius e Ornette Coleman , giganti che si affiancano ad altre leggende come Albert Ayler e John Coltrane, mentre più tardi sarà la volta di Peter Brotzmann , tedesco dello storico movimento neo dadaista Fluxus, ed Evan Parker , sassofonista inglese.

All'università si appassiona di musica elettronica, parte la carriera di DJ, ma non dimentica il jazz e la chitarra imparata da ragazzo. Alla composizione arriva senza prefissarsi grandi obiettivi, "per gioco", dice. Ma sono lampanti i vecchi amori musicali che ora si mischiano coraggiosamente al substrato musicale urbano più delirante, figlio dei suoni grezzi prodotti dalle strade di Istanbul e dalla multiculturalità che le contraddistingue.

“Istanbul è una città molto aperta, si respira la stessa aria di New York in fatto di musica, non ci sono preclusioni nei confronti di qualsiasi genere o tendenza”, rivela con entusiasmo Umut, pur aggiungendo con una punta di rammarico che le possibilità offerte dall'establishment governativo e dalle condizioni economiche generali non siano eclatanti.

Da qui ai Konstrukt il passo è breve.  “Lavoravo con il batterista Korhan Arguden nel mio studio”, spiega Caglar, “e a un certo punto si sono uniti a noi Ozun Usta (contrabbassista) e Korhan Futaci (sassofonista). Provavamo qualcosa che rimaneva, che ci piaceva, e abbiamo inserito le prime tracce su internet, che poi hanno preso il largo”. E dopo ci sarà la Rete ad attenderli e la partecipazione ad alcuni dei festival jazz più importanti di Istanbul.

Jazz e rock

Il talento dei Konstrukt è stato da poco ripreso anche dal mensile italiano Blow Up . Sulla rivista Caglar afferma che l'attività della band non può prescindere da importanti e frequenti collaborazioni con altri artisti. “La prima, con Brotzmann, nel 2008, con la registrazione del cd Dolunay”. Poi si parla di spiritual jazz, introducendo figure come Frank Zappa, secondo il quale la musica non ha confini e non può fare a meno del genere più blasonato, ma concettualmente meno assimilabile all'intellighenzia del jazz, il rock. Rock? Esattamente. Perché parlare di jazz o di free jazz ascoltando i Konstrukt rischia di essere riduttivo. La band ha infatti anche un'anima rock e certamente debitrice dell'universo elettronico, perfino della world music, per il coinvolgimento di strumenti simil etnici provenienti dall'Africa e dal Medio Oriente.

Un riferimento al gralla, strumento musicale a fiato tipico del folclore catalano. "Lo abbiamo conosciuto grazie a William Parker, talentuoso contrabbassista americano, epigono del free jazz statunitense", precisa Caglar. I Konstrukt e Parker hanno registrato un disco nel 2014 intitolato Live at Nazim Hikmet Kultur Merkezi. Le collaborazioni proseguono, dopo l'incontro recente con Akira Sakata, sassofonista giapponese, con cui è stato dato alle stampe un altro cd dal vivo. Il lavoro, registrato a Istanbul presso il KargART il 17 gennaio 2015, è disponibile per l'etichetta Holidays Records. Anche sul fronte italiano non mancano le sorprese. Ecco un assaggio volante di una perfomance della band nel 2014, in occasione del festival jazz di Tarcento. L'inizio di un sodalizio tutto in divenire.

 


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