Hrvoje Zovko, screenshot da un'intervista alla rete N1

Hrvoje Zovko, screenshot da un'intervista alla rete N1

Per la seconda volta la televisione pubblica croata HRT licenzia Hrvoje Zovko, giornalista, alle spalle numerosi anni in difesa della libertà dei media. Per il datore di lavoro si tratterebbe di inadempienza contrattuale, per l’avvocatessa che difende Zovko, Vanja Jurić, volontà di punirlo per la sua attività sindacale

12/03/2021 -  Giovanni Vale Zagabria

Si ricomincia. Questo martedì, la televisione pubblica croata (HRT) ha licenziato nuovamente Hrvoje Zovko, giornalista di lungo corso e presidente dell’Associazione dei giornalisti croati (HND) dal 2018. Proprio in quell’anno, Zovko era stato licenziato una prima volta dall’emittente televisiva, ma nel 2020 la giustizia croata aveva imposto alla HRT di riassumerlo, sentenziando come illegittimo il licenziamento. Ora, quella saga pare ricominciare da zero, in un contesto sempre più pesante di pressioni sull’HND e sull’indipendenza del giornalismo.

Licenziato due volte

”La storia si ripete, non solo per il fatto che continuano ad abusare di me con le stesse false accuse di tre anni fa, ma anche per il fatto che, come l'ultima volta, tutto il pubblico è stato informato del mio licenziamento prima di me”, ha dichiarato Hrvoje Zovko al portale croato Index. “Innanzitutto le accuse sono false. In secondo luogo, dal comportamento della HRT appare evidente come non si tratti di mie violazioni degli obblighi di lavoro, ma piuttosto di un loro desiderio di vendetta”, ha aggiunto il giornalista. L’avvocatessa che difende Zovko dal 2018, Vanja Jurić, ha assicurato: “Sono certa che proveremo ancora una volta che si tratta di una decisione ingiusta e di una vendetta che va avanti da tre anni. Non c’è violazione del rapporto di lavoro ma voglia di punire il presidente dell’HND e di intimidirne gli altri membri”.

Quali sono le accuse in ballo e cosa sta succedendo a Zagabria? Premettiamo che Hrvoje Zovko non ha ancora ricevuto una comunicazione formale del suo licenziamento e che dunque aspetta di conoscerne il motivo ufficiale. Tuttavia, sulla stampa croata circolano già delle indiscrezioni. Interrogata da Index, la direzione della televisione pubblica croata ha ad esempio confermato il licenziamento, giustificandolo sulla base di un “comportamento violento” di Hrvoje Zovko, emerso da “una denuncia anonima”. La HRT avrebbe condotto “un’inchiesta interna” e individuato dei testimoni che hanno “confermato le accuse della vittima, sancendo in modo inequivocabile l'esistenza di un comportamento estremamente inappropriato e non professionale da parte di Hrvoje Zovko”. Tuttavia, stando a quanto rivelato dal settimanale Nacional , l’inchiesta interna alla HRT sarebbe stata condotta unicamente dal direttore, Kazimir Bačić, che avrebbe interrogato i testimoni senza coinvolgere i commissari disciplinari e infine deciso di licenziare Zovko senza ascoltare la sua versione dei fatti.

Anche nel 2018, Zovko era stato accusato di aver aggredito una collega, ma negli ultimi due anni la giustizia croata gli ha dato ragione per due volte, fino a costringere la HRT a riassumere il suo dipendente (quel processo è però ancora in corso perché l’emittente pubblica ha deciso di fare ricorso alla Corte suprema). Ecco perché Zovko parla di una storia che “si ripete”. Questa volta, tuttavia, l’azione della televisione croata non coinvolge soltanto il presidente dell’HND ma altre due giornaliste: Maja Sever, presidente del Sindacato croato dei giornalisti (SNH) e dipendente della HRT, e Sanja Mikleusević Pavić, rappresentante dell’HND in seno alla HRT. Entrambe sono state accusate da Kazimir Bačić, durante una seduta del Comitato sui media del Parlamento croato, di aver negato il loro aiuto ad una vittima di molestie sessuali impiegata nella televisione pubblica: un’accusa che entrambe le reporter respingono. Ieri, infine, secondo i media croati, Maja Sever (una delle giornaliste televisive più note in Croazia) avrebbe ricevuto un avvertimento pre-licenziamento dalla HRT per aver rilasciato delle interviste senza prima informare la direzione. Tuttavia la HRT ha tenuto a precisare che "non è vero che Maja Sever ha ricevuto un 'avvertimento prima del licenziamento' per le sue uscite sul Nacional. HRT non contesta in alcun modo le attività sindacali e le apparizioni pubbliche della collega Sever. Tuttavia, la collega è obbligata, come tutti i dipendenti della HRT, a rispettare la legge - così è stata 'avvertita' via e-mail della sua violazione delle disposizioni della legge sul lavoro".

La HRT contro la stampa croata

Se vi sembra ci sia molta carne al fuoco è perché effettivamente è così. Dal 2016, ovvero da quando il governo di estrema destra del premier Tihomir Orešković ha cambiato tutti i vertici della HRT, la televisione pubblica croata ha avviato una vera e propria guerra contro altre testate e tanti giornalisti, anche tra i suoi dipendenti. Il caso di Hrvoje Zovko è dunque solo la punta dell’iceberg (può essere interessante rileggere l’intervista che Zovko ha dato a OBCT nel 2018 dopo il suo primo licenziamento). Molte delle cause per diffamazione avviate negli anni dalla HRT (nel 2019 se ne contavano oltre trenta) si sono concluse con degli accordi privati tra l’emittente e le testate coinvolte, i cui dettagli non sono stati resi noti al pubblico. Altri processi sono invece ancora in piedi, come quello contro l’HND (la TV chiede circa 26mila euro di danni per diffamazione) e contro Sanja Mikleusević Pavić, a cui la HRT chiede quasi 7mila euro sempre per diffamazione. Contro il presidente dell’HND, la televisione ha ben quattro cause in corso, per diffamazione (a livello sia civile che penale), per non aver restituito del materiale di lavoro (dal valore di circa 1.300 euro) e, come già menzionato, per il licenziamento del 2018.

Questa situazione quantomeno insolita per un’emittente pubblica ha già suscitato la preoccupazione di diverse organizzazioni di tutela della libertà di stampa a livello europeo. Hanno reagito Reporters Sans Frontières , il Consiglio d’Europa , la Federazione europea dei giornalisti o ancora l’OSCE . Niente, tuttavia, è cambiato a Zagabria. Anzi, l’azione di questa settimana contro Zovko, Sever e Mikleusević Pavić mostra come la guerra dell’HRT contro la libertà di espressione stia diventando ancora più sporca. Qualche settimana fa, parlando al Comitato per i media del Parlamento croato, il direttore della HRT Kazimir Bačić ha respinto la proposta di creare una commissione indipendente per indagare sui casi di molestie sessuali interni alla televisione, sostenendo che la struttura già dispone di quattro commissari disciplinari. Tuttavia, nel caso di Zovko, Sever e Mikleusević Pavić, i commissari non sono stati coinvolti.

“Perché non c’è una procedura unica? Perché da oltre una settimana, Bačić rifiuta di incontrarmi e ascoltare la mia versione dei fatti? Vengo accusata pubblicamente e ingiustamente senza essere stata interpellata in alcun momento”, s’indigna Maja Sever, che ha denunciato Bačić all’organo disciplinare interno alla HRT, convinta che il direttore voglia soltanto un “discreditare” la stessa giornalista e il sindacato di cui è alla guida. “Non so nemmeno come commentare questa situazione. Questa ‘inchiesta’ che Kazimir Bačić avrebbe condotto da solo è una farsa tragicomica. Il fatto che ci siano due pesi e due misure nella HRT lo si vede anche da un aereo”, conclude Sanja Mikleusević Pavić. Interpellato dal settimanale Nacional , il ministero della Cultura (responsabile anche del settore media) si è limitato per il momento a sottolineare “l’importanza di un trattamento uniforme di tutti i dipendenti della TV pubblica”. Ma il governo croato dovrà prima o poi intervenire: da quattro anni a questa parte la HRT conduce delle cause giudiziarie pretestuose a spese del pubblico e si è guadagnata il primato europeo di essere l’unica emittente pubblica a giudizio contro l’associazione dei giornalisti nazionale. Un fatto davvero non degno di uno stato fino a pochi mesi fa alla presidenza del Consiglio dell’Unione europea.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del Media Freedom Rapid Response (MFRR), cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea.

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