Foto © Ruslan Grumble/Shutterstock

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Sono oltre mille i processi in corso contro i giornalisti o i media croati, e la lista non è completa. La denuncia dell'Associazione dei giornalisti croati

18/01/2019 -  Giovanni Vale Zagabria

Dal punto di vista della libertà di espressione e della sicurezza dei giornalisti, in Croazia il 2019 pare cominciare con i peggiori auspici.

Gli ultimi giorni del 2018 hanno infatti portato due notizie preoccupanti per i reporter del paese: prima, un portale satirico è stato condannato per aver scritto delle “falsità” in un articolo di fantasia; poi, l’Associazione dei giornalisti croati (HND) si è vista citare in giudizio dalla televisione pubblica (HRT) che chiede 70mila euro di danni per alcuni commenti critici nei suoi confronti.

Purtroppo, non si tratta di eccezioni, ma di un trend che si sta confermando nel paese: è sempre più frequente, per chi fa giornalismo, essere trascinato in tribunale con l’accusa di diffamazione. L’HND, che in questi giorni sta contando tutte le cause aperte nei confronti dei colleghi, anticipa ad OBCT i dati finora raccolti: "Vi sono ad oggi più di mille processi in corso contro i giornalisti o i media croati”. E la lista non è completa.

Il “Lercio” croato condannato per aver scritto cose non vere

NewsBar.hr è un portale satirico ed umoristico, alla stregua del nostro Lercio.it . Pubblica quotidianamente articoli di politica, sport, economia… e ha persino una dichiarata sezione “clickbait”, oltre che un canale video.

Le “notizie” spaziano dalla "nonna zagabrese (che) batte il record dei 100 metri piani nel prendere il tram ", fino alla presentazione dell’ultima hit dei mercatini di Natale a Zagabria: il "sarmoled ", un mix tra il gelato (sladoled) e il tradizionale cavolo farcito (sarma). Nella sezione politica, tutti i volti più noti finiscono regolarmente nel mirino della satira, con ad esempio la presidente croata Grabar-Kitarović che "sposta il suo ufficio in Spagna per occuparsi del Real Madrid ".

In questo contesto, il caso Bujanec vs. News Bar rasenta i limiti dell’assurdo. Nel 2015, il portale pubblica un articolo dal titolo: «Bujanec rianimato al pronto soccorso, dopo aver letto della confisca di un carico di cocaina da 44 milioni di euro». La storia (inventata) fa riferimento al fatto che Velimir Bujanec, un presentatore televisivo di estrema destra, è stato condannato nel 2014 per aver pagato una prostituta con della cocaina.

Per il giudice, "i fatti e gli eventi riportati nell’articolo sono inventati" e "pubblicati con lo scopo di discreditare moralmente (Bujanec)". Il fatto che nelle condizioni d’uso del portale Newsbar.hr sia precisato che tutte le notizie sono false non è sufficiente perché "non tutti i lettori ne sono al corrente", prosegue il giudice. Morale della favola: il portale è condannato in primo grado a pagare 12mila kune (1.600 euro circa) a Bujanec. La direzione di Newsbar.hr ha annunciato che farà ricorso.

La televisione pubblica croata contro tutti

Il caso della HRT è, se possibile, ancora più sinistro. Tra Natale e Capodanno, la televisione pubblica croata ha chiesto all’Associazione dei giornalisti croati (HND, fondata nel 1910) e a due dei suoi massimi esponenti di pagare una somma complessiva di 500mila kune (circa 70mila euro), per "danni all’onore e alla reputazione".

Ad essere considerati diffamatori dall’HRT, sono un comunicato pubblicato sul sito dell’HND nel settembre scorso e firmato dalla responsabile per la televisione pubblica in seno all’HND Sanja Mikleušević Pavić e alcuni interventi pubblici del presidente dell’HND Hrvoje Zovko. In entrambi i testi, vengono criticate alcune decisioni editoriali dell’HRT e si condanna il possibile coinvolgimento della stessa nello scandalo della rivendita dei biglietti per la Coppa del mondo riservati alla televisione.

L’azione in giustizia della HRT ha fatto scalpore non soltanto per le motivazioni o per la somma richiesta, ma anche perché si inserisce in quella che sembra essere ormai una pratica assodata. L’HND nota infatti che la televisione pubblica croata ha sviluppato l’abitudine di citare in giudizio chiunque la critichi: negli ultimi mesi, una ventina di cause sono state intentate contro otto testate diverse. "È un chiaro esempio di censura", commentano dall’HND.

La vicenda diventa ancora più allarmante se inserita nel suo contesto. Come in Italia, la dirigenza della Tv pubblica è decisa dalla maggioranza al potere. Due anni fa, ai tempi del governo Orešković, la HRT ha sostituito nel giro di tre giorni una sessantina di redattori e caporedattori e, da allora, il numero di giornalisti licenziati è aumentato di pari passo con le accuse di censura interna e pressioni politiche.

Lo stesso Hrvoje Zvonko, presidente dell’HND, è stato licenziato senza preavviso nel settembre scorso dopo aver denunciato alcune pressioni interne in seno alla HRT. Nel frattempo si assiste a un fuggi fuggi di giornalisti che dalla HRT passano alle televisioni private, N1 in primis.

Peggio che negli anni Novanta?

Discutendo con i giornalisti croati e soprattutto con chi è impegnato nei sindacati o all’HND, non è raro sentirsi dire che la situazione della stampa oggi è "peggiore che negli anni Novanta". Può sembrare un’esagerazione, considerato che, durante e dopo la guerra (1991–1995), la Croazia è stata governata in modo autoritario dal primo presidente Franjo Tuđman (1922–1999). Ma i dati sembrano confermare questa versione.

"In quanto al numero di condanne contro i media, il 2018 ha registrato il dato più alto dall’indipendenza della Croazia nel 1991, con alcuni verdetti così illogici che potrebbero essere interpretati come attacchi contro la libertà di espressione". Inizia così un recente articolo di Euractiv sulla situazione dei media in Croazia, analizzando alcuni casi che hanno colpito i principali organi di stampa croati.

Tra le cause di questa situazione, è menzionata anche la legge voluta dal governo socialdemocratico nel 2013 e che ha introdotto il reato di shaming, una variante della diffamazione che può essere invocata dalla persona offesa qualora questa consideri che un articolo l’abbia fatta vergognare, anche se per dei fatti veri. Sta al giudice, poi, valutare se ci fosse pubblico interesse nel pubblicare il fatto.

In Croazia, "è possibile fare causa ai giornalisti anche per dei fatti acclarati", lamenta Oriana Ivković Novokmet dell’associazione GONG, impegnata nel monitoraggio dei processi democratici e del pluralismo nel paese. La nuova normativa si aggiunge ad un generale "caos nel sistema" e al fatto che "i giudici non vogliono occuparsi del nocciolo del problema", producendo così "un’ondata di cause contro i giornalisti".

Oltre mille, appunto, le cause tuttora in corso contro giornalisti e testate appartenenti al gruppo Hanza media (Jutarnji List, Globus…), al gruppo Styria (Večernji List, 24 Sata…), o ancora ai portali Index et T-Portal e ai settimanali Nacional e Novosti. Inoltre, precisa l’HND, questi dati non tengono ancora conto di grandi organi di stampa come RTL, Nova TV, Slobodna Dalmacija, Novi list e altri.

Dall’estero, le prime denunce dell’insostenibilità della situazione in Croazia sono già arrivate, con alcuni eurodeputati che hanno condannato il comportamento dell’HRT e con un comunicato pubblicato anche dalla rete per la libertà di stampa e la sicurezza dei giornalisti nei Balcani (Western Balkan’s Regional Platform for Advocating Media Freedom and Journalists’ Safety ). Nessuna presa di posizione, anche solo formale, da parte del governo di Zagabria.

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto


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