3 dicembre 2014

di Marialuisa Scovotto
casa editrice: Aracne
anno di pubblicazione: 2014
collana: Cronogrammi
pagine: 184
prezzo: 10,00 euro versione cartacea - 6,00 euro e-book in formato PDF

Durante la guerra bosniaca degli anni novanta vennero alla luce le storie nascoste del passato della Bosnia-Erzegovina. Per sorpresa di molti, non erano quelle che avevano imparato crescendo, e la guerra portò alla luce una nuova era di interrogativi e ricerca della verità. La formula federale adottata dalla ex Jugoslavia le aveva consentito di realizzare un compromesso fra impero multietnico e Stato moderno, ossia fra gli elementi politici e culturali fondamentali dei due sistemi, delle due civiltà fra le quali i Balcani hanno sempre fatto da cerniera: la concezione universalistica imperiale Ottomana e quella particolaristica nazionale dell’Occidente, fondato sullo Stato moderno. La creazione di Stati ha risposto più all’esigenza di garantire l’equilibrio fra le potenze europee, di armonizzare i loro appetiti che non quella di soddisfare legittime esigenze dei popoli balcanici. Responsabilità degli europei è quella di spingere in direzione dello Stato-nazione, mentre la tradizione dei popoli balcanici propendeva più per uno Stato culturale. La mancata coincidenza è uno dei motivi della pulizia etnica: nell’Impero Ottomano rappresentava una forma estrema delle tensioni sociali, poi di fronte ad un Occidente pronto a disegnare i confini secondo i suoi interessi, divenne una scelta politica pianificata perché il contesto era lo Stato-nazione che cercava di omogeneizzare la popolazione secondo un modello linguistico e culturale, anziché secondo la categoria della cittadinanza.

Marialuisa Scovotto è dottore di ricerca in Storia d’Europa, storica specializzata in studi dell’Europa orientale e dei Balcani e cultore della materia presso l’Università degli Studi Internazionale di Roma (UNINT). Dal 2008 è assistente alla ricerca del corso di laurea in Cooperazione allo sviluppo presso la Facoltà di Scienze Politiche della Sapienza Università di Roma e coordinatrice del modulo “Humanitarian affairs, development and crisis”. Esperta di cooperazione internazionale universitaria, segue progetti di ricerca in Bosnia-Erzegovina, Cipro, Etiopia, Israele, Libano, Palestina. È vicesegretario generale e direttore dell’Associazione Europea di Studi Internazionali.