Simona Halep (Wikimedia)

Simona Halep, 22 anni, tennista, è alle porte della top ten della classifica mondiale. La giovane giocatrice sta entusiasmando i romeni. Ma corre il rischio di doversi portare sulle spalle le aspirazioni di un paese intero

22/01/2014 -  Radu Naum

(Pubblicato originariamente da Gazeta Sportulirol, selezionato da “Le Nouvelles de Roumanie” e OBC)

Da qualche tempo un'onda di calore colora le nostre guance e ci fa ritrovare a chiacchierare agli angoli delle strade. Ed eccoci, noi romeni, a rialzare la testa con fierezza. E' come una resurrezione che investe le redazioni sportive, dove le invettive acide sugli arbitraggi sono sempre rallegrate da apici di ammirazione. E persino chi aspetta di andare in vacanza nella sua dacia di campagna frena, chiedendosi dove potrà vedere le partite di Simona.

Ma la nuova stella è nata sotto un cielo deserto. E miriadi di occhi persi nelle tenebre si alzano verso questa giovane piccola ma robusta, il cui idolo è il calciatore Gheorghe Hagi, considerato uno dei migliori giocatori del mondo negli anni Novanta. “Il mio sogno è di diventare come Hagi. Ammiro tutto quello che ha fatto come calciatore, e come uomo”, dice Simona.

Ha percorso un cammino favoloso, un successo di pubblico (nel 2013 ha scalato la classifica WTA, dalla 47sima alla 11sima posizione), e di stampa. I media l'hanno seguita dal... suo intervento di riduzione del seno - trattato come se si fosse trattato di un evento porno - alla sua ascesa nel tennis: entrambi eventi del secolo in Romania.

Quella profonda sindrome da svezzamento

Simona si è aperta la sua strada da sola. Ben per lei. Ma adesso sola non lo è più. Sarà davvero interessante vedere come evolverà questo amore, tra lei e noi.

Sempre alla ricerca di un primo posto che sfugge, attraversiamo una profonda crisi di rappresentazione. Senza una Nadia Comaneci, un Ilie Nastase, un Gheorghe Hagi siamo come passeggeri su un autobus senza autista.

Malgrado le sue performance incredibili, Simona ha ancora una lunga strada davanti a sé per conquistare il titolo di star mondiale. Ma noi romeni l'abbiamo già piazzata sul trono vacante di leader emozionale di un paese intero.

Forse però è il momento di farsi qualche domanda. Questo amore che ci divora svela una profonda sindrome da svezzamento. Non produciamo più dive. E, sfortunatamente, i giocatori della nazionale di calcio, che si sono lasciati sfuggire la qualificazione per i mondiali in Brasile, non sono riusciti a dissipare tutta la pressione emotiva che finisce sul posarsi sempre sulle spalle di una sola persona. Per ora Simona è come una preda che attraversa la strada di un popolo affamato, una giovane madre per milioni di orfani.

Cercasi supereroi

Ma c'è qualcosa che non torna. Se siamo così tanto bisognosi di super eroi, perché non riusciamo a produrne con una cadenza decente? E, sia chiaro, questa non è una questione che riguarda i governanti, ma i governati. Simona, che sarà glorificata ad nauseam, è ripresa senza alcun imbarazzo, incolpata di tutti i recenti insuccessi, spinta verso il Grande Slam ("E' il momento di vincere il Grande Slam", ha richiesto il vecchio campione Ilie Nastase), come se noi avessimo il diritto di chiederle la luna, mentre non siamo capaci neanche di fare ordine dentro casa nostra.

Una moltitudine parlante la stessa lingua, un insieme di cittadini che si compiacciono nell'inganno, e le illusioni si trasformano improvvisamente in pretese. Fino ad ora Simona ha avuto il buon senso e la buona educazione di portarci sulle sue spalle. Ma la sua carriera rischia di deragliare perché Simona, da sola, non potrà sopportare, a meno di avere una psiche d'acciaio, le frustrazioni di un paese intero.

Dopo la finale vinta del torneo di Sofia (il 2 novembre scorso) qualcuno, Simona ancora in campo, le ha porto un telefono. Qualche pezzo grosso, sicuramente. Ben venga che si faccia piccolo, per un istante.


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