7 settembre 2011
Cranio ritrovato nel sito di Dmanisi - da www.ambtbilisi.esteri.it

E’ partita la nuova missione archeologica in Georgia, coordinata dall’Università di Firenze e dal Museo Archeologico della Georgia. La missione, finanziata dal ministero Affari Esteri, si occupa di studiare il sito paleontropologico di Dmanisi. Partecipano scienziati provenienti da Università italiane e statunitensi

Fonte: Ambasciata d'Italia a Tbilisi

E’ ripartita lo scorso 4 agosto, in Georgia la missione archeologica italiana coordinata dall’Università di Firenze che si occupa di studiare il sito paleontropologico di Dmanisi in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale della Georgia. La missione, finanziata dal ministero degli Affari Esteri (Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese - Ufficio VI), è coordinata dal Prof. Lorenzo Rook, con cui collabererà l’archeologa Laura Longo, dell’Università di Siena.

Le ricerche intraprese nel corso dell’ultimo anno hanno portato alla pubblicazione di un importante articolo scientifico, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica “Proceedings of the National Academy of Sciences” da Francesco Berna, del gruppo di ricerca coordinato dal Prof. Rook. Nel suo studio Berna evidenzia come gli ultimi dati acquisiti nel corso delle ricerche condotte sul sito di Dmanisi retrodatino a circa 1,85 milioni di anni fa, vale a dire alla prima colonizzazione dell'Eurasia da parte dell’Homo erectus.

Le missioni archeologiche italiane finanziate dal Ministero degli Esteri rappresentano uno dei fiori all’occhiello della cooperazione culturale tra Italia e Georgia.

Dmanisi, località al confine tra Georgia ed Armenia, è diventata famosa perché ospita nel suo territorio uno dei siti archeologici su cui si concentra l’attenzione più viva della comunità scientifica internazionale. Le scoperte effettuate sul sito hanno rivoluzionato le teorie sull’evoluzione umana.  Tra i numerosi esperti nelle varie discipline provenienti da vari paesi del mondo che da anni lavorano sul sito, figura anche la missione italiana diretta dal professor Lorenzo Rook, dell’Università di Firenze e sostenuta dal Ministero degli Esteri italiano. A coordinare i team internazionali è il Museo Nazionale della Georgia.

Da Dmanisi sono venute fuori negli ultimi anni le evidenze di nuovi modelli interpretativi di un momento cruciale della evoluzione umana: l’uscita dall’Africa. Gli scavi rappresentano una vera e propria culla della differenziazione del nostro genere: sul sito sono stati trovati infatti dei fossili – una mandibola, ossa degli arti di almeno quattro individui e persino alcuni crani completi – che hanno dimostrato come l’emigrazione del genere “Homo” dall’Africa sia avvenuta almeno un milione e ottocentomila anni fa, con “un salto indietro” di un milione di anni rispetto alle ultime conoscenze scientifiche.
 
Nell’estate del 2008 i lavori hanno subito uno stop per via del conflitto russo-georgiano. “Ero preoccupato perché c’erano con me degli studenti – ricorda il professor Rook – per fortuna l’Ambasciata italiana e l’Unità di crisi del MAE sono stati di una professionalità e attenzione encomiabile: entro pochi giorni è stato predisposto il piano d’evacuazione non solo per noi, ma anche per alcuni colleghi francesi e olandesi”. Il conflitto si è comunque sovrapposto pesantemente con il programma dei lavori. A settembre 2008 era in programma la musealizzazione dell’area, poi avvenuta un anno dopo, il 24 settembre scorso, anniversario della scoperta della prima mandibola. Da quella data il sito è aperto al pubblico. “Per la prima volta – sottolinea il professor Rook – si rende visitabile un sito durante i lavori e il visitatore può vedere le persone all’opera”.
 
La componente italiana ha responsabilità in tre campi specifici: il Professor Rook si occupa dello studio di una parte della fauna, la Dottoressa Longo segue l’industria litica e il Dottor Berna, che lavora all’Università di Boston, studia la geoarcheologia (analisi dei minerali e dei sedimenti).