15 maggio 2008

Sono 12 milioni i rom che abitano in Europa. Si stima siano 500.000 nella sola Serbia, dove grazie all'assistenza legale gratuita potranno ottenere l'iscrizione anagrafica e il rilascio di documenti di identità

Fonte: UNHCR - Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati

elaborazione di Osservatorio sui Balcani

Al via a Belgrado il primo progetto di assistenza legale gratuita per le comunità rom che l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati attua in Serbia e negli altri Paesi della regione.

Il progetto fa parte di un programma regionale finanziato dall'Unione Europea che mira all'integrazione delle minoranze in questi Paesi, "Inclusione sociale ed accesso ai diritti umani per i rom, gli ashkali e gli egiziani dei Balcani occidentali", e verrà messo in atto in Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Macedonia e Serbia, incluso il Kosovo.

Obiettivo principale del progetto di assistenza legale è quello di aiutare le comunità rom ad ottenere la registrazione presso l'anagrafe ed il rilascio dei certificati di nascita in modo da poter richiedere i documenti di identità che possono, a loro volta, aprire la strada a nuove opportunità in campo sociale, sanitario, educativo e lavorativo.

Il programma durerà 18 mesi e sarà messo in atto da squadre mobili di operatori UNHCR e dai partner dell'Alto Commissariato, tra cui le altre agenzie delle Nazioni Unite, le ONG e le autorità locali e nazionali dei vari Paesi.

Nel progetto saranno coinvolti venti municipi serbi dove l'UNHCR, tramite il proprio lavoro sul campo con rifugiati e sfollati nel corso degli anni, ha incontrato il maggior numero di rom che non possiedono documenti di identità. Tra queste comunità rom figurano quelle fuggite dal Kosovo e quelle rimpatriate dall'Europa occidentale sulla base di accordi di riammissione oltre ai rom residenti da sempre nelle varie località.

La situazione dei rom in Serbia è andata peggiorando in particolar modo con la crisi del Kosovo, nel 1999, quando arrivarono gli sfollati in fuga dalla provincia serba e molti registri anagrafici in Kosovo furono danneggiati, distrutti o smarriti. Le comunità rom in Serbia sono inoltre relegate ai margini della società in Serbia a causa dei loro spostamenti frequenti, della loro povertà estrema e della discriminazione cui devono far fronte.

La mancanza di documenti di identità è un grave problema nei Balcani occidentali, dove crea un mondo parallelo popolato da "invisibili" esclusi dai sistemi statali. In molti casi alle autorità sono mancate la volontà o le risorse per far fronte a questi problemi. Stando alle stime disponibili, in Serbia attualmente vivono tra i 100 ed i 500mila rom. 23mila di loro sono sfollati interni provenienti dal Kosovo registrati come tali. La maggior parte di queste persone non è in grado di veder rispettati i propri diritti di base a causa della mancanza di documenti di identità.

La Serbia si è impegnata a migliorare la situazione in base agli accordi raggiunti nell'ambito del "Decennio per i Rom", un forum di cui il paese assumerà la presidenza a giugno.

L'iniziativa "Decennio per i Rom 2005-2015" venne inaugurato nel 2005 in una riunione tenutasi a Sofia a cui parteciparono i capi di Stato e di governo di 8 paesi del continente europeo e i presidenti dell'Unione europea e della Banca mondiale. L'iniziativa - promossa dalla Banca mondiale - prevede uno sforzo internazionale per migliorare le condizioni di vita e l'integrazione dei circa 12 milioni di rom che vivono in Europa. I problemi che colpiscono i rom, che costituiscono il 2% della popolazione del continente, sono già da tempo affrontate dall'OSCE, che ha messo in campo diversi progetti per la non discriminazione ed il sostegno dei rom e dei sinti.

Un punto importante del problema è infatti l'educazione scolare, considerato uno strumento fondamentale per l'integrazione di una comunità che presenta peraltro un'età media molto bassa. Infatti il 70-80% dei giovani Rom ad oggi non completa il primo ciclo di studi ed ha quindi difficoltà a trovare lavoro. Come conseguenza i Rom sono segnati dalla povertà e dalla disoccupazione dieci volte di più che gli altri popoli europei. Vi è poi l'aspetto della discriminazione: essi vengono emarginati e fatti segno, talora, anche di gesti di intolleranza e violenza. Contro tali gesti sono in atto anche programmi culturali dell'Unione Europea.