Sono certo più funky e jazzy negli arrangiamenti rispetto ai loro bisnonni ma di fatto hanno riportato in auge in Albania la tradizione degli ottoni. Ed hanno sfondato nel mondo grazie ad una collaborazione con i Transglobal

12/09/2013 -  Gianluca Grossi

Fanfara Tirana è un ensemble musicale facente capo alla città omonima, capitale dell'Albania. Agli esordi, i suoi rappresentanti affiancano i "professori" della banda dell'esercito e durante i week-end si dedicano ai matrimoni, cerimonie dove la musica è quasi più importante del cibo.

Si divertono a ritoccare brani classici di Mozart e Bach, rivedendoli secondo gli umori del momento, stravolgendoli con una passione musicale tipica delle feste di matrice balkan. Ma il loro pane quotidiano sono i brani folk tradizionali dell'Albania, specialmente quelli provenienti dalle regioni meridionali.

Si parla di blues albanese per indicare la volontà di esprimere le proprie sofferenze con una musica senza tempo, resa, in questo caso, superlativa dal genio della band, Hysni (Nico) Zela, la voce dei Fanfara Tirana; il riferimento è pertanto alla musica "kabà", improvvisazioni al clarinetto o al violino, appannaggio dei territori che circondano Tirana e alcune zone dell'Epiro. Di primo acchito sembrerebbe di percepire una certa confusione, in realtà - i quindici che attualmente compongono il gruppo - conoscono molto bene la musica, quella classica e quella partorita dalle regioni che da sempre li ospitano.

La svolta del 2002

Si mettono ufficialmente in discussione nel 2002 sollecitati da un entourage imprenditoriale che a metà fra lo scherzo e la proposta seria suggerisce loro di affrontare brani tradizionali con la potenza e l'ardore dei fiati. Risultato: girano l'Europa per cinque anni senza avere mai pubblicato un disco. E' un'anomalia vincente, partendo dal presupposto che la tradizione delle brass band balcaniche era andata spegnendosi in Albania negli ultimi decenni, per lasciare spazio a mode giudicate più trasgressive come l'elettronica, il dub, la techno, e le proposte pacchiane figlie della chalga bulgara.

"Abbiamo, di fatto, riportato in vita quello che facevano le bande di ottoni albanesi di Scutari, Koriza e Elbasan", raccontano su Blogfoolk i due capisaldi della band, Fatbardh Capi "Mr. White" e Xhemal Muraj "Colonnello James", "proponiamo quasi lo stesso repertorio, anche se noi siamo un po’ più funky o jazzy negli arrangiamenti rispetto ai nostri bisnonni".

Primo disco

Il primo vero capitolo della saga Fanfara Tirana è del 2007, con l'uscita del disco Albanian Wedding, che parafrasa le numerose esibizioni svolte nel corso degli anni durante i banchetti di nozze. Il disco piace ai critici, a una buona parte del pubblico, ma lascia perplessi i diretti interessati, convinti che si potesse fare meglio. Rendono noti problemi insorti durante il mix e la post-produzione, ma alla fine il feedback è più che gratificante.

Il disco è presente nella selezione ufficiale di Womex (acronimo di WOrld Music EXpo, esposizione internazionale di world music che si organizza ogni anno in un paese europeo, dopo la prima esperienza berlinese del 1994). Il 1 novembre 2007 l'album è selezionato come uno dei migliori dieci nella lista Top of the world della prestigiosa rivista Songlines; e nello stesso giorno il disco entra nei primi venti posti della classifica World Music Charts Europe. Andrea Del Favero, direttore artistico di Folkest (Festival internazionale di world music), li descrive così: "Un gruppo che fa ballare anche i morti, che può piacere sia ai vecchi che ai giovani". Lo provano i loro concerti, con un susseguirsi di ritmi indiavolati, febbricitanti, tempi assurdi (7/8 e 9/8) di origine prettamente balcanica e quelli più tradizionali in 2/4 della zona del Kosovo, riconducibili alle polke europee.

L'incontro con i Transglobal

Fase successiva, c'è da una parte la volontà di dare vita a un disco d'ascolto con pezzi lenti albanesi o continuare con il balkan beat di intrattenimento. "Alla fine incidiamo 20 pezzi", spiega l'ensemble di Tirana. E qui entra in scena Olsi Sulejmani, del Ballkan World Music Management , che propone il lavoro della Fanfara Tirana in Europa.

Incontra molti pareri favorevoli, fra cui quello dei Transglobal Underground, di base a Londra, da sempre seguiti e ammirati per il loro accattivante e "cosmopolita" sound: "La musica dei Transglobal è, a tutti gli effetti, un caleidoscopico viaggio fra riti liberatori, segreti ritmici, estetiche gioiose, scarti improvvisi e fantasiosi", si legge sul sito Music Ballkan. "Il tutto con unico obiettivo: l'esaltazione del groove più profondo, trovando il filo rosso che interseca sensibilità diverse e che collega lo sfaccettato universo sonoro mondiale".

"Doveva essere un featuring", spiegano i membri della band albanese, "ma poi le prime tracce sono venute così bene da proseguire a braccetto". L'apparente timidezza e il proverbiale rispetto dei Transglobal s'è trasformata in un incentivo a dare vita a un genere "universale", intriso di sonorità mai ascoltate prima che, proprio nel corso del 2013, sta mettendo a ferro e fuoco mezzo Europa.

Un nuovo genere?

"Qualche esperto ha addirittura parlato di un nuovo genere musicale", raccontano i responsabili del Ballkan World Music Management. E non a torto. Si può lecitamente parlare di un "risultato esplosivo", grazie all'incontro fra la musica "kabà" albanese del sud e il reggae, la voce dell'icona folk Hysni (Niko) Zela e quella nera di Tuup (acronimo di "The Unorthodox Unprecedented Preacher", il cui vero nome è Godfrey Duncan): ottoni da una parte, elettronica dall'altra.

Il titolo? Prima i musicisti lo chiamavano ironicamente "yo-yo" album, per i continui su e giù fra Tirana e Londra delle varie tracce del disco. Poi si è arrivati al titolo ufficiale, Kabatronics, da uno dei brani inclusi nel lavoro. Degni di menzione, infine, sono i tanti collaboratori che con il loro talento hanno contribuito al successo di Kabatronics. Fra questi ci sono Johnny Kalsi, capostipite delle formazioni inglesi che hanno fatto dell'Indian beat la loro missione; Frank London, genio della musica klezmer; e Dr Das, bassista degli Asian Dub Foundation.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l'Europa all'Europa


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