Sempre più frequentemente negli ultimi mesi capita di sentire nei media russi e nei discorsi del presidente Vladimir Putin l’espressione “Occidente collettivo” per indicare in sostanza gli stessi paesi che fino a qualche tempo fa lo stesso Putin chiamava “i nostri partner occidentali”. Questa novità terminologica riflette una dinamica in corso ormai da anni, nel corso dei quali sempre più l’Occidente è caratterizzato come un attore esplicitamente ostile.
La casa di produzione georgiana Parachute Filmsha pubblicato sul suo sito una lista di cortometraggi georgiani realizzati negli ultimi anni e disponibili online: un bel modo per sfuggire alle serie di Netflix in tempo di quarantena.
Kak ja provel leto ("Come ho trascorso l'estate") era il classico titolo del primo compito che gli scolari dell'Unione sovietica solevano trovarsi di fronte al loro ritorno a scuola dopo le vacanze estive. Quest'anno, ho deciso di anticipare un po' questa tradizione e raccontare così, con qualche immagine, le mie vacanze al lago.
Un articolo pubblicato su “Le Scienze” di giugno racconta di una ricerca pluriennale che si è svolta in Romania a partire dal 2000 per stabilire gli effetti degli orfanotrofi sullo sviluppo del bambino.
Questo post potrebbe “sollevare interesse nei confronti di relazioni sessuali di tipo non tradizionale” (il riferimento implicito è a lesbiche, gay e bisessuali), magari diffondendo “un'errata rappresentazione delle relazioni sessuali di tipo tradizionale e non-tradizionale quali socialmente di ugual valore”.
“Ritrovo in soffitta una mappa dell’Albania sotto occupazione italiana. Alcune località sono evidenziate a matita, un pugno di villaggi con epicentro Tirana. Suppongo che la mappa appartenesse a mio nonno che, durante la seconda guerra mondiale, fu di stanza nei Balcani.” Ma forse invece apparteneva a uno zio. In famiglia, nessuno ne sa niente.
L’inviato della BBC in Georgia Damien McGuinness ha recentemente realizzato un servizio televisivo in cui mostra la tradizione georgiana di commemorare i propri morti ritrovandosi a pasteggiare in cimitero, a fianco della lapide del defunto.
Il fascino particolare di cantanti nei ristoranti di Sochi ha permesso a Rob Hornstra (@thesochiproject ) di vincere il World Press Photo per la categoria “Arte e intrattenimento - storie” con la sua serie di fotografie intitolata “Sochi singers ”
Ricercatore senior, si interessa di società e politica dei Paesi dello spazio post-sovietico e della regione caucasica in particolare. Lavora per Osservatorio Balcani e Caucaso dal 2009. Twitta @giocomai