19 dicembre 2008

Tagli ai fondi e arresto del percorso di riforma della legge 49/87 tra i temi del 'Libro bianco 2008 sulle politiche pubbliche di cooperazione allo sviluppo', con cui Sbilanciamoci denuncia il disimpegno del governo

Fonte: Il Velino

"L'Italia continua a disattendere gli impegni internazionali in ambito Cooperazione allo sviluppo". Questo e altro è quanto si può leggere nell'edizione curata da Sbilanciamoci! del Libro Bianco 2008 sulle politiche pubbliche di cooperazione allo sviluppo in Italia. Giunta alla sua quarta edizione la pubblicazione viene distribuita in un momento particolarmente difficile per la Cooperazione italiana. Le 47 organizzazioni della società civile unite nella campagna Sbilanciamoci! evidenziano come la manovra economica predisposta dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti tagli del 56 per cento i fondi gestiti direttamente dal ministero degli Esteri attraverso la legge 49/87.

L'edizione di quest'anno analizza approfonditamente la spesa pubblica, le strategie gli interventi e il funzionamento della Cooperazione allo sviluppo in Italia. Il rapporto, inoltre, analizza tre temi che sono stati al centro di altrettanti vertici internazionali come quello di Accra sull'efficacia degli aiuti, quello di Roma sulla crisi alimentare e il recente incontro di Doha sulla finanza per lo sviluppo. Secondo Sbilanciamoci! al quadro finanziario particolarmente deludente si aggiungono i tagli ai finanziamenti per l'educazione allo sviluppo oltre alla scelta di privilegiare per la Cooperazione quei paesi che che collaborano al rimpatrio degli immigrati dall'Italia.

Per questo l'organizzazione parla di "impegni disattesi". Altra nota dolente registrata dal rapporto è il definitivo accantonamento della riforma della legge 49/87, la decisione di non dotare la cooperazione di un viceministro, oltre all'aiuto legato - quella modalità di aiuto pubblico allo sviluppo con la quale il paese beneficiario è costretto a reperire beni e servizi relativi a un progetto specifico interamente da imprese e istituzioni del paese donatore - che è tornato ad essere "una dominante dei pochi aiuti che mandiamo". La Cooperazione allo sviluppo ha perso centralità e attenzione politica all'interno del governo e del parlamento. L'analisi dei dati relativi all'Aps italiano evidenzia come nel 2007, rispetto al 2006, ci sia stato un notevole aumento delle risorse stanziate sul canale bilaterale (656 contro 405 milioni di dollari, al netto delle operazioni di cancellazione del debito) e una crescita di oltre il 370 per cento dei contributi volontari alle organizzazioni internazionali. Questo impegno, però, risulta essere ancora lontano dagli impegni internazionali presi dal nostro paese oltre ad essere ancora lontano da quanto ribadito nelle sedi istituzionali e nei documenti ufficiali come il Documento di programmazione economica e finanziaria 2008-2011. Infatti il rapporto Aps/Pil risulta essere pari allo 0,19 per cento.

I segnali lanciati dal governo di centrodestra insediatosi lo scorso giugno evidenziano, secondo Sbilanciamoci!, l'intenzione di guardare verso un crescente disimpegno dello Stato accompagnato da una maggiore partecipazione delle imprese. Secondo i curatori del Libro Bianco 2008 la Cooperazione è stata trasformata "in un semplice strumento della politica commerciale o militare". Questo viene evidenziato dalla quanto renderà disponibile per il 2009 la Finanziaria che prevede la diminuzione delle disponibilità finanziarie dai 732 milioni di euro per il 2008 ai 321 milioni del 2009. Secondo i calcoli sviluppati dai curatori del rapporto, gli stanziamenti per nuove iniziative (escluse quelle già avviate) nel 2009 potranno contare sulla cifra di 29 milioni di euro: "I progetti nuovi delle ong saranno praticamente azzerati e la Dgcs, già paralizzata da anni, si troverà a disbrigare pratiche correnti e a smaltire l'arretrato". Nello studio inoltre viene evidenziata l'efficacia degli interventi effettuati dalla cooperazione italiana. Questa, secondo Sbilanciamoci!, è meno efficace nel 2007 rispetto al 2005: sono aumentate le strutture operative che si sovrappongono con strutture già esistenti nei Paesi beneficiari, "determinando un evidente spreco di risorse". Inoltre "la quota di aiuti basata su programmi di lungo periodo è scesa dal 39 al 26 per cento, con conseguente riduzione del controllo dei beneficiari sulle risorse e un minore coordinamento tra i diversi canali di finanziamento. Infine "l'Italia continua a legare all'acquisto di beni e servizi italiani buona parte dei propri aiuti allo sviluppo".