Refik Hodzic

Refik Hodžić

Bio

20/02/2013 - 

Il TPI dell'Aja [di seguito: il Tribunale] avrebbe potuto contribuire alla riconciliazione in ex Jugoslavia se fosse esistito un processo di riconciliazione. Non c'era. Dalla fine delle guerre [ad oggi], non c'è stato nulla che potesse assomigliare ad un genuino sforzo di riconciliazione da parte dei leader politici degli Stati o dei diversi gruppi etnici. Con l'eccezione del lavoro di alcuni gruppi per i diritti umani e di alcuni gesti simbolici, il discorso [pubblico] è sempre stato in maniera schiacciante nazionalistico e divisivo. I miti del “nostro” vittimismo e della “lotta di liberazione” contro la “loro” aggressione genocidaria formano ancora la base delle narrazioni nazionali di tutti i popoli dell'ex Jugoslavia.

Tuttavia, nonostante siamo ancora lontani da un genuino fare i conti con la verità rispetto alle atrocità commesse negli anni '90, il motivo non è la mancanza di dati. E qui risiede il valore più significativo del contributo dato dal Tribunale. Il lavoro del Tribunale ha avuto un'importanza enorme nell'individuare le responsabilità e portare alla luce i fatti di alcuni dei più gravi crimini commessi in ex Jugoslavia.

Grazie alle indagini e ai processi del Tribunale oggi sappiamo cos'è successo e chi è stato responsabile per il genocidio a Srebrenica. E non solo per Srebrenica, ma anche per Prijedor, Vukovar, Dubrovnik, Čelebići, Suva Reka, Brčko, Sarajevo, Hrtkovci, Travnik, Lapusnik e innumerevoli altri luoghi dove sono stati commessi crimini di guerra e crimini contro l'umanità dal 1991 al 2000. Milioni di pagine di documenti, migliaia di dichiarazioni di testimoni, analisi di esperti e deposizioni degli autori [dei crimini] sono servite per ricostruire intere strutture di comando e di responsabilità penale arrivando fino ai livelli più alti.

Nessuna persona sana di mente avrebbe potuto immaginare di condurre nelle corti locali processi contro capi di Stato, ministri e comandanti militari come Slobodan Milošević, Radovan Karadžić, Jadranko Prlić, Rasim Delić, Milan Milutinović, Jovica Stanišić, o altri potenti che sono stati giudicati o sono sotto processo all'Aja.

Allo stesso tempo, le prove raccolte dal Tribunale non solo hanno portato ai processi, ma hanno funzionato da catalizzatore per la persecuzione di crimini di guerra a livello locale. La montagna di dossier che dal Tribunale è stata trasferita alle corti locali ha fornito a queste ultime le fondamenta per continuare nei prossimi anni a perseguire i responsabili diretti dei crimini.

Il Tribunale non è stato perfetto, così come non lo è alcuna istituzione diretta dagli esseri umani. I suoi giudici e procuratori hanno commesso errori e preso decisioni che continueranno ad essere dibattute dagli studiosi di diritto e da altri esperti. I suoi capi politici lo hanno spesso lasciato senza il sostegno e gli strumenti [necessari] per portare pienamente a compimento il mandato di “contribuire allo stabilimento e al mantenimento di una pace duratura”. Alcuni dei suoi funzionari di grado più elevato non sono riusciti a comprendere che erano responsabili di fronte alle popolazioni dell'ex Jugoslavia, e hanno speso molto più tempo e risorse a comunicare con le capitali internazionali piuttosto che con le comunità che stavano servendo.

Dopo aver riconosciuto tutto questo, tuttavia, non ci sono dubbi che il Tribunale è di gran lunga l'istituzione più importante per fare i conti con il recente passato traumatico della regione, [un processo] di cui c'è disperato bisogno. Se un giorno saremo pronti per intraprendere la strada di una genuina riconciliazione basata sulla verità e l'assunzione di responsabilità per le atrocità commesse nel corso degli anni '90, il lavoro del Tribunale rappresenterà il nostro punto di partenza. Se mai saremo pronti per affrontare direttamente le cause che hanno permesso la violenza degli anni '90, il lavoro del Tribunale sarà cruciale per il nostro successo. Provate a immaginare da dove dovremmo partire se il Tribunale non fosse mai esistito.

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