Un'atmosfera ben poco estiva. E una percezione che sorprendentemente cambia, dal voler andare al voler restare. Grazie all'aiuto di Nonno gelo. Un racconto tratto dalla nostra sezione ''Il muro di Schengen''

09/08/2007 -  Anonymous User

Seherezada Omercehajic, Bosanska Otoka
Traduzione a cura di Antonia Pezzani, Osservatorio sui Balcani

Le quattro. Anti meridiane. Pioggia, neve, bufera. Sarajevo.

Il sangue ghiacciato e un dolore che lacera il corpo. Davanti a me un fiume di gente, dietro un oceano . Silenzio, come non ci fosse nessuno. Si sfregano le mani, ci soffiano dentro piano sperando che questo basti nell'attesa che arrivi mattino e l'inizio dell'attività all'ambasciata tedesca.

La brina nei capelli di una vecchia signora ricorda Nonno gelo e il desiderio esaudito.

Quanti desideri, adesso, in questa fila? Tanti quanti le persone o uno solo - VOGLIO IL VISTO!

Però Nonno gelo non esiste, ma pensare ai desideri mi ruba un sorriso.

Rigida e infreddolita. Le sette. La gente scalpita e se la racconta. Albeggia e si avvicina il momento dell'apertura. Mi si accosta un uomo. Tutto tirato (vestito, cravatta, scarpe laccate).

- Buon giorno, signora. Aspettate di consegnare i documenti?

- Sì.

- Vorrebbe un posto proprio di fronte all'ingresso?

- Chi non lo vorrebbe? Rispondo chiedendo a mia volta.

- Per pochi marchi, potete averlo.

- Prego?

- Beh, vede signora, il posto lo si deve pagare. Vede, stiamo tutta la notte a tenere il posto, e adesso può averlo per soli 50 marchi.

Allibita e innervosita.

- Cinquanta cosa signore? Globuli del sangue?

- Non capite, signora, KM1!

-Signorina, prego, e ora mi lasci in pace, glielo chiedo gentilmente.

Il signore dietro di me si unisce alla conversazione. 45 KM. No, no. 40 KM. Non se ne parla. 30, 20...

Aggiudicato per 15 KM.

Io sono rimasta in mezzo alla fila ad aspettare le nove. Sul viso, cogelata a mezza strada, una lacrima, non so poi perché.

Se per il posto o per i soldi, che la gente guadagna in modi così sorprendenti.

Magari perché...

Mentre aspetto le nove penso alla gente, ai desideri, ai soldi, ai confini.

La fila davanti allo sportello. Tre persone mi precedono, e io non mi reggo più in piedi. Stanchezza, fame e in mano i documenti. Considero di desistere. Resto.

È il mio turno, ma non so di cosa si stia parlando, e non mi importa più.

Il signore dietro lo sportello dice, e non riesco a crederci:

- Signorina, deve cambiare i KM in euro, prego, uscite e aspettate un po' di nuovo in fila:
ne riparleremo poi.

- Oh, NOOO!

Due ore dopo consegno i miei documenti, pago e tra sette giorni sarò di nuovo in questa stessa fila.

Otto marzo (Giornata della donna). Sono alla fine di tutte le attese e, non rieco a crederci, il mio desiderio è esaudito: MI HANNO RESPINTA (con l'esperienza acquisita in fila, ho capito che è meglio restare - il mio fascino sarà più utile qui a vendere posti nella fila per il visto).

Ora lo so - Nonno gelo esiste anche nella fila per il visto.


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