Milk (foto shutterstock)

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In Serbia divampa lo scandalo delle aflatossine, sostanze cancerogene rinvenute soprattutto nel latte. Il governo in difficoltà minimizza e aumenta il tasso consentito di tale sostanza. Il dibattito si sposta sul piano politico: accuse all'opposizione, preparativi per un rimpasto di governo e possibili elezioni anticipate

08/03/2013 -  Dragan Janjić Belgrado

A seguito dei rapporti sull’aumento del livello di aflatossine nel latte acquistato dai cittadini serbi il governo di Belgrado ha reagito in modo veramente unico: modificando la legge ed alzando il tasso consentito della sostanza cancerogena dallo standard europeo dello 0,05 percento allo 0,5 percento. "Avrebbero potuto fare lo stesso con gli automobilisti ubriachi, cioè aumentare per legge il tasso alcolemico nel sangue al 2%", ribattono alcuni dei commenti ironici pubblicati dai media e dai social network locali.

Il ministro dell’Agricoltura Goran Knežević, che è anche un funzionario del partito di governo SNS (Partito progressista serbo), sin dall’inizio ha dirottato la questione sul livello politico, affermando che dietro lo scandalo c’è lo zampino del Partito democratico (DS), oggi all’opposizione. Questo perché è stato Goran Ješić, funzionario del DS e segretario all’agricoltura del governo della provincia autonoma della Vojvodina, a rivelare per primo l’informazione sull’aumento del tasso di aflatossine nel latte.

Il tentativo di avviare un serio dibattito sulle capacità delle istituzioni preposte al controllo della sicurezza alimentare e sulla preparazione del ministero competente, al fine di risolvere concretamente il grave problema, è stato completamente affossato dalla campagna contro l’opposizione, che viene accusata di minare intenzionalmente il settore agricolo serbo. Come in una commedia di cattivo gusto, il ministro Knežević ha dichiarato allo stesso tempo che in Serbia non ci sono aflatossine e che sono state chiuse alcune aziende agricole. Nel frattempo, dai laboratori della Germania e dell’Olanda sono iniziati ad arrivare i risultati, che confermano l’elevato livello di aflatossine nel latte serbo.

Ci pensa Vučić

Considerando che la questione sta sfuggendo di mano, diventando sempre più grave, il vicepremier e leader dell’SNS Aleksandar Vučić è intervenuto personalmente, annunciando che a causa delle gravi inadempienze saranno licenziate almeno quattro persone nelle istituzioni preposte al controllo della qualità alimentare. Vučić, in un’intervista rilasciata ad inizio settimana, ha persino accennato ad un rimpasto di governo, lasciando aperta quindi anche la possibilità di una destituzione del ministro Knežević.

Vučić è oggi ministro della Difesa, e la destituzione del ministro dell’Agricoltura e dei relativi servizi di ispezione veterinaria non sono certo di sua competenza. Tuttavia, è senza dubbio il politico più potente del paese, considerato il fatto che è anche il leader del più forte partito serbo e che ha il controllo dei servizi di sicurezza. Grazie a ciò, come dimostra il caso delle aflatossine, Vučić può direttamente impartire ordini ai ministri e al premier.

Questo fatto, forse più del solo scandalo delle aflatossine, illustra bene il preoccupante livello di caduta della credibilità delle istituzioni serbe. Il ministero dell’Agricoltura aveva espressamente rifiutato ogni possibilità di errore nel sistema di controllo prima ancora che Vučić dichiarasse chi deve essere licenziato. Difetti del genere riguardano anche altri ministeri, e il leader dell’SNS, per quanto si dia da fare, non può riuscire di persona a tappare tutte le falle.

L’esternazione di Vučić non ha avuto il pregio di aprire lo spazio per un dibattito serio sulla credibilità delle istituzioni che si occupano del controllo alimentare in Serbia e sulla capacità del governo di organizzare e attrezzare queste istituzioni in modo responsabile. L’accento lo ha posto invece sull’opposizione, accusandola di attaccare il governo sfruttando lo scandalo del latte avvelenato, e quindi non differenziandosi granché dal comportamento di Knežević.

Vučić dà quindi l’impressione di un leader che ha iniziato la campagna elettorale per le nuove elezioni, piuttosto che quella di un politico che ha deciso in modo risoluto di mettere ordine in un settore così importante e delicato quale è il controllo della qualità alimentare. In una agguerrita uscita televisiva il vicepremier  ha persino fatto riferimento alla possibilità che si tengano elezioni anticipate, dopo che la Serbia avrà ottenuto la data di avvio dei negoziati con l’Unione europea.

Lo scandalo del latte avvelenato da solo non può portare al rimpasto di governo, semplicemente perché scandali del genere in Serbia sono all'ordine del giorno, e i nuovi scandali riescono sempre a coprire quello precedente. Ad esempio, per settimanesotto i riflettori  c’è rimasto  il premier Ivica Dačić, costretto ad ammettere di essersi incontrato con persone vicine ai narco-boss serbi. Ma il tema è completamente sparito dai media dopo che è divampato lo scandalo delle aflatossine.

Rimpasto di governo ed elezioni anticipate

Motivi più  profondi spingono Vučić ad affrontare il discorso sul rimpasto di governo e sulla possibilità di elezioni anticipate. Probabilmente egli è ben consapevole che il governo guidato dall’SNS non gode di buona salute, e le negligenze sulla questione delle aflatossine sono solo l’ultimo di una serie di fatti che mostrano tutta la goffaggine e incompetenza dell’attuale governo. Col passare del tempo e l’aumento della crisi sociale ed economica diventeranno sempre più evidenti, il che porta a pensare che anche la popolarità dell’SNS potrebbe essere minacciata.

L’assegnazione della data di avvio dei negoziati con l’Unione europea, probabile per il prossimo giugno, potrebbe essere la prima vera occasione per indire elezioni anticipate. L’SNS entro tale data potrebbe restare un partito stabile e forte, e la possibilità di vittoria alle elezioni, che a questo punto si potrebbero tenere in autunno, diventerebbe concreta. Il rimpasto di governo nelle prossime settimane, che ormai è un’opzione più che reale, serve per impedire un’ulteriore calo di credibilità del governo e dimostrare la prontezza dell’SNS nel risolvere i problemi, corroborata anche con il fatto che è pronto a licenziare anche i suoi ministri.

Lo scandalo del latte avvelenato, quindi, si smorzerà se alcuni funzionari, e forse anche i ministri, saranno destituiti. Anche perché all’opinione pubblica non verrà precisato quali sono i veri motivi dei licenziamenti, ma piuttosto si insisterà sulla prontezza della coalizione di governo nel compiere mosse che siano “nell’interesse dei cittadini”, e sugli attacchi dell’opposizione.  Nel frattempo emergeranno altri scandali che attenueranno gli effetti negativi del comportamento totalmente irresponsabile del ministero dell’Agricoltura riguardo le analisi sul livello illegale delle aflatossine nel latte.

L’opinione pubblica serba resterà così priva delle risposte ad alcune domande importanti. Perché il governo e le istituzioni competenti non hanno preso le misure necessarie subito dopo la raccolta del mais, quando era chiaro che il livello di aflatossine era aumentato a causa della siccità e che di conseguenza avrebbe danneggiato il latte e la carne? Perché il governo non ha fatto nulla dopo che le informazioni sulle aflatossine sono iniziate ad arrivare dai paesi della regione? Le istituzioni, e i rispettivi organi di ispezione, agiscono davvero in modo autonomo oppure aspettano il via libera politico per poter agire?

 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l'Europa all'Europa


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