30 settembre 2008

I tagli alla cooperazione devono rappresentare l'occasione per migliorare la gestione del settore. Lo dichiara Elisabetta Belloni, nuovo capo della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo

Fonte: Il Velino

"I tagli durissimi alla cooperazione allo sviluppo, previsti in Finanziaria, devono diventare un'occasione importante per avviare una riflessione seria su che cosa sia la cooperazione e razionalizzare e rendere più efficace il lavoro all'interno della direzione generale della Cooperazione allo sviluppo". Sono parole di Elisabetta Belloni, nuovo capo della Dgcs pronunciate lo scorso 18 settembre a Roma durante il seminario "Siamo ancora in tempo? L'Italia e gli Obiettivi del Millennio", organizzato da Link 2007.

Si rafforza quindi la strada che guarda verso un parziale cambiamento delle regole che governano la Cooperazione: è fondamentale per la Belloni, infatti, una "razionalizzazione del lavoro intesa come accelerazione delle procedure di approvazione, controllo e monitoraggio dei progetti, in un contesto normativo che non è sempre chiaro". Quindi il nuovo "timoniere" della Dgcs non crede "in una grande riforma della cooperazione" ma afferma, però, che sono indispensabili "alcuni correttivi".

Già il giorno prima, sempre a Roma a margine di una iniziativa delle Nazioni Unite, il sottosegretario agli Esteri Vincenzo Scotti aveva detto di non essere d'accordo con chi parlava di "un cambiamento radicale dell'architettura della cooperazione". Questo rafforza sul lato politico le parole della Belloni e indica come la linea della Farnesina sia già parzialmente segnata. Non è questo il momento per una riforma della legge, sembra essere il concetto.

Restano però depositate in Parlamento le proposte presentate da tutti gli schieramenti per una riforma della Legge 49/87. Resteranno lettera morta? Questo è il quesito che si pongono le organizzazioni non governative, che la scorsa legislatura, avevano visto per l'ennesima volta le Camere costruire un'ipotesi di nuovo testo. Al Senato un Comitato ristretto istituito all'interno della commissione Esteri era giunto anche ad un articolato condiviso da tutti i componenti ma la crisi di governo ha bloccato qualsiasi possibilità di una sua approvazione.

In quei giorni un senatore dell'allora opposizione disse a microfoni spenti: "Se non l'approva questa maggioranza, difficilmente lo faremo noi la prossima". Mancata l'approvazione durante la scorsa legislatura, adesso il centrosinistra si lamenta dei tagli e della volontà di questa maggioranza di non compiere quel salto di qualità che riformi la legge vigente lamentandosi che "alcuni correttivi" non basterebbero a modernizzare il settore dotandolo di quegli strumenti "necessari" per avere i necessari interventi di cooperazione coordinati, trasparenti e efficaci che anche Scotti ha richiesto.