Primo Piano

10/09/2010 - 

Dove va il Caucaso?

Questa settimana il Caucaso del nord è entrato nell’obiettivo dei media mondiali con l’attentato di giovedì al mercato di Vladikavkaz. E’ l’attacco terroristico più grave degli ultimi sei mesi in Russia, portato al cuore della capitale dell'Ossezia del Nord proprio l’ultimo giorno di Ramadan, mentre a Mosca il premier Putin riceveva la massima autorità islamica nazionale.

Il Caucaso appare ancora instabile anche nelle aree, come l’Ossezia del Nord, più sviluppate e apparentemente meglio avviate verso quella che sembra essere la nuova strategia del Cremlino: rispondere con sviluppo e occupazione ai problemi della regione.

Intanto si è concluso da pochi giorni a Pjatigorsk, nel sud della Russia, il forum giovanile "Mašuk 2010", il primo campo estivo promosso dal governo di Mosca dedicato esclusivamente a ragazze e ragazzi provenienti dai territori del Caucaso russo. Un nostro inviato vi ha preso parte, questa settimana il suo reportage.

03/09/2010 - 

Tutti a scuola

È settembre e riaprono le scuole. In Bosnia Erzegovina il nuovo anno scolastico non sembra differire da quelli precedenti. Oltre alle carenze di organico e ai tagli delle risorse pubbliche - elemento che non la differenzia da molti altri paesi europei - la scuola bosniaca deve ancora superare la pesante eredità del passato.

Genitori e figli si troveranno alle prese con classi separate, programmi scolastici differenziati a seconda della comunità etnica di appartenenza, riforme arenate e infine una pesante frammentazione istituzionale in cui un ministero dell'Educazione unico a livello statale pare restare ancora un lontano miraggio.

Intanto in Turchia c'è chi a scuola c'è già stato. Per tutta l'estate. Presso la scuola di matematica fondata dal professore universitario Ali Nesin, ogni anno, da giugno a settembre, si riuniscono studenti e professori. Tra una lezione di geometria frattale e un’altra sulle soluzioni polinominali si tengono pulite le aree comuni e si pelano patate. L'approccio è anticonvenzionale, anti-dogmatico e all’insegna del rapporto paritario tra professori e allievi. Una rarità, non solo per la scuola turca.

27/08/2010 - 

Sogno d'Europa

Campi di girasole a perdita d'occhio. Da una parte la Turchia, dall'altra la Grecia. In mezzo il fiume Evros, reso torbido dai temporali estivi. E' questa, sempre di più, l'ultima porta verso l'Europa per migliaia di rifugiati e richiedenti asilo in cerca di una nuova vita nell'Ue.

Con le rive del Mediterraneo sempre più sorvegliate, i migranti cercano nuove strade: nel 2010 il numero dei passaggi attraverso l'Evros è aumentato del 3-400%. Aumentano anche gli incidenti: da inizio anno, almeno 38 persone sono annegate nelle acque del fiume. Un nostro reportage esclusivo racconta cosa succede ai confini orientali dell'Unione europea.

Per molti, migranti, però, l'attraversamento dell'Evros è solo una delle tappe di un viaggio che comincia molto più lontano. Con la pubblicazione delle puntate del blog “Mussa Khan”, OBC vi propone la storia dei mujahirin afgani attraverso Turchia, Grecia e Italia. Respinti, invisibili, ai margini, ma alla tenace ricerca del sogno chiamato “Europa”.

19/08/2010 - 

Identità in movimento

Il Caucaso, l'Europa. In questi mesi abbiamo intervistato ragazzi e ragazze provenienti da diverse regioni caucasiche chiedendo loro cosa pensano dell'Europa, come la vivono, come la immaginano. Alle porte dell'Asia, divisi tra Mosca e Bruxelles, i giovani del Caucaso hanno dichiarato identità diverse per rispondere ad un'unica domanda: “Ti senti europeo?”

Identità multiple crescono anche all'interno dei confini dell'Unione. La nostra corrispondente da Sofia ha realizzato un reportage tra i migranti che vivono divisi tra la Bulgaria e altri Paesi dell'UE. Scoprendo che la società bulgara è ormai scissa in due gruppi: i “locali”, condannati all'immobilità e ad un “eccesso di tempo libero”, e gli “euro-nomadi”, in continuo movimento su voli low cost.

Un destino che qualcuno sembra invidiare. Per la maggioranza dei moldavi, infatti, l'Europa rappresenta una vera e propria febbre. L'euroentusiasmo emerge nei sondaggi, nelle pubblicità, nei nomi delle piazze. L'obiettivo dichiarato da tutti è unico: la libertà di movimento. Per non essere condannati all'immobilità. O, almeno, per poter scegliere.

Leggi il nostro dossier Europei

04/08/2010 - 

Doppia sfida per la Romania

Bucarest ad un nuovo crocevia politico-economico. Da un lato c’è l’austerity, con tagli alla spesa, agli stipendi e soprattutto ai posti di lavoro. E’ il piano Fmi più duro d’Europa. Una dieta ferrea, per un Paese che già oggi ha gli stipendi medi più bassi dell’Unione europea e dove le famiglie sono costrette ad impiegare il 40% del loro reddito per le spese alimentari.

Altro il passo delle scelte strategiche: da tempo in prima fila nell’alleanza con Stati Uniti e Nato, negli ultimi mesi la Romania è entrata nel nuovo piano Usa di scudo antimissile. Emerge inoltre una partnership tra Tel Aviv e Bucarest. Israele è in cerca di spazi aerei per manovre sul lungo raggio, in funzione anti-Iran, e all'indomani della crisi con Ankara, li ha trovati in Romania. E Bucarest dal canto suo è affamata di ruolo strategico e di fondi.

Un doppio ritratto di Bucarest, dunque, tra aspirazioni strategiche e budget ridotti all’osso. Uno scenario già visto in Est Europa, dall’Ucraina alla Bulgaria. Ma sempre stridente. Anche un posto al tavolo degli Stati Maggiori rischia di restare un posto da gregari se nel Paese, nonostante le giovani energie disponibili (l’età media della popolazione è 38 anni) non c’è vision economica, né innovazione, le prospettive restano quelle della politica tradizionale, e le partnership con l’estero sono ancora legate al comparto militare-industriale e alla security, più che a ricerca e sviluppo.

La prossima newsletter verrà spedita venerdì 20 agosto, a nome di tutto lo staff di Osservatorio Balcani e Caucaso un augurio di buona estate.

30/07/2010 - 

Fiat e delocalizzazione

“La nuova monovolume L0 verrà prodotta in Serbia, a partire dal 2012”. Lo ha annunciato il 22 luglio scorso Sergio Marchionne, amministratore delegato della casa torinese. Una notizia che ha sollevato forti reazioni sia in Italia che in Serbia.

Secondo l’ultima relazione dell’associazione “Non bombe ma solo caramelle”, di prossima uscita, la Fijat Srbija ha in forze 998 operai con uno stipendio medio di 270 euro mensili, mentre altri 1200 circa sono tuttora contrattualizzati con la Zastava Automobili, quindi pagati dallo Stato con una media di 218 euro al mese.

Questo è solo un aspetto della vicenda che da Pomigliano d’Arco porta a Kragujevac passando per Mirafiori, ma è un indicatore di come le scelte di una multinazionale abbiano ripercussioni “transfrontaliere” sulla vita di operai, famiglie e - viste le inevitabili conseguenze per l’indotto, in Italia e oltre Adriatico - sul futuro dei distretti industriali.

Visita la nostra sezione dedicata al tema Fiat - Zastava.

23/07/2010 - 

Dopo la sentenza

La dichiarazione di indipendenza di Pristina, proclamata nel febbraio 2008, “non viola le norme internazionali”. Lo ha deciso giovedì 22 luglio la Corte Internazionale di Giustizia, rispondendo ad una richiesta di “parere consultivo” avanzata dalla Serbia.

Una decisione accolta con animo diametralmente opposto a Pristina e Belgrado. “Questo è un giorno storico”, ha dichiarato il premier kosovaro Hashim Thaci. “Continuiamo la nostra lotta”, ha replicato Vuk Jeremić, ministro degli Esteri serbo, annunciando l'intenzione di portare a settembre la questione in Assemblea generale dell'Onu.

La battaglia si sposta, ancora una volta sul piano politico. Pristina tenterà in questi mesi di assicurarsi quanti più riconoscimenti possibili, Belgrado di limitarli, per avere i numeri sufficienti a veder passare una risoluzione a suo favore. Prospettiva che però, al momento, appare piuttosto improbabile.

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16/07/2010 - 

L'ombra di Stalin

In queste calde giornate d'estate la sua ombra non fornirà più sollievo a chi passeggia nella piazza centrale di Gori, Georgia. La statua di Stalin, il dittatore sovietico nato proprio in questa cittadina georgiana, è stata rimossa senza preavviso dalle autorità. Un nostro reportage.

Poco distante, in Ossezia del Nord, si sta avverando il sogno di molti: acquistare una casa. Alcuni prediligono, alle nuove costruzioni, i vecchi appartamenti “stalinki”, costruiti all'epoca di Stalin. Caratterizzati da ampie metrature e spesse mura in cemento, sono sinonimo di qualità e robustezza. Un nuovo contributo al nostro dossier "Città e politica nel Caucaso".

Ancora più a nord migliaia di giovani da tutto il mondo hanno partecipato a un campo organizzato dal governo russo. Una curiosa miscela tra un campo giovanile in stile sovietico, una moderna summer school europea e un villaggio vacanze. Il nostro inviato Giorgio Comai vi ha preso parte e ci fornisce un ritratto della Russia di oggi, paese in cerca di aperture e riconoscimento internazionale, ma dove sviluppo e innovazione sono immancabilmente legati al “tandem” di governo Putin-Medvedev.

NEWS! Si apre oggi a Rovereto la mostra fotografica “Northern Caucasus” di Davide Monteleone, promossa da Osservatorio Balcani e Caucaso in collaborazione con l'associazione Passpartù e l'agenzia fotografica Contrasto.

09/07/2010 - 

11 luglio

L'11 luglio è la giornata europea del ricordo delle vittime del genocidio di Srebrenica, il più efferato crimine di guerra compiuto in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale. Dopo 15 anni è ancora difficile parlare di dialogo e convivenza, anche se in questi anni molti hanno lavorato perché dall'elaborazione del passato possa nascere una possibilità di futuro comune.

Alcuni tasselli trovano, lentamente, il loro posto. Il 10 giugno scorso, il Tribunale dell'Aja ha condannato in primo grado sette ufficiali dell'esercito serbo-bosniaco, comminando due ergastoli per il reato di “genocidio”. Alcuni dei responsabili hanno finalmente un nome.

Molte domande restano però inevase, anche sul ruolo delle Nazioni Unite. L'11 luglio del 2011, davanti alla Porta di Brandeburgo, a Berlino, due gigantesche lettere "U" e "N", riempite da 16.744 scarpe (simbolo delle 8.372 vittime di Srebrenica), saranno mute testimoni del fatto che molte verità scomode su quegli eventi devono essere ancora dette, scritte e raccontate. Osservatorio ha curato uno speciale.

Viene inaugurata il prossimo 16 luglio a Rovereto la mostra fotografica "Northern Caucasus" di Davide Monteleone vincitore di due World Press Photo. La mostra è promossa dall'Associazione Passpartù, da Osservatorio Balcani e Caucaso e dall'Agenzia Contrasto

02/07/2010 - 

Alex

Quindici anni fa, il 3 luglio 1995, se ne andava Alexander Langer. Attivista, politico, pensatore eco-pacifista, a lungo impegnato nei Balcani. Una figura non sempre compresa, tra le più originali nell'Europa degli anni novanta che cercava di aprirsi all'est.

Dalle guerre in ex-Jugoslavia alla transizione albanese, fino al riemergere delle tensioni lungo il confine orientale d'Italia, i suoi scritti e discorsi offrivano chiavi di lettura originali e non scontate. Nel giugno del 1995 promosse il noto appello “L'Europa muore o rinasce a Sarajevo” nel quale si chiedeva al Consiglio Europeo di spingere perché fossero rafforzati il mandato ed i compiti dei caschi blu e presa una posizione netta dentro al conflitto dichiarando come aggressore l'esercito serbo-bosniaco.

Quell'appello conteneva un altro contributo langeriano. La richiesta di immediata integrazione dei paesi ex jugoslavi nell'Ue. Le ragioni andavano oltre l'esigenza di breve periodo di contenere le spinte belliche, e riguardavano il progetto di una forte Europa politica. Un invito che OBC, in questi anni, ha cercato di cogliere e rilanciare. L'ultima iniziativa in tal senso è stato il nostro evento on-line, conclusosi questa settimana. Sono intervenuti due analisti, Jens Woelk e Fabrizio Tassinari, un discussant, Risto Karajkov, e soprattutto tanti lettori di Osservatorio. Vi ringraziamo tutti per la partecipazione.