18 maggio 2006

Sabahudin Cirikovic, assessore alle comunità con delega specifica per l'elaborazione del conflitto del comune kosovaro di Peja/Pec, ha incontrato il Tavolo Trentino con il Kosovo

Fonte: Provincia Autonoma di Trento
L'assessore alla solidarietà internazionale Iva Berasi, partecipando il 16 maggio scorso al Tavolo Trentino con il Kosovo che ha visto riunite alcune delle associazioni trentine impegnate in progetti di ricostruzione e di formazione nella penisola balcanica, si è incontrata con Sabahudin Cirikovic, assessore alle comunità con delega specifica per la elaborazione del conflitto del comune kosovaro di Peja/Pec. "Quella che stiamo vivendo in Kosovo - ha tenuto a dire l'assessore Berasi, - credo sia l'esperienza più importante che il Trentino sta facendo nel campo della solidarietà internazionale. E questo perché si tratta non di solidarietà passiva, bensì di interventi attivi, con fitti scambi che stanno creando un ponte di conoscenze e di collaborazione. È più quello che stiamo ricevendo da voi, di quello che vi stiamo dando!"

L'assessore Cirikovic, nel ringraziare la Provincia autonoma di Trento e le associazioni del Tavolo con il Kosovo per quanto hanno fatto e stanno facendo per i popoli della sua terra, ha ricordato che "pur in mezzo alle difficoltà che ancora esistono nel far capire alle varie etnie la necessità di giungere a una elaborazione del conflitto, a una pacificazione generale, grazie anche alla presenza di voi Trentini cominciamo a vedere i primi segnali di una pace non più molto lontana. Ad esempio, è significativo - ha proseguito Cirikovic, - che il mio comune, nel quale convivono numerose etnie tra di loro ancora in guerra, abbia scelto me, un esponente di una delle minoranze, per questo viaggio, a rappresentare tutta la città. Ed è significativo il fatto che questo viaggio io lo stia compiendo con Laudiye Murtezi, esponente invece dell'etnia di maggioranza. Piccoli segni, che ci fanno ben sperare per un futuro di pace".

In Trentino per partecipare al seminario di Rovereto "Le città per la pace", Sabahudin Cirikovic e Laudiye Murtezi sono stati accolti al Tavolo Trentino con il Kosovo, l'organismo che coordina tutti gli interventi trentini in terra kosovara, da Samuela Michilini, coordinatrice del Tavolo stesso, da Simone Parasecoli, dell'associazione Edu.S., da Sonia Cimadom e Fabrizio Bettini, delle associazioni Papa Giovanni XXIII, da Emiliano Bertoldi del Tavolo trentino con la Serbia e da Annalisa Tomasi del Progetto Prijedor.

"Stiamo lavorando con una regione che cerca di elaborare il conflitto - ha ricordato ancora l'assessore Berasi nel salutare gli ospiti balcanici, - e quindi ogni giorno siamo costretti a misurare la nostra convinzione in quello che diciamo e che dobbiamo tradurre in azioni concrete. Quella del Kosovo è un'esperienza difficile, complessa, dispendiosa ma, grazie all'entusiasmo delle persone che ci lavorano, è anche l'esperienza più importante fra le molte che stiamo dispiegando nel mondo".
Poi, rivolgendosi direttamente all'assessore Cirikovic, Iva Berasi ha aggredito il tema centrale del Kosovo e dei suoi conflitti non ancora pacificati: "So che la sua è una competenza delicata ma strategica: ha tutta la mia ammirazione e la mia solidarietà per il lavoro quotidiano di comprensione interetnica, di dialogo, di solidarietà. A fine maggio la Provincia autonoma di Trento sancirà questa collaborazione, firmando assieme alle autorità kosovare una lettera di intenti che ribadirà gli obiettivi strategici di quanto fino a oggi noi e le associazioni trentine abbiamo fatto. Non lo nascondo - ha concluso l'assessore: - siamo contenti di essere diventati per il Kosovo un punto di riferimento importante. Anche voi lo siete diventati per noi!".

Nel rispondere all'assessore Berasi, Sabahudin Cirikovic ha sottolineato come non manchino i problemi, nel suo lavoro. "Il nostro obiettivo è che i rapporti tra le varie etnie e le varie comunità di Peja/Pec migliorino e si rafforzino in una pace fatta di convivenza e di collaborazione. I problemi non mancano, perché non sempre e non dappertutto il conflitto è stato elaborato. Assistiamo però ad alcuni passi in avanti, ad alcuni eventi magari piccoli ma significativi e indicatori di una linea di tendenza che sta marciando verso la giusta direzione. Il fatto, ad esempio, che il comune di Peja/Pec, in cui convivono albanesi, serbi e rom, abbia scelto il sottoscritto - esponente della minoranza - per rappresentare la sua città al Seminario di Rovereto e all'incontro di oggi a Trento, è un notevole passo in avanti sulla strada della pacificazione. E, ancora, il fatto che io oggi sia qui assieme a Laudiye Murtezi, rappresentante di un'altra etnia, è sintomatico della nostra voglia di superare gli steccati. Questo è possibile grazie al lavoro di voi Trentini, che ci aiutate a trasferire nelle nostre comunità il vostro entusiasmo, le vostre esperienze anche professionali."

Nel presentare brevemente i singoli "attori" del Tavolo, la coordinatrice Samuela Michilini, dopo aver sottolineato che "tutti i progetti di solidarietà del Kosovo, quelli che si occupano di agricoltura o di turismo, di formazione o di infrastrutture, hanno come sottofondo ideale l'obiettivo di aiutare i kosovari a elaborare il conflitto e a intrecciare tra di loro relazioni di collaborazione per giungere a una reale pacificazione, Peja/Pec è lì a insegnarci che la promozione della pace può venire anche da città che sono ancora in uno stato di conflitto. Perché la costruzione della pace è un lavoro continuo e che coinvolge tutti: anche noi Trentini ci sentiamo quotidianamente stimolati a lavorare al nostro interno per migliorare le nostre condizioni di pace! Infine, ci vuole coraggio per promuovere la pace, soprattutto quando ci si trova a dover operare in un ambiente ancora aperto al conflitto. Per dirla con Alexander Langer, dobbiamo essere un po' 'traditori', ma mai 'transfughi'. Dobbiamo cioè andare verso il 'nemico', mantenendo però la nostra identità".