10 maggio 2009

di Filip David
casa editrice: Zandonai
collana: I Piccoli Fuochi
anno di pubblicazione: 2009
pagine: 96
prezzo: 11,50 euro

"Esistono molteplici mondi, e i sentieri che vi conducono si intersecano a più riprese; una volta persa la strada, è difficile trovare il mondo dal quale sei partito; ciò che a un dato momento è il cielo sopra la tua testa, in un altro diventa la terra sotto i tuoi piedi; il cielo che guardi oggi, domani è un baratro senza fondo nel quale precipiti e scompari."

I dieci racconti dell’occulto che compongono questo straordinario libro – in cui la tradizione mistica ebraico-orientale si fonde con la migliore letteratura del fantastico – giocano a manipolare il tempo: lo deformano, lo sdoppiano, lo ritardano. Solo così, sembrano dirci, tempo e destino possono incontrarsi, solo così scaturiscono narrazioni abissali sull’esistenza terrena. I personaggi di David – sempre in fuga dalla realtà – finiscono infatti per sprofondare in labirinti in cui i confini fra veglia e sogno, vita e morte, presente e passato quasi scompaiono. Come nelle Botteghe color cannella di Bruno Schulz anche la prosa di David prolifera di prodigi, metamorfosi, esercizi d’illusionismo ed è abitata da figure stravaganti – taumaturghi, cantori, cabalisti, ebrei erranti e lunatici – colte nel momento in cui si trovano a fronteggiare terrori e angosce. La porta del mondo dove avevano vissuto fino a quel momento si apre e davanti a loro, dentro di loro, può comparire il monte degli uomini perduti oppure la terra primordiale madre di tutti i sogni angosciosi, o ancora un inquietante alfabeto composto da “lettere-occhi”, o infine l’arcangelo Gabriele che marchia le fronti con segni di sangue.

Filip David (1940), autore serbo di origine ebraica, è una figura emblematica di intellettuale a tutto tondo. Scampato fanciullo alla persecuzione nazista in circostanze rocambolesche, ha sempre alternato la sua attività di docente universitario, scrittore, drammaturgo e sceneggiatore con l’impegno politico tra le fila dell’opposizione al regime di Milošević, come testimonia il suo Frammenti di tempi tenebrosi (Trieste 1995). Le sue opere letterarie sono tradotte in diverse lingue e tra le sue sceneggiature ricordiamo La polveriera, portata sul grande schermo da Goran Paskaljević.