Era una decisione attesa ma non scontata. I ministri degli Esteri dell'Unione europea hanno dato il loro via libera alla concessione dello status di candidato alla Bosnia Erzegovina. Un gesto molto politico nei confronti dei Balcani occidentali, nel contesto della guerra in Ucraina.
Ieri in Montenegro i sostenitori del DPS di Milo Đukanović si sono radunati fin dal mattino davanti al palazzo del Parlamento. La situazione è rimasta tranquilla fino alla sera quando i manifestanti hanno lanciato torce infuocate e oggetti contundenti contro la polizia, che ha risposto con gas lacrimogeni. Un ingresso del Parlamento è stato leggermente danneggiato. La polizia ha dichiarato che gli aggressori erano mascherati. Due manifestanti sono stati portati al pronto soccorso, mentre nessun agente di polizia sarebbe rimasto ferito.
Doppio colpo per la Croazia, che entrerà nell'area Schengen e nella zona euro il 1° gennaio 2023. Un vero successo per l'ultimo arrivato nell'Unione Europea, con l'accordo unanime dei ministri degli Interni riuniti a Bruxelles lo scorso 9 dicembre.
Oggi si apre a Tirana il vertice UE-Balcani. Un avvio movimentato: l’opposizione albanese ha dichiarato che manifesterà per le strade della capitale albanese per denunciare la deriva autoritaria e antieuropea del premier Edi Rama. Sarà presente anche il presidente serbo Vučić, nonostante avesse annunciato che avrebbe boicottato l'evento.
Per decenni son stati solo gli uomini a tuffarsi, a Gjakova, in Kosovo, dal ponte Fshajt. Un salto vertiginoso di 22 metri nel Drina Bianco. Alla fine degli anni '70 è arrivata Gonxhe Basha a cambiare le cose. Aveva solo 13 anni la prima volta che si è tuffata.
Al referendum del 27 novembre scorso i cittadini sloveni hanno sostenuto una legge il cui obiettivo è ridurre l'influenza politica e rafforzare l'indipendenza editoriale della radio e televisione di stato della Slovenia.
Cosa c’entra Zanzibar con la Georgia? L’elemento che li accomuna è lo sradicamento di un baobab centenario e il suo presunto trasporto verso il parco privato del magnate georgiano - e perno occulto della politica del paese - Bidzina Ivanishvili.
Sembrava cosa fatta o quasi, la presidenza di turno dell’Ue in capo alla Repubblica Ceca pensava di mettere all’ordine del giorno di oggi 23 novembre la questione della liberalizzazione dei visti per il Kosovo. Nei giorni scorsi era stato detto che durante l’odierna riunione degli ambasciatori UE, tecnicamente il Comitato dei rappresentanti permanenti (COREPER), si sarebbe persino adottato un testo per l’accordo sulla liberalizzazione dei visti per il Kosovo.
Diverse migliaia di persone hanno manifestato domenica pomeriggio nel centro di Mitrovica Nord su appello della Lista Srpska. Il presidente di questo partito tele-guidato da Belgrado, Goran Rakić, ha sottolineato le due richieste della comunità serba del Kosovo: la formazione (attesa dall'estate 2015) di un'Associazione di comuni a maggioranza serba del Kosovo e il ritiro della decisione del governo kosovaro sulla reimmatricolazione dei veicoli con targhe rilasciate in Kosovo dalla Serbia.
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