16 marzo 2012
Sarajevo, di Agostino Pacciani

Si inaugura oggi la mostra del fotoreporter Agostino Pacciani dedicata a Sarajevo, su iniziativa del Comune di Siena. Dodici anni dalla fine della guerra è tornato in Bosnia alla ricerca delle persone che aveva fotografato durante l'assedio. Una mostra di 26 coppie di scatti, occasione per riflettere su quei tragici eventi, sulla velocità con cui il destino di quelle genti è scomparso dall'agenda internazionale ma anche dall'attenzione dell'opinione pubblica

Fonte: Comune di Siena

Che ci rimane di Sarajevo, dopo diciotto anni dalla guerra civile che distrusse la città e decimò la popolazione? Ben poco, se qualcuno non avesse deciso di tornare e di raccontarlo, questo Ritorno a Sarajevo.

Oggi a Siena, si tiene l'inaugurazione della mostra di Agostino Pacciani, fotoreporter senese, dal titolo "La danza del destino – Ritorno a Sarajevo", alle ore 17.30 presso i Magazzini del Sale - Palazzo Pubblico II Campo 1 a Siena. L'allestimento, che rimarrà aperto al pubblico fino al prossimo 15 aprile, è un evento organizzato dal Comune di Siena. All’appuntamento saranno presenti Lucia Cresti, assessore alla Cultura del Comune di Siena, Agostino Pacciani e Paola Peruzzi, docente di materie letterarie del Centro linguistico dell’Università per Stranieri di Siena.

Nel 1994 Agostino Pacciani, fotoreporter originario delle terre di Siena, decise di recarsi in uno dei più cruenti teatri di guerra civile degli ultimi anni: Sarajevo. Durante il più lungo assedio del '900 realizzò molte fotografie e interviste con alcuni abitanti della città assediata per documentare paure, speranze, desideri di un popolo che cercava di vivere, oltre che di sopravvivere . 12 anni dopo è tornato in Bosnia alla ricerca di quei suoi “soggetti”. A partire dalle foto scattate nel 1994  ha rintracciato le persone delle quali per lo più non conosceva l'identità, e alle quali aveva – è il termine che lui usa – rubato quegli scatti. Si è sentito in dovere di restituire qualcosa che probabilmente solo lui riteneva di aver rubato al calzolaio, al barbiere, alla venditrice di giornali, anche se nessuno di loro si è sognato di rimproverarlo per questo.

Questa mostra presenta 26 coppie di foto a colori, frutto di quella esperienza: un'occasione per riflettere su quei tragici eventi, sulla velocità con la quale il destino di quelle genti è scomparso dall'agenda dei potenti del mondo, ma anche dalla nostra volatile attenzione. Un mondo fatto di sfumature, non di rado sorprendenti, dove scopriremo che perfino in guerra c'era posto per qualche prezioso istante di felicità; e che la pace non ha ancora mantenuto tutte le sue promesse.

Il visitatore sarà aiutato a immergersi nel mondo dei personaggi fotografati dalla  viva voce delle persone ritratte nelle foto grazie ai lettori MP3 installati lungo il percorso espositivo. L’ingresso alla mostra, gratuito per i residenti, è, per gli altri, compreso nel prezzo del ticket per la visita al Museo civico.