per Claudio (parte3)

non sarebbe successo nulla, proprio perchè la sua apparente "neutralità" gli avrebbe consentito di apparire come l'unico leader balcanico moderato e incassare in tal modo il sostegno dell'Occidente. Egli importò dai paesi musulmani svariate migliaia di combattenti, ma sapeva benissimo che senza un esercito non avrebbe avuto alcuna speranza di vincere. Scelse quindi la via della provocazione, fomentando gli attentati nelle zone a maggioranza serba di Sarajevo (vedi l'assassinio di Nikola Gardovic durante un matrimonio ortodosso) e non solo. In questo modo, quando i serbi attaccarono compiendo indubbiamente anche innumerevoli PORCATE, l'Occidente si commosse nel vedere i poveri musulmani indifesi che venivano travolti dalla furia serba. Nel giro di pochi giorni, Izetbegovic si guadagnò i favori dell'opinione pubblica e politica mondiale. In realtà, uno dei principali registi del caos che travolse la Bosnia-Erzegovina fu proprio lui, ma fu estremamente abile a confondere le carte in modo da apparire immacolato agli occhi dell'Occidente. Per quanto riguarda noi croati, è chiaro che per comprendere bene ciò che successe bisogna contestualizzare il tutto. Nella primavera del 1992, la Croazia era occupata militarmente dalle forze serbe da ben nove mesi, ed era quindi ovvio che Tudjman non avrebbe mai potuto negare l'asilo ai civili musulmani che fuggivano dai massacri dei serbi. Così come non avrebbe mai potuto esprimersi contro la separazione della Bosnia-Erzegovina dalla Jugoslavi