17 luglio 2010

Ha aperto a Doboj la prima casa famiglia prevista nell'ambito del progetto di cooperazione a sostegno di minori privi di tutela genitoriale, promosso dalla Ong GVC. Il progetto, avviato nel 2009, è finanziato dal ministero Affari Esteri e gode anche del sostegno della Provincia autonoma di Bolzano

Fonte: GVC

Il più grande ha 16 anni, il più piccolo 8. Alle spalle hanno situazioni familiari difficili o anni passati nell’orfanatrofio di Banja Luka. Sono i primi otto minori ospiti della casa che il GVC ha inaugurato lo scorso 13 luglio a Doboj, in Bosnia Erzegovina. Una struttura dove, oltre al coordinatore bolognese, lavorano dieci operatori locali formati dall’Università di Bologna. Per provare ad applicare anche qui, dove i danni della guerra sono ancora attuali, la ricetta che in Emilia-Romagna ha permesso di svuotare gli orfanatrofi, spingendo l’acceleratore su affido e adozione.

In Bosnia GVC è presente dalla fine del conflitto. “Le conseguenze della guerra – spiega Gianpiero Granchelli, coordinatore del progetto GVC a Doboj – continuano a pesare soprattutto sui minori. Molti bambini vengono abbandonati per motivi economici e la situazione di difficoltà di tante famiglie fa aumentare disagio e devianza”. Da qui l’idea di un progetto che mettesse a frutto - anche in un contesto così difficile - le competenze maturate in Emilia.

Un servizio importante che il GVC – una Ong attiva dal 1971 – è riuscita a realizzare grazie anche al contributo determinante della Provincia Autonoma di Bolzano. "Gli interventi della Provincia nella cooperazione internazionale – spiega il presidente Luis Durnwalder - realizzati con la professionalità delle organizzazioni attive in loco, vogliono aiutare i giovani ad avere un futuro in qualche modo sicuro, a disporre di strumenti e conoscenze in grado di favorire la loro crescita".

Il progetto “Misure alternative all’istituzionalizzazione dei minori privi di tutela genitoriale o in particolare stato di indigenza e abbandono”, finanziato dal Ministero degli Affari esteri, è partito nel 2009 ed è gestito dal GVC insieme al Centro del lavoro sociale, ente pubblico locale incaricato di occuparsi del problema. “Quando è possibile – spiega Granchelli – lavoriamo aiutando le famiglie naturali”. Quando invece è necessario allontanare il minore, o quando i genitori non ci sono più, per evitare l’orfanatrofio si punta su una comunità di tipo familiare.

La prima è stata inaugurata il 13 luglio nel centro del paese di Doboj. Finora il GVC si è occupato dell’acquisto e della ristrutturazione dell’edificio e di tutti gli arredi necessari. D’ora in poi sarà suo compito garantire la supervisione dell’intero progetto, con incontri settimanali di verifica, e la formazione necessaria agli operatori locali. “Il primo incontro – racconta Granchelli – si è svolto dall’1 al 3 luglio ed è stato curato dal professor Alain Goussot, ricercatore di Didattica e pedagogia speciale presso la Facoltà di psicologia dell’ateneo bolognese”.

Obiettivo della casa – come si diceva – è aiutare i minori a evitare l’orfanatrofio e creare per loro una situazione più simile alla famiglia, anche per favorire percorsi di affido o di adozione. Per questo GVC realizzerà percorsi di accompagnamento per le famiglie disponibili (un incontro di 4 ore ogni mese per 3 anni), con visite a domicilio, e garantirà anche incentivi economici.

Il progetto prevede poi la realizzazione di una seconda casa nella vicina Gradačac (complessivamente le due strutture ospiteranno 20-25 minori), ma anche la creazione di un Centro di aggregazione giovanile vicino a Goražde e l’avvio di un progetto di sostegno scolastico e professionale a Srebrenica.