Serbia e Kosovo di nuovo ai ferri corti: il governo di Pristina ha presoe possesso delle proprietà registrate a nome della Repubblica federale jugoslava sul proprio territorio, azione contestata da Belgrado. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [19 marzo 2017]

E' l'eredità contesa della Jugoslavia socialista il motivo del nuovo scontro frontale tra la Serbia e il Kosovo. Lo scorso 15 marzo il governo del premier kosovaro Isa Mustafa infatti ha ordinato che tutte le proprietà ancora registrate a nome della disciolta federazione di Tito passino ufficialmente nelle mani di Pristina.

Una mossa subito rigettata dalle autorità serbe, che ne rivendicano il possesso. Un atto ritenuto “completamente illegale ed inaccettabile”, dal ministro degli Esteri serbo Ivica Dačić. Altrettanto secca la replica del presidente kosovaro Hashim Thaçi, secondo il quale, “la Serbia non possiede alcun bene in Kosovo”.

La battaglia sulle proprietà dello stato jugoslavo tra la Belgrado e il Pristina, che ha dichiarato la propria indipendenza dalla Serbia nel 2008, non è certo una novità: nei mesi scorsi il fuoco incrociato si era concentrato sul complesso minerario di Trepca, questione che resta però ancora irrisolta.

Ora al centro dello scontro ci sono tutti i beni lasciati dall'amministrazione militare e civile jugoslava, insieme al patrimonio industriale: secondo Belgrado si parla del 29% dei terreni agricoli kosovari, insieme a infrastrutture dal valore di miliardi di euro.

L'iniziativa kosovara ha avuto un impatto violento sul panorama politico serbo, impegnato nella campagna per le elezioni presidenziali, previste per il prossimo 2 aprile: l'opposizione ha infatti attaccato Alenkandar Vučić, attualmente premier e candidato favorito alla vittoria finale, accusandolo di aver risposto troppo debolmente alle mosse di Pristina.

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