Primo Piano

16/04/2010 - 

Malattie

L’omosessualità? Una malattia da curare. Parole pronunciate dagli scranni dei parlamenti di due stati aspiranti all’ingresso nell’Ue, Turchia e Macedonia. Due paesi che stanno con grandi sforzi cercando di armonizzare le legislazioni interne a quelle dell’Unione.

In Turchia la pensa così Selma Aliye Kavaf, ministro responsabile per le Donne e politiche familiari. E il fatto che queste siano le opinioni proprio di un ministro preposto a questioni sociali ha suscitato non poca perplessità e rabbia in chi, giorno per giorno, subisce discriminazioni sulla propria pelle.

In Macedonia, a parlare di omosessualità come malattia è stato invece Jovan Ginev, parlamentare nelle file del partito di maggioranza della coalizione governativa VMRO-DPMNE e ginecologo. Il tutto mentre in parlamento si discute di una legge anti-discriminazioni.

Memo: scade domenica 18 aprile la selezione avviata da Osservatorio per un posto di redattrice/redattore esperta/o nel campo della cooperazione con il sud-est Europa: maggiori info

09/04/2010 - 

Sotto pressione

Con la pubblicazione su internet dell’elenco dei veterani della guerra degli anni Novanta, finora tenuto rigorosamente segreto, i cittadini croati hanno scoperto che sono oltre mezzo milione nel Paese i titolari dello status di veterano di guerra. Un numero inverosimile rispetto a quello reale dei combattenti del conflitto del 1991-95, a cui tuttavia lo Stato assicura privilegi materiali e fiscali.

Ora il governo dovrà fare i conti con la pressione dell’opinione pubblica e rivedere al più presto l’elenco. Infatti, la “moltiplicazione” dei veterani sembra nascondere abusi e clientele particolarmente impopolari in tempo di recessione, e a poca distanza dalla recente “tassa aggiuntiva” legata alla crisi, introdotta dal governo.

Ma le sfide croate non sono solo sul fronte interno. La Commissione europea dichiara che per Zagabria non ci sarà alcun “6 politico”, analogo a quello assegnato a Bulgaria e Romania, entrate nella Ue pur non avendo adempiuto del tutto agli standard comunitari. Il Paese dovrà affrontare un percorso senza sconti, attraverso tutti i dossier ancora aperti, per diventare il 28° membro dell'Unione.

31/03/2010 - 

Periferia violenta

Mosca, 29 marzo. Due esplosioni colpiscono la metropolitana, il cuore battente della capitale russa, il mezzo che buona parte dei moscoviti utilizza quotidianamente per andare al lavoro, a studiare, a fare spese. 39 morti e molti feriti gravi.

In Russia terrorismo è sinonimo di Caucaso e la presenza di attentatrici suicide non lascia per il momento spazio ad altre piste di indagine. Le esplosioni nella metropolitana di Mosca hanno ricordato tragicamente agli abitanti della capitale che i problemi del Caucaso non riguardano solo remote regioni nel sud della Russia ma possono coinvolgerli direttamente.

Due giorni dopo, nel Daghestan, un duplice attentato ha lasciato sul terreno dodici morti e almeno 23 feriti. Se a Mosca gli attentati sono fortunatamente un'eccezione non è lo stesso per il Caucaso del Nord dove nel corso del solo 2009 scontri e attentati hanno causato 892 morti. Il terrorismo, la Russia, la democrazia: un nostro speciale.

26/03/2010 - 

I flop e il pop

Doveva essere una svolta. Far sedere allo stesso tavolo i leader politici degli stati ex jugoslavi e dell'Albania. Ma il 20 marzo a Brdo pri Kranju, in Slovenia, l’entusiasmo degli ideatori, i premier di Slovenia e Croazia, si è scontrato con l'assenza della Serbia e dei rappresentanti Ue. Un vero flop, come hanno sottolineato i media della regione.

Molto più pop invece quanto accaduto qualche giorno dopo. Informali, senza cravatta, volti sorridenti e passeggiata lungomare. Il presidente croato Ivo Josipović e l’omologo serbo Boris Tadić, si sono incontrati mercoledì scorso nella località turistica di Opatija. Un nuovo inizio per le ancora problematiche relazioni tra i due paesi?

Per nulla pop ma molto underground invece l'approfondimento di Francesca Rolandi: coordinate sociali, culturali e politiche del New Wave in ex Jugoslavia, un fenomeno trasversale alle diverse repubbliche che ne facevano parte.

17/03/2010 - 

Fuga

La crisi spinge alla fuga dai Balcani? La liberalizzazione del regime dei visti arma a doppio taglio? Polemiche sul presunto esodo di massa da Serbia e Macedonia verso l'Ue. Di certo sinora c'è solo una truffa in grande stile: false agenzie di viaggio trasportavano migranti verso Bruxelles per poche centinaia di euro.

Senza dubbio, però, per molti un passaporto Ue significa una possibilità in più. Per questo in tanti aspirano a quello bulgaro. Ora nuove norme dovrebbero rendere più trasparenti le procedure per la richiesta di cittadinanza. Evitando che a goderne siano soprattutto intermediari e gruppi criminali.

Fughe invocate anche in Romania, ma da modelli anticrisi neoliberisti. Anche il 2010 per Bucarest sarà un anno difficile. E i 20 miliardi di dollari in arrivo da FMI, Banca Mondiale e Ue serviranno probabilmente ad ammortizzare la caduta ma non a stimolare la ripresa. Un approfondimento del nostro corrispondente Cornel Ban.