16 giugno 2010
Sguardo di donna

La tratta di esseri umani è un problema complesso, da affrontare in un'ottica transnazionale. E' in questa direzione che va un progetto che vede tra gli altri il coinvolgimento della Provincia autonoma di Trento, proposto nell'ambito di un ampio protocollo di cooperazione tra Italia e Romania

Fonte: Provincia autonoma di Trento

La tratta di esseri umani - una forma di schiavitù che alimenta prostituzione, ma anche lavoro forzato, accattonaggio, prelievo di organi - è un problema complesso che va affrontato in un'ottica transnazionale, coinvolgendo tutti i soggetti attivi sul campo: Unione europea, governi nazionali, enti locali, forze dell'ordine, privato sociale.

Il progetto "Oltre il confine", a cui aderisce la Provincia autonoma di Trento, è stato presentato lo scorso 14 giugno in Regione, ad una platea composta anche di operatori del sociale della Romania, uno dei paesi europei più colpiti dal fenomeno: secondo le stime il gruppo rumeno costituisce infatti il secondo per consistenza quantitativa delle vittime di tratta registrato in Italia. L'iniziativa si colloca all'interno di un Protocollo di cooperazione tra il Ministero del Lavoro, famiglia e pari opportunità della Romania, il Ministero del Lavoro, della salute e politiche sociali italiano, il Dipartimento dei Diritti e le pari opportunità del Consiglio dei Ministri e 10 regioni italiane, fra cui il Trentino, ed è cofinanziata dal Fondo sociale europeo. I lavori si sono aperti con i saluti dell'assessore provinciale alla solidarietà internazionale e convivenza Lia Giovanazzi Beltrami.

Il seminario tenutosi il 14 giugno aveva lo scopo di illustrare le iniziative attuate in Trentino per assicurare alle vittime della tratta un percorso di fuoriuscita dalla schiavitù, di protezione, assistenza e reinserimento sociale, in base al Protocollo d'intesa siglato nell'ottobre 2008 da Provincia, Comuni di Trento e Rovereto ed una serie di associazioni (CIF, Lila, Punto d'Approdo, L'Altra Strada, gruppo Raab, Acisjf, cooperativa Villa Sant'Ignazio, Atas-Onlus).

Ad aprire i lavori l'asssessore Beltrami che ha sottolineato come quello della tratta sia "uno dei temi più oscuri di ogni società civile, un fenomeno di cui non si parla mai abbastanza che vede peraltro coinvolte diverse realtà, istituzionali e non. Bisogna abbattere il muro di gomma che lo circonda, anche ponendo il problema della domanda che genera la tratta e dei clienti le cui richieste essa va a soddisfare, attraverso i circuiti della criminalità organizzata".

A seguire l'intervento di Nicoletta Clauser, dirigente provinciale del Servizio rapporti comunitari e sviluppo locale, che ha ricordato come il 3 giugno le Camere abbiano approvato un Protocollo basato sulla Convenzione di Varsavia per affrontare il problema a livello europeo, ponendosi quattro obiettivi fondamentali: prevenzione, protezione delle vittime e loro reinserimento sociale, repressione del reato, promozione della cooperazione internazionale. In Trentino il Fondo sociale europeo sostiene un percorso di formazione per operatori sociali del settore - in collaborazione con le forze dell'ordine - frequentato attualmente da una trentina di persone, che si concluderà il prossimo ottobre.

Il quadro generale dei progetti finanziati dal Fondo sociale europeo è stato tracciato da Adrian Popescu, capo servizio del Ministero del lavoro, famiglia e protezione sociale rumeno: i progetti coinvolgono in tutto, a livello europeo, 52 partners, di cui 21 transnazionali e ben 17 italiani. Luca Comper, dirigente del Servizio Politiche sociali e abitative della Provincia, ha illustrato le linee strategiche del welfare trentino - facenti perno sulla legge 13 del 2007 - con particolare riferimento alla valorizzazione del privato sociale.

A Pierluigi La Spada, coordinatore del Centro Cinformi (responsabile del lavoro di monitoraggio sulla strada ) a Letizia Chiodi del Comune di Trento e a Rose Marie Callà del Centro italiano femminile il compito invece di presentare il modello di intervento provinciale a favore delle vittime della strada, le cui azioni principali sono state fissate nel già citato Protocollo del 2008: contatto con la persona vittima di tratta; attivazione per essa di un programma di assistenza e integrazione sociale (anche attraverso l'acquisizione del permesso di soggiorno) o rimpatrio assistito in caso di richiesta volontaria del soggetto; offerta di assistenza psicologica, sanitaria e legale alla persona, e di un alloggio adeguato ai suoi bisogni (abitazioni semiautonome o autonome anche in condivisione); percorso di inserimento lavorativo e così via. Vi sono inoltre interventi rivolti agli enti locali e alle associazioni, di sensibilizzazione, formazione e coordinamento fra i diversi soggetti coinvolti dal fenomeno.

I lavori sono proseguiti con le relazioni di Anna Schiralli, dirigente dell'Ufficio immigrazione della Questura di Trento, di Roberto Giacomelli, dirigente della Squadra mobile della Questura e di Livia Aninosau, direttore dei Programmi CPE- centro parternariato per l'uguaglianza della Romania.

Ed ecco alcuni dati: gli operatori di Lila (Lega italiana per la lotta contro l'aids) e Cif Centro italiano femminile) hanno accertato 212 casi di prostituzione nel 2009 e 208 nel 2008 nei comuni di Trento e Rovereto. La presenza media giornaliera in strada è di circa 85 prostitute. In generale il fenomeno della tratta in Trentino sembrerebbe essere pari a circa un terzo rispetto alle dimensioni che esso assume nel resto del Nord est. Delle prostitute sulla strada il 44% circa sono nigeriane, il 33% latinoamericane, il 15% dell'est europeo, il restante italiane. Allo stato attuale non si può affermare che siano tutte vittime della tratta: per quanto riguarda la comunità delle nigeriane, però, si stima che lo siano almeno per l'80% del totale. Dai dati presentati dalle forze dell'ordine risulta inoltre che negli ultimi 10 anni circa 200 donne sono state tolte dalla strada, 25 in seguito hanno ottenuto la cittadinanza e solo 10 di esse sono successivamente tornate a prostituirsi.

Infine, negli ultimi tempi il fenomeno della tratta sembra riguardare più spesso non solo la prostituzione ma anche il mondo del lavoro: sono stati individuati nell'ultimi periodo 20 casi di lavoratori maghrebini, ai quali è stata prestata l'assistenza prevista dal progetto.

Il 15 giugno sono state effettuate visite al Cinformi, alla Federazione trentina della cooperazione e a una realtà locale impegnata da più di vent'anni nell'assistenza alle vittime dello sfruttamento, la cooperativa Punto d'approdo di Rovereto, che gestisce anche alcune strutture di accoglienza per donne vittime della tratta, sole o con bambini, nonché un laboratorio di preinserimento lavorativo.