Belgrade Waterfront

Per il governo rappresenta la svolta per Belgrado, per molti cittadini invece devasterà interi quartieri e si tratta di una gigantesca speculazione edilizia. E' il progetto urbanistico "Belgrade Waterfront". Reportage

22/01/2015 -  Sabino Ciprelli

Passeggiando per Belgrado in questo periodo non si può fare a meno di notare l’onnipresente materiale pubblicitario recante la scritta “Belgrade Waterfront”. E’ praticamente dappertutto: sulle fiancate dei tram, su manifesti sei metri per tre, sulle bandiere che sventolano lungo la Sava e un po’ ovunque in città.

Una mastodontica campagna pubblicitaria è stata infatti attivata dal governo e dall’amministrazione locale per promuovere il progetto Waterfront, un epocale piano urbanistico che cambierebbe per sempre il volto di Belgrado. Secondo questo progetto, buona parte dei quartieri storici sulla riva destra della Sava sarebbe sostanzialmente distrutta per lasciare spazio alla città del futuro, fatta di grattacieli avveniristici e mastodontici centri commerciali.

Dubai dei Balcani?

Un piano che sembra mal conciliarsi con la storia e l’architettura odierna di Belgrado. Non è un caso che i belgradesi guardino con sospetto, se non con aperta ostilità, a questo progetto, che mira a fare della capitale della Serbia la “Dubai dei Balcani”. La vita di centinaia di migliaia di persone rischia di essere stravolta irrimediabilmente e lo spettro di una colossale speculazione edilizia è dietro l’angolo.

L’imponente campagna pubblicitaria messa in piedi sembra avere proprio lo scopo di rassicurare i cittadini circa la bontà dell’iniziativa. Va certamente in questa direzione l’inaugurazione dell’ Eagle Hill, un’ex banca collocata nel cuore di Savamala, che da quest’anno ospita un’esposizione interamente dedicata al progetto Waterfront. Entrando nell’edificio si ha subito l’impressione dell’investimento in immagine fatto dal governo. Eleganti hostess accolgono il visitatore e lo guidano nella sala principale dell’esposizione dove il progetto viene presentato in pompa magna da un enorme plastico al centro della sala. Guardandosi attorno si viene proiettati nella Belgrado del futuro attraverso enormi schermi touch screen che ricostruiscono strade ed edifici della nuova città.

L’intento di promuovere il Waterfront cercando di impressionare i visitatori è evidente. Fermandosi ad osservare le reazioni dei belgradesi si possono cogliere gli umori discordanti relativi al progetto. Indubbiamente quella rappresentata ad Eagle Hill non è la stessa città che ha resistito a due assedi turchi e che ha visto scorrere lungo le rive del Danubio la storia del vecchio continente.

Nella sala principale dell’esposizione si tenta di sedurre i cittadini promettendo una migliore qualità della vita, la disponibilità di verde pubblico e di spazi adibiti alla collettività, anche se la fruibilità di questa parte della nuova Belgrado alla maggioranza dei suoi abitanti è tutta da dimostrare. E’ però al piano inferiore dell’Eagle Hill che la campagna di convincimento si mostra in tutta la sua aggressività, tentando di affascinare i visitatori facendo leva sulle loro ambizioni di ascesa sociale.

Real values

Lungo un intero corridoio campeggiano poster raffiguranti quelli che vengono definiti “real values” della nuova società serba: family, businnes, home, living. Giovani rampanti della nuova Serbia sfrecciano in motoscafo sulla Sava o sorseggiano champagne in locali chic ed esclusivi. Alcune stanze ricostruiscono quelli che dovrebbero essere degli appartamenti ideali nei nuovi edifici, rigorosamente con vista fiume.

Alla fine usciamo dall’esposizione storditi per il bombardamento di immagini e suoni ricevuto all’interno. Abbiamo l’impressione di aver passato gli ultimi tre quarti d’ora in un luogo fuori dalla realtà, distante anni luce dal contesto urbano esterno. Il contrasto tra le condizioni attuali di Savamala e la città ideale e futuristica del Waterfront è nettissimo.

Belgrado rischia di perdere la propria identità, i propri luoghi, le proprie memorie. Anche le zone più degradate del vecchio porto fluviale hanno un fascino decadente che regala una suggestività unica a questo mausoleo della civiltà industriale. Opporsi aprioristicamente al cambiamento sarebbe ingenuo, anche perché è evidente che buona parte di questa zona di Belgrado necessiti di urgenti interventi di riqualificazione. Tuttavia davanti a cambiamenti così radicali è doveroso chiedersi se questi siano davvero scelti dai cittadini in maniera consapevole e democratica.

Per sopravvivere alla sfida della modernità Belgrado avrebbe bisogno di avviare una meditata discussione pubblica sulle scelte collettive dei prossimi anni. Ma dalla determinazione con cui il governo tenta di imporre ai cittadini le sue scelte, sembra che la strada del dialogo sia tutta in salita.


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