Dubrovnik nel 1961 (Vladimir Tkalkic/flickr)

Ogni anno la stessa cosa, la “perla dell'Adriatico” affonda sotto una flotta ininterrotta di turisti. Quest'anno gli artisti cittadini si sono però mobilitati contro il turismo di massa con una serie di performance virate ad un humor acido

19/09/2014 -  Žarka Radoja

(Pubblicato originariamente da Kontrapress il 27 agosto 2014, selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans e OBC)

Gli artisti scuotono Dubrovnik organizzando in centro storico interventi urbani, installazioni o performance, per attirare l'attenzione dei passanti sulle devastazioni del turismo di massa. “La città è morta! Viva la città!” è il nome del programma che in agosto ha animato gli spazi pubblici della località dalmata. Il programma è stato promosso dall'Atellier Art Lazareti. Gli abitanti di Dubrovnik hanno avuto l'opportunità di vedere - tra gli altri - il lavoro del collettivo Kvart, nativo di Spalato; quello dell'artista bosniaca Jelena Topić e del croato Mario Cvjetković.

Non entrate, siamo al completo

Questa presa di possesso degli spazi pubblici è solo una parte di un programma artistico che durerà tutto l'anno e che proseguirà nel 2015 con diverse altre proposte, come ha precisato Slaven Tolj, fondatore dell'Atelier Art Lazareti e direttore del Museo di arte moderna e contemporanea di Rijeka.

“A causa di tutto ciò che accade in città, della sua trasformazione in un parco turistico, del disprezzo dei nostri politici rispetto alla nostra vita quotidiana, avevamo deciso di creare il nostro collettivo nel quartiere Lazareti al fine di isolarci dalla triste atmosfera dell'ambiente cittadino. In seguito, abbiamo capito di aver fatto un errore rendendoci conto che dovevamo ritornare nello spazio pubblico, come avevamo già fatto al nostro debutto, per creare un programma che sapesse raccontare il problema del turismo di massa, del passaggio delle navi da crociera e della città sovraccarica di turisti. Il sottotitolo del programma che vi presentiamo è al cuore della stagione estiva. Cercare di ri-imparare ad abitare gli spazi pubblici e le strade è uno dei temi centrali che affrontiamo nel nostro lavoro”, ha spiegato Slaven Tolj aggiungendo che le performance, le installazioni, gli interventi urbani e i piccoli lavori concettuali nella città hanno fortemente colpito l'attenzione degli abitanti.

È con questo spirito che Jelena Topić ha aperto la programmazione. La giovane artista proveniente da Prijedor ha acquisito una notorietà regionale grazie ad una performance che consisteva nel restare in piedi in una piazza di Prijedor senza dire nulla per 31 giorni. A Dubrovnik, la sua performance è stata di tutt'altra natura: ha gridato da un megafono per chiedere silenzio. Attraverso la performance di Kata Mijatović, intitolata “La corale delle donne di Dubrovnik”, un gruppo di ragazze si è installato in diversi punti della città vecchia; ma invece di cantare, urlavano. Il fine era chiaramente quello di produrre un grido di malcontento e di rifiuto. Nel frattempo, l'artista Jadranka Kosorčić ha disegnato i ritratti degli abitanti del centro sulle strade e sui muri del quartiere Lazareti.

Secondo le parole di Slaven Tolj, le reazioni del pubblico sono state molto diverse tra loro. “Da un lato, la folla ha frainteso l'arte, che aveva intorno, interpretandola come fosse parte integrante del caos dell'ambiente o come un rumore in aggiunta alla cacofonia generale. I lavori che si collegavano apertamente alle questioni che toccano la città hanno attirato un gran numero di spettatori e alcuni di loro hanno provocato reazioni inattese. Quando il collettivo Kvart di Split ha deposto una bandiera all'entrata della città con la scritta: Al completo-Full, una parte dei visitatori l'ha intesa come una vera e propria indicazione stradale e si è diretta verso un'altra entrata. Se alcuni lavori sono stati completamente ignorati dai visitatori, altri li hanno fatti reagire. Le reazioni sono state inoltre differenti tra turisti ed abitanti. I secondi hanno avuto di fronte alle opere artistiche la stessa reazione, che avevano avuto per il referendum sul monte Srđ”, ha affermato Tolj.

L'alternativa da Dubrovnik a Belgrado

Il programma intitolato “La città è morta! Viva la città!” sarà presentato a Belgrado dal 25 settembre al 18 ottobre 2014 presso la galleria Podroom. Un gruppo di una ventina di artisti presenterà l'alternativa di Dubrovnik e saranno organizzate due tavole rotonde,  la prima sulle politiche di gestione degli spazi pubblici e la seconda sull'opera e l'impegno dell'artista Milan Milišić (1941-1991), che venne ucciso durante i bombardamenti della città ad opera dell'esercito federale jugoslavo.

“Non ci concentreremo sulle questioni locali. Ma ricostruiremo la nostra storia da inizio Novecento ai giorni nostri, attraverso il ricordo degli artisti che hanno lavorato e vissuto a Dubrovnik o che sono collegati in un modo o nell'altro con la città. Inizieremo presentando le ultime fotografie di Pavo Urban (1968-1991), vittima anche lui dei bombardamenti, perché le sue foto sono paradigmatiche della situazione di Dubrovnik: il punto zero della devastazione della città a causa della guerra, che continua oggigiorno sotto altre forme. In questi ultimi vent'anni, Dubrovnik è passata attraverso diverse distruzioni: da quella della guerra all'odierno passaggio dei turisti nel centro. Dubrovnik è così divenuta l'esempio paradigmatico di tutto ciò che distrugge gli spazi pubblici. Sarà una bella esposizione, non tanto per come è allestita, ma per la sua concezione spazio-temporale”, assicura Tolj.

Il programma “La città è morta! Viva la città!” presenterà i lavori di Željko Badurina, Slaven Tolj, Ivona Vlaši, Ben Cain, Dario Kulišić e di molti altri.


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