Redazione

10 ottobre 2007

La Jugoslavia, le sue vicende, la sua dissoluzione, le guerre. Memorie private si intrecciano alla storia di una nazione che c'era e non c'è più, e alle storie delle sue città e dei suoi intellettuali

La Jugoslavia era vicina e lontana, era un regno nato nel 1918, era una Repubblica federale dominio del compagno Tito dal 1945. Poi, un brutto giorno, si è disintegrata: nata dalla guerra è finita nelle guerre - in orribili guerre fratricide - che ne hanno decretato la divisione in varie Repubbliche. Di questa storia sappiamo poco, anche se ci riguarda da vicino, anche se è stata una storia ricca di pagine di grande coraggio civile e politico, di cultura, di una libertà di pensiero e di critica costate spesso persecuzioni e carcere. Di tutto ciò parla questo libro: non è solo un libro di memorie private, ma il diario di una nazione che c'era e non c'è più, o di una città, Zagabria e della sua vita intellettuale seguita e vissuta da dentro, con nomi e cognomi dei protagonisti, dell'autrice stessa e di suo marito Danko, fra i più importanti filosofi critici della cultura jugoslava.

Eva Grlić è nata a Budapest nel 1920 da genitori ebrei, fuggì a Sarajevo dopo la fine della Repubblica di Bela Kuhn e nella città bosniaca rimase fino al trasferimento a Zagabria. Entrata presto nei circoli progressisti della capitale croata, ha conosciuto l'occupazione nazifascista, quindi, la guerra partigiana, la ricostruzione, il lavoro con la Agitprop e il nuovo matrimonio con Danko Grlić.
Memorie da un paese perduto, Budapest - Sarajevo - Zagabria
di Eva Grlić
anno di pubblicazione: 2005
casa editrice: Libri Scheiwiller