Victor Ponta intervistato dai media rumeni a seguito di una riunione del suo partito (flickr/Partidul Social Democrat)

La procura romena ha sollevato accuse di corruzione nei confronti del premier Victor Ponta. Che però si è fatto scudo dell'immunità parlamentare. Una rassegna

11/06/2015 -  Mihaela Iordache

La lotta contro la corruzione in Romania e arrivata a toccare anche il primo ministro Victor Ponta, che è anche presidente del principale partito della Romania, quello dei Socialdemocratici (PSD). Ponta viene accusato dalla Direzione anticorruzione della procura (DNA) di reati che sarebbero stati commessi prima della sua nomina a primo ministro – falso in atto pubblico, evasione fiscale e riciclaggio – e di un reato specifico commesso durante il suo incarico da premier, quello di conflitto di interessi per la nomina alla carica di ministro di Dan Sova, di cui Ponta era stato avvocato.

Ponta è ancora deputato e in quanto tale gode dell’immunità parlamentare. La richiesta della DNA alla Camera dei Deputati del via libera per l'avvio delle indagini nei confronti di Ponta è stata bocciata martedì scorso con 231 voti contro e soli 120 a favore.

“La legge non è uguale per tutti”, hanno subito titolato alcuni quotidiani di Bucarest commentando la decisione della maggioranza governativa di fare scudo attorno al premier.

Dura ed immediata anche la reazione del presidente della Romania, Klaus Iohannis. Senza mezze parole, il capo dello Stato ha definito il giorno del voto della Camera dei Deputati come “un momento triste per la democrazia della Romania, un giorno triste per i milioni di cittadini che credono nei valori democratici e che desiderano una politica fatta con responsabilità, integrità e con onore”. Iohannis si è poi chiesto retoricamente: ”Cosa può pensare della vicenda una persona che ricopre cariche locali e che può essere indagato e giudicato per conflitto d’interesse, mentre il suo premier no?”.

Il presidente romeno aveva chiesto nei giorni precedenti a Ponta di dimettersi e mettersi a disposizione della giustizia.

Alle dimissioni il premier romeno non ha mai pensato ed anzi si è dichiarato non solo innocente ma vittima di “un tentativo di colpo di stato”, organizzato dall’opposizione con l’aiuto dei pubblici ministeri.

La Romania, pur membro dell'Unione europea dal 2007, non è ancora riuscita ad ottenere il via libera per l'adesione allo spazio Schengen. Uno dei paesi che vi si oppongono ripetutamente è l'Olanda la cui ambasciata in Romania reagisce sempre sui più eclatanti casi di corruzione. Lo ha fatto anche a seguito della decisione “salva Ponta” del parlamento ribadendo l'importanza che “tutti i cittadini siano uguali di fronte alla legge” e considerando che “gli sviluppi recenti in parlamento mettono in rilievo problemi ed atteggiamenti relativi a giustizia e corruzione in tutto il paese”.

Anche l'ambasciata Usa a Bucarest ha rilasciato un comunicato stampa nel quale – pur non entrando nei casi specifici – si afferma che “ogni accusa di violazione della legge da parte di funzionari governativi deve essere indagata pienamente e senza interferenze e la legge deve essere applicata in modo uguale per tutti”. Hanno espresso preoccupazione anche le ambasciate di Gran Bretagna, Germania e Francia.

Nel frattempo il presidente della Camera dei Deputati Valeriu Zgonea e il presidente del Senato Calin Popescu Tariceanu, sostenitori di Ponta, hanno inviato una lettera a tutti gli ambasciatori stranieri accreditati a Bucarest. Una lettera in cui si legge che “l'attuale opposizione [i liberali del presidente Klaus Iohannis, ndr] stanno tentando di forzare la caduta di un governo legittimo utilizzando il sistema giudiziario come strumento per accedere al potere”. I due presidenti del Senato e dalla Camera accusano inoltre l’opposizione di aver lanciato “una guerra contro l’ordine costituzionale della Romania”, desiderando il boicottaggio del parlamento e augurandosi di generare proteste di strada illegali per creare pressione e spingere la Romania nel caos.

Dal canto suo, Ponta ammette di aver valutato ad un certo punto le propri dimissioni ma ha deciso di rimanere in carica per garantire la stabilità del paese e per evitare una crisi politica che a suo avviso rischierebbe di protrarsi per mesi.

Anche i presidenti di Camera e Senato nella loro lettera agli ambasciatori stranieri hanno sottolineato che la Romania sotto il governo Ponta non solo è riuscita a superare la crisi economica ma sta anche registrando una crescita economica positiva per tre anni di seguito.

“Argomenti” che non riescono però a convincere del tutto chi in Romania crede nella giustizia e nella lotta contro la corruzione.


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