Un'immagine tratta dal film "Sitting next to Zoe" di Ivana Lalović

Due film balcanici su sette nel concorso internazionale. Anche quest’anno il Bergamo Film Meeting, giunto alla 32° edizione, guarda con attenzione all’est

05/03/2014 -  Nicola Falcinella

Da sabato 8 a domenica 16 la tradizionale manifestazione bergamasca si ripresenta con proposte varie e articolate (programma in www.bergamofilmmeeting.it): la Mostra concorso con i film votati dal pubblico in sala; la retrospettiva sull’attore britannico Dirk Bogare; la sempre più corposa sezione di documentari “Visti da vicino”, “Europa: femminile, singolare” con le personali dell’islandese Solveig Anspach, l’austriaca Jessica Hausner e la napoletana Antonietta De Lillo (compreso il recente “La pazza della porta accanto – Conversazione con Alda Merini”), anteprime (la fiaba metropolitana “La Luna su Torino” di Davide Ferrario), cult movie, la tradizionale Fantamaratona del venerdì notte e la presenza dell’animatore francese Pierre-Luc Granjon cui è dedicato un omaggio.

La scuola romena

Il concorso internazionale è composto da soli film d’esordio e sulla carta è molto interessante. Spicca il romeno “Roxanne” di Vali Hotea, già presentato a Locarno, che sabato sera inaugura la competizione. Un esordio molto interessante ambientato nel 2009, quando il quarantenne Octavian Tavi, scopre che nell’89 era stato denunciato alla Securitate da un misterioso “capitano”. La colpa aver dedicato, durante un programma radiofonico, la canzone “Roxanne” dei Police alla sua ragazza del tempo Roxana.

Soprattutto scopre che il figlio Roxana ha con un medico, con il quale vive una vita agiata, potrebbe essere suo. La vita di Tavi, che lavora per una rivista, si complica: il medico è anche suo amico, mentre la sua giovane convivente vuole trasferirsi a Tallinn come responsabile di un nuovo negozio. La vicenda piano piano cresce e si allarga, esplora la società e la storia recente romena, mette in discussione la famiglia, gli arricchiti e il loro rapporto con il regime comunista. C’è chi si barrica dietro sicurezze, ricchezze e privilegi e chi invece si accorge di essere disposto a mettersi in dubbio. Un lavoro solido che rientra nei canoni della scuola romena, che fa emergere sempre una complessità di temi sotto l’apparente linearità.

Seducimi

Un’altra scuola di cinema che negli ultimi anni è garanzia di bei lavori, anche se raramente arrivano sui nostri schermi, è la slovena. L’ultima scoperta si chiama Marko Šantić, regista di "Zapelji me – Seduce Me" già premiato al Festival del cinema sloveno di Portorose.

Un racconto vibrante e partecipe della vita del diciannovenne Luka, abbandonato dalla madre quando ne aveva dieci. Il giovane, dalla forte personalità, fugge dalla casa famiglia dove era ospite, cerca un monolocale in affitto e trova lavoro in un macello, dove però si scontra con la prepotenza dei più adulti. Intanto cerca il luogo dove è sepolto il padre e si lega a una collega tormentata almeno quanto lui.

Segreti di famiglia, incomprensioni, una violenza pronta a esplodere, con i giovani più pronti a perdonarsi di quanto non lo siano gli adulti. Šantić sembra voler fare un film di pedinamento alla Dardenne, ma non imita e trova una sua strada personale con scelte di regia molto decise. Non vuole fare un trattato sociale ma, senza spiegare troppo, racconta le relazioni di Luka con le persone che gli stanno intorno e le delusioni che riceve dagli adulti. Gli attori sono molto bravi e ben diretti: il protagonista Marko Mandić, Nina Rakovec rivelazione di “Izlet - The Trip” oltre a Peter Musevski, Natasa Barbara Gracner e Igor Samobor.

In “Visti da vicino” i documentari “Praznovanje – Festa” del bosniaco Dajan Javorac (l’inverno e l’isolamento sul monte Manjaca), “The Undertaker – Il becchino” del serbo Dragan Nikolić (storia di Bata che lavora per una grande ditta del settore funerario, che riporta a casa i serbi o rimpatria i turisti morti all’estero) e “Gangster te voli – Gangster of Love” del croato Nebojša Slijepcević: un organizzatore di matrimoni cerca di trovare marito in Croazia a una madre single bulgara). Infine il cortometraggio sloveno “Maks” di Sara Kern inserito tra i migliori lavori di registe donne delle scuole di cinema europee.

Passando a Milano

Infine un breve accenno al 21° Sguardi altrove Film Festival di Milano, dedicato alle registe donne, in programma dal 13 al 23 marzo (Spazio Oberdan e Cinema Beltrade, www.sguardialtrove.it) dove è stato selezionato in concorso “Sitting Next To Zoe” della serba che vive in Svizzera Ivana Lalović. Una commedia adolescenziale on the road che funziona, con due protagoniste indovinate. La bella Asal, figlia di immigrati turchi (vengono da Diyarbakir), sta per andare al liceo. L’amica rotondetta Zoe non vuol fare la commessa come la madre e sogna di fare la truccatrice delle star.

La famiglia di Asal è la classica famiglia immigrata che lavora e spera nella figlia e nello studio per il riscatto sociale. Qualcosa cambia quando conoscono un bel ragazzo svedese, Kai, che fa il meccanico da uno zio durante le vacanze. L’amicizia, l’amore, il tradimento, la gelosia, il contrasto tra le periferie anonime e la natura, visti dagli occhi di due giovanissime senza perdere la leggerezza. Sempre con in testa il sogno di andare a Parigi: “Dobbiamo essere come Dolce e Gabbana” è il loro slogan. Tra le scene più belle, quella del trucco e delle foto per il book fotografico di Asal.

Nel concorso documentari “Le donne raccontano” ci sono le comunità serbe del Kosovo in “Kosma” di Sonja Blagojević e l'ironia applicata alle immagini d’archivio dell’ex Jugoslavia in "Jugoslavia, How Ideology Moved Our Collective Body" di Marta Popivoda. Documentario collettivo milanese è “Capulcu, Voices From Gezi” di Carlo Prevosti, Benedetta Argentieri, Stefano Zoja e Claudio Casazza sulle proteste di Istanbul delle scorso anno, tra testimonianze dei giovani dimostranti e la repressione del governo Erdoğan.


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