Giornalisti al lavoro - © wellphoto/Shutterstock

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In Bulgaria la libertà dei media è tradizionalmente limitata da zone d'ombra, e i giornalisti spesso sottoposti a forti pressioni. In questa intervista con Nelly Ognyanova, una delle principali esperte bulgare di diritto dei media, i fattori legislativi che definiscono la cornice di lavoro del giornalismo nel paese

16/05/2022 -  Francesco Martino Sofia

Nelly Ognyanova è una dei principali esperti di diritto dei media in Bulgaria, ed è stata membro degli organi regolatori dei media elettronici e delle telecomunicazioni nel paese tra il 1998 e il 2001. La Ognyanova è dottore in giurisprudenza, dottore in scienze politiche, professoressa all'Università di Sofia. È stata a capo della cattedra di Studi Europei presso l'Università di Sofia dalla sua creazione nel 1999 fino al 2007. In qualità di esperta interviene regolarmente sui principali giornali, TV e radio in Bulgaria e alimenta un blog personale dedicato alle questioni legislative nel settore dei media.

In diversi ambiti, in Bulgaria si dice spesso: "Abbiamo (formalmente) buone leggi, ma non sono adeguatamente attuate". Vale anche per la legislazione sui media? L'attuale legislazione bulgara sui media è generalmente adeguata a tutelare la libertà di stampa?

Dalla sua adozione nel 1998, la legge sulla radiotelevisione (RTL) ha introdotto gli standard UE nella legislazione bulgara. Qualsiasi revisione della direttiva UE sui media audiovisivi ha portato ad una revisione della RTL. Secondo questa logica, il diritto bulgaro è adeguato quanto il diritto dell'UE allo sviluppo delle tecnologie digitali e dei relativi servizi di media. Nel complesso la legge ha la capacità di tutelare i servizi che rientrano nel suo ambito, ma molto dipende dalla sua attuazione competente e indipendente, questo è vero. La libertà di stampa gode di protezione costituzionale. In Bulgaria non esiste una legge sulla stampa.

Quale pensi sia la questione legislativa che attualmente danneggia maggiormente la libertà dei media in Bulgaria, e perché?

In primo luogo, lo stato di diritto. La cattura dello stato e lo stato di diritto debole ostacolano la soluzione dei problemi nel settore dei media.

Dopo la lunga egemonia politica dell'ex primo ministro Boyko Borisov, durante la quale la libertà dei media in Bulgaria ha visibilmente sofferto, un nuovo governo è salito al potere nel dicembre dello scorso anno. Pensi che il ripristino della libertà dei media sia una priorità per il nuovo governo? Ci sono segnali concreti di un nuovo approccio a questo delicato tema?

Dopo la fine dell'era Borisov, la convinzione comune è che la simbiosi tra media e governo sia finita. Evidentemente questo viene preso in considerazione anche nella classifica di Reporter senza frontiere 2022, dove la Bulgaria guadagna 21 posti e si colloca in 91° posizione.

In questo contesto positivo stanno emergendo alcune nuove preoccupazioni. La nomina di nuovi membri dell'organismo regolatore dei media ha messo in luce le tensioni nella coalizione di governo, facendo parlare i legislatori di "guerra culturale" e "incompatibilità culturale". Finora non si è vista una visione coordinata per il settore dei media. Purtroppo, il vuoto ideologico e organizzativo potrebbe essere riempito da interessi aziendali e privati. Resta da vedere se in condizioni di “guerra culturale” la Bulgaria sarà in grado di adottare una politica dei media veramente democratica.

In questi ultimi mesi in Bulgaria sono diventate sempre più frequenti le SLAPP (Strategic Lawsuits Against Public Participation). RSF ha ripetutamente esortato il governo bulgaro ad adottare una legislazione efficace per proteggere i giornalisti da questa pratica. Perché questo aumento? È stato fatto qualche passo avanti in questo senso?

Le SLAPP sono una preoccupazione particolarmente seria per la società bulgara, che ha di fronte a sé minacce senza precedenti allo stato di diritto. Ci sono stati attacchi diretti a giornalisti con posizioni critiche e indipendenti (Rosen Bosev, Stoyana Georgieva, Boris Mitov). È incoraggiante che la Corte europea dei diritti dell'uomo abbia discusso per la prima volta le SLAPP nella sua decisione OOO Memo v. Russia (15 marzo 2022). Ci sono alcuni sviluppi anche nell'Unione europea: la Commissione europea sta prendendo provvedimenti per migliorare la protezione dei giornalisti e dei difensori dei diritti umani da procedimenti giudiziari pretestuosi. Il 27 aprile sono state pubblicate una Direttiva Anti-SLAPP sui casi transfrontalieri e una Raccomandazione agli Stati membri con una serie di misure, tra cui la formazione e la sensibilizzazione.

L'attuale legge bulgara sulla diffamazione dovrebbe essere riformata? E come?

In Bulgaria calunnia e diffamazione sono trattate sia in base al diritto penale che civile. Secondo il codice penale, la diffamazione è punita con una multa da 3.000 a 15.000 lev e la pubblica censura. Dal 2000, il codice penale prevede multe dettagliate e non pene detentive per diffamazione, ma i politici insistono periodicamente per aumentare le sanzioni, mentre le organizzazioni giornalistiche internazionali e nazionali spingono per depenalizzarla. Le sanzioni non dovrebbero avere un “chilling effect” sul giornalismo. Dovrebbero essere applicati tutti gli standard in linea con la giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani.

Uno dei problemi a lungo termine del panorama mediatico bulgaro è la mancanza di meccanismi efficaci per rendere più trasparente la proprietà dei media. Da un punto di vista giuridico, si sono verificati miglioramenti in questi ultimi anni? Se no, che cosa si dovrebbe fare?

Ci sono tre leggi che prevedono obblighi di trasparenza per la proprietà dei media, senza contare la Legge sul Registro delle Imprese. Sono la legge sulla deposizione obbligatoria di opere di stampa e di altre opere, la legge sulle misure antiriciclaggio e la legge sulla radiotelevisione.

La legge sulla deposizione obbligatoria di opere di stampa e altri lavori richiede l'identificazione del proprietario finale. Un registro dei proprietari finali dei media è stato pubblicato sul sito ufficiale del ministero della Cultura. L'ambito delle persone con obblighi di trasparenza è stato esteso a tutti i fornitori di servizi di media e ai distributori di media stampati.

Secondo la legge sulle misure antiriciclaggio, le persone giuridiche e le persone fisiche sono obbligate a fornire informazioni adeguate, accurate e aggiornate sulle persone fisiche che ne sono i titolari effettivi, compresi i dettagli sui diritti da esse detenuti. "Titolare effettivo" è "una persona fisica o persone fisiche che, in ultima analisi, possiedono o controllano una persona giuridica e/o una persona fisica o persone fisiche per conto e/o per conto delle quali viene effettuata un'operazione, transazione o attività".

Il Registro dei media elettronici mantiene registri con i dati identificativi di tutti i fornitori di radio e TV sul suo sito web ufficiale. È un segreto di Pulcinella che i requisiti della legge possono essere aggirati. Il legislatore dovrà identificare e ridurre queste pratiche.

E il libero accesso alle informazioni pubbliche? L'attuale quadro giuridico garantisce ai giornalisti un effettivo accesso alle informazioni? Le istituzioni pubbliche rispettano le normative?

Il diritto all'informazione è sancito dalla Costituzione della Repubblica di Bulgaria. Ognuno ha il diritto di cercare, ottenere e diffondere informazioni. L'accesso alle informazioni pubbliche è ulteriormente disciplinato dalla legge sull'accesso alle informazioni pubbliche. La legge sulla radiotelevisione definisce anche l'accesso all'informazione un principio fondamentale della legge sui media. Le istituzioni sono riluttanti a fornire informazioni, ma generalmente si ritiene che la legge funzioni. Vorrei citare una modifica del codice di procedura amministrativa che ha rappresentato un grave passo indietro. In base a tale modifica, la decisione del tribunale amministrativo non è soggetta a cassazione. Questa restrizione dovrebbe essere rivista.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del Media Freedom Rapid Response (MFRR), cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea.

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