Tomislav Ćorić (foto Arno Mikkor /CC BY 2.0)

Tomislav Ćorić (foto Arno Mikkor /CC BY 2.0 )

Ancora una volta, e in un paese dell’Ue, i giornalisti si trovano sotto attacco. Il ministro dell’Ambiente croato Tomislav Ćorić scredita il giornalista Hrvoje Krešić citando conversazioni private di quest’ultimo. Sconcerto nelle associazioni di difesa dei giornalisti

28/05/2020 -  Giovanni Vale Zagabria

Eravamo abituati a vedere certe scene in paesi non democratici, dove i leader politici usano le conferenze stampa per insinuare, intimidire e screditare, sogghignando davanti ai giornalisti. Questa settimana, questa stessa tecnica è arrivata in Croazia, paese che attualmente presiede il Consiglio dell’Unione europea. Lunedì, durante una sessione di domande e risposte con la stampa, il ministro dell’Ambiente e dell’Energia Tomislav Ćorić ha attaccato il giornalista delle televisione N1 Hrvoje Krešić citando quello che il reporter avrebbe detto in una conversazione privata. "Per caso, so che…", ha detto a più riprese il ministro, prima di riferire il contenuto di uno scambio "tra giornalisti", del quale è "accidentalmente" al corrente. Una sbavatura? Un fraintendimento? Purtroppo, anche nel caso in cui si tratti di semplice incompetenza da parte del ministro (il contenuto della conversazione rivelata è davvero di scarso interesse), la tecnica usata è delle peggiori e certamente indegna di una repubblica democratica.

L’INA, la Croazia e l’Ungheria

Lunedì, il ministro era chiamato a rispondere su una questione di grande importanza per il paese. Si parlava infatti di INA, la compagnia petrolifera di stato croata, e in particolare di un memorandum d’intesa firmato nel 2018 da Ćorić e rivelato dal settimanale Nacional nel suo ultimo numero. Con il memorandum, il ministro ha autorizzato il trasferimento in Ungheria del petrolio prodotto sul territorio nazionale, per essere raffinato là piuttosto che in Croazia. Il fatto ha un importante risvolto politico, che può essere compreso solo se si conosce la recente storia di INA nei rapporti croato-ungheresi.

Brevissimo riepilogo dei fatti dunque: l’impresa croata INA non è più al 100% statale ma, privatizzata nei primi anni Duemila, è oggi per il 49% di proprietà dell’ungherese MOL. L’operazione di privatizzazione è stata facilitata dal Primo ministro Ivo Sanader (in carica dal 2003 al 2009) che a fine anno scorso è stato condannato a 6 anni di prigione per aver ricevuto una mazzetta da 10 milioni di euro da parte del CEO di MOL, Zsolt Hernadi. In cambio, Sanader ha fatto in modo che MOL ottenesse i diritti di amministrazione di INA. La giustizia croata ha ovviamente condannato per corruzione anche Hernadi, ma Budapest si è sempre rifiutata di estradarlo.

Ora, in Croazia INA controlla due raffinerie, a Sisak e Fiume (Rijeka). Negli ultimi anni, MOL ha fatto sapere a più riprese di voler chiudere l’impianto di Sisak e di considerare la stessa sorte per la struttura fiumana. Il governo Plenković, in carica dal 2016, giocando la carta dell’interesse nazionale ha promesso di ricomprare la quota di INA posseduta dagli ungheresi, ma a due mesi dalla fine del mandato (si vota il 5 luglio) non ha fatto nulla. Ecco che, in questo contesto, la rivelazione di un memorandum INA-JANAF (quest’ultima è l’impresa croata di distribuzione del greggio) che faciliterebbe il trasferimento del petrolio in Ungheria suona come un tradimento delle promesse fatte.

La conferenza stampa

Come ha risposto allora il ministro Ćorić su questo caso spinoso? Cercando di screditare pubblicamente chi lo interrogava. "Per caso, so che lei è insoddisfatto della mia scelta dei membri del CdA di INA - ha detto Tomislav Ćorić al giornalista Hrvoje Krešić - e per caso, so anche che lei conosce personalmente uno di quelli che non sono stati scelti". Ćorić ha poi definito il giornalista "una persona marginalmente coinvolta nel business del petrolio". Com’è arrivato a queste conclusioni? "Perché in uno dei gruppi che voi giornalisti usate per comunicare, lei ha espresso delle critiche", ha risposto il ministro a Krešić, aggiungendo "dia un’occhiata ai messaggi che ha mandato in quei gruppi".

"Non è la prima volta che mi succede una cosa del genere, ma forse questo è il caso più esplicito", commenta Hrvoje Krešić. In passato, ricorda il giornalista, si era sentito dire nell’arco di 24 ore di essere "pro-SDP" dal Primo ministro Andrej Plenković e "vicino all’HDZ" dal leader socialdemocratico Davor Bernardić. "Insomma, non è raro che i politici croati si comportino in questo modo. Ma non mi aspettavo che qualcuno insinuasse un giorno che io sarei stato pagato, corrotto", prosegue il giornalista. Krešić sa a quale gruppo fa riferimento il ministro? "Non so, c’è un gruppo moderato dal portavoce del governo in cui si annunciano dichiarazioni, conferenze stampa. Ci capita di commentare alcuni annunci, tra il serio e il faceto. Ma non sono nemmeno sicuro di aver commentato il caso di INA su quel gruppo", risponde il reporter di N1.

Le dichiarazioni del ministro hanno ovviamente atterrito i giornalisti presenti in sala e scatenato una serie a catena di commenti e condanne. Poco importa infatti che Ćorić abbia letto di persona quei messaggi e che sia stato qualcuno - magari anche un giornalista - a rivelargliene il contenuto, il ministro ha comunque deciso di renderli pubblici, lanciando un messaggio ai colleghi croati che dice: "Fate attenzione a quello che dite fra di voi, perché il governo può venirlo a sapere". Si tratta - inutile dirlo - di un comportamento che mina la libertà di stampa nel paese, preferendo la strada dell’intimidazione e dell’attacco diretto a quella della trasparenza e del dialogo.

Le reazioni

Dopo la conferenza stampa, il premier Andrej Plenković ha difeso il suo ministro, assicurando che il suo governo non sorveglia le comunicazioni tra giornalisti ma che qualcuno ha volontariamente dato quell’informazione a Tomislav Ćorić. Della serie, non c’è nessun sistema di sorveglianza dei giornalisti, ma se qualcuno ci riferisce le loro comunicazioni private, perché non usarle per discreditarli? Lo stesso ministro dell’Ambiente e dell’Energia è intervenuto per assicurare che "mai nella mia vita mi sono sognato di infrangere la privacy di una persona e tanto meno di un giornalista". "Semplicemente - ha aggiunto il ministro - ho ricevuto quelle informazioni da ambienti giornalistici".

"È una mossa incredibile e scandalosa", commenta Hrvoje Zovko, presidente dell’Associazione dei giornalisti croati (HND). "Cosa significa questo comportamento? Che chi fa domande legittime sarà attaccato?", si chiede Zovko, che denuncia "non siamo soddisfatti della comunicazione con questo governo: tanti colleghi non hanno mai ricevuto risposte alle loro domande, altri sono vittime di “guerre ibride”, mentre si alimenta nella società la convinzione che i giornalisti siano colpevoli di tutto". All’esecutivo, l’HND chiede ora di "spiegare come il ministro ha ottenuto quelle informazioni" e di "essere più trasparente sulla vicenda INA-MOL".

Dall’opposizione si levano intanto le voci di chi chiede le dimissioni del ministro. Lo fanno il deputato Bojan Glavašević (ex SDP, ora indipendente), così come la piattaforma Možemo!, mentre il leader dei socialdemocratici Davor Berdardić descrive l’azione del ministro "un trucchetto per distogliere l’attenzione dal vergognoso tradimento degli interessi nazionali da parte di Ćorić e Plenković".

Nel pomeriggio di ieri, è arrivato anche l’intervento di Reporters Sans Frontières: "Siamo inorriditi dal fatto che al ministro Ćorić “capiti di sapere” quello che Hrvoje Krešić ha scritto privatamente ai suoi colleghi e che lo usi per discreditare il giornalista".

"È un comportamento inaccettabile da parte di un governo di un paese membro dell’Ue che detiene la presidenza del Consiglio dell’Ue", ha chiosato RSF.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del Media Freedom Rapid Response (MFRR), cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea.

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