Due motocicliste punk, in sella ad una vecchia Virago, in giro per i Balcani. Nelle librerie la graphic novel Tumulto. La prefazione al libro

22/09/2016 -  Eugenio Berra*

Ho conosciuto i territori della ex Jugoslavia attraverso i suoi fiumi. Era l’ottobre del 2002 quando mi recai per la prima volta a Prijedor, a quei tempi la maggior parte dei ponti non era ancora stata ricostruita e per attraversare il confine tra Croazia e Bosnia Erzegovina sulla Sava si utilizzavano vecchie chiatte – il volto assente del ragazzo al timone dell’imbarcazione è ancora impresso nella mia mente come un fermo ricordo, come fosse ieri.

I fiumi di questa parte d’Europa sono tutti declinati al femminile e, tranne la Neretva, si dirigono in direzione contraria al mar Adriatico, verso oriente, in cerca di un altro mare, il Danubio. Anche la Drina non fa eccezione: dalla sua nascita alla confluenza tra Piva e Tara corre a nord-est lungo molti confini, tra Montenegro e Bosnia Erzegovina, poi tra quest’ultima e la Serbia, prima di immettersi nella Sava che a sua volta si perde nelle acque danubiane sotto la fortezza di Kalemegdan, a Belgrado.

Abdulah Sidran, poeta di Sarajevo bagnatosi nelle acque della Drina durante le sue estati di bambino nella cittadina di Zvornik, ha parlato dei confini come luoghi senza pace, le popolazioni che vi abitano sono continuamente costrette a dover ridefinire la propria identità. La Drina stessa, confine storico tra impero romano d’oriente e d’occidente e in seguito tra quello ottomano e austro-ungarico, non è sfuggita a questo destino: tra il 1992 e il 1993 circa tremilacinquecento tra uomini e donne sono morti lungo le sue rive durante il conflitto in Bosnia Erzegovina – Sidran per anni non è più riuscito a guardare la Drina, e ha elaborato questo trauma attraverso la scrittura di un’intensa opera teatrale, Ho lasciato il mio cuore a Zvornik.

A Belgrado incontriamo le due protagoniste di Tumulto, motocicliste punk perse nel traffico cittadino in sella a una vecchia Virago. Scopriamo quasi subito che la meta finale del loro viaggio è proprio la Drina, dove le attende un appuntamento con il passato e qualche fantasma da esorcizzare. I personaggi in cui si imbattono lungo la strada – quasi tutti con una passione per il r’n’r: la musica ricopre un ruolo fondamentale in questa storia – sono tutti accomunati da solitudini che sommandosi non si annullano, e presi uno a uno ben riflettono tensioni e speranze in cui è immerso il presente di questi paesi: il limbo di una transizione infinita.

C’è chi, specie tra gli uomini, cerca rifugio nel rancore, in un passato (quello jugoslavo) spesso idealizzato, o semplicemente nell’emigrazione e altri che nonostante tutto continuano a coltivare aspirazioni, come il ragazzo che sogna di sviluppare attività di arrampicata sulle pareti di roccia attorno alla Drina poiché, "Sto bene in questo posto. I miei amici si sono trasferiti tutti. A me non va di scappare, io sto bene qui".

Tra i vecchi abitanti dei villaggi lungo la Drina ricorre un detto, quello della Drina storta: non puoi raddrizzare le curve della Drina. È una metafora utilizzata per descrivere il carattere indomabile del fiume e più in generale dell’essere umano: bisogna accettare una persona per quella che è. Eccolo il Tumulto che dà anche il titolo al libro: nell’animo delle protagoniste, nella lotta contro un demone interiore che si tenta di raddrizzare, alla ricerca di un mondo per fare pace con se stesse.

 

* Eugenio Berra è il coordinatore di Viaggiare i Balcani, associazione trentina impegnata dagli inizi degli anni duemila in attività di turismo sostenibile e valorizzazione dei territori dell’Europa sud-orientale. Dopo aver trascorso due anni a Sarajevo tra il 2010 e il 2012, da tre anni vive a Belgrado. Per la casa editrice Cierre ha curato la guida culturale Scoprire i Balcani. Storie, luoghi e itinerari dell’Europa di mezzo.


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