Donald Trump - © Joshua Sukoff/Shutterstock

Donald Trump - © Joshua Sukoff/Shutterstock

Retorica politica dai toni esasperati, confini labili tra politica e spettacolo, interessi opachi: le prossime elezioni politiche in Albania presentano non pochi elementi che richiamano l'America di Donald Trump. Un'analisi

09/05/2025 -  Fred Abrahams

Se chiudeste gli occhi e prestaste attenzione ai toni e ai contenuti della retorica politica che domina le frequenze radiofoniche in Albania alla vigilia delle elezioni di questa settimana, potreste essere portati a pensare di ascoltare Donald Trump.

I due principali candidati rispecchiano molti dei tratti distintivi del presidente statunitense: lo stile populista, il disprezzo per il principio della separazione dei poteri e i messaggi, carichi di emozioni e polarizzanti, che confondono il confine tra politica e spettacolo.

Il prossimo 11 maggio gli albanesi si recheranno alle urne per le elezioni parlamentari e, come spesso accaduto in passato, ci si concentrerà sulle personalità anziché sulle politiche, sugli individui invece che sulle istituzioni, sui governanti piuttosto che sui leader.

Grande favorito della vigilia, in testa ai sondaggi, è Edi Rama, l’attuale primo ministro e leader del Partito socialista. Se dovesse vincere, Rama compierebbe un’impresa senza precedenti, assicurandosi un quarto mandato. È il secondo leader albanese più longevo del dopoguerra dopo Enver Hoxha: una nuova vittoria gli garantirebbe sedici anni di potere ininterrotto.

Ed effettivamente si tratta di potere. L’arte, il modo di vestirsi e lo sfoggio di eloquenza rafforzano l’immagine di un leader democratico, moderno e saggio. Tuttavia, gli albanesi e i diplomatici di stanza in Albania sanno che poche decisioni che contano nel paese possono essere prese bypassando Rama.

Il governo di Rama è caratterizzato da una corruzione profondamente radicata che si manifesta sotto forma di grattacieli, gettando un’ombra sulle aspirazioni europee del paese.

I resoconti dei media e altri documenti hanno ripetutamente evidenziato l’esistenza dei legami tra l’establishment politico albanese e le reti della criminalità organizzata coinvolte nel traffico di stupefacenti e nel riciclaggio di denaro.

Un’analisi pubblicata nell’aprile 2025 dalla Global Initiative Against Transnational Organized Crime ha messo in luce il ruolo della mafia albanese nel traffico globale di cocaina, in particolare attraverso il porto di Durazzo, un ruolo agevolato dalla corruzione che permea le istituzioni politiche, le forze dell’ordine e la magistratura albanese.

I legami di Rama con queste attività restano poco chiari, anche perché, in dodici anni di governo, il premier ha offuscato i confini tra lo stato, il partito al potere e la sua stessa figura. La sua onnipresenza nei media e nella vita pubblica albanese rafforza la percezione di un potere personale.

Se gli albanesi avessero un’alternativa valida, rifiuterebbero di tollerare l’attuale situazione e sicuramente voterebbero per togliere il potere a Rama. Purtroppo, la mancanza di una figura o forza politica capace di governare nell’interesse pubblico è una maledizione per l’Albania. Rama naviga senza difficoltà perché l'opposizione è spaccata e disprezzata.

A guidare il principale partito di opposizione, il Partito democratico, è Sali Berisha. Sì, proprio quel Sali Berisha, l’ex membro del Partito comunista e medico del Politburo, il primo presidente post-comunista eletto nel 1992, perdendo il potere nel 1997 con il crollo di enormi schemi piramidali incoraggiati e autorizzati dal suo governo.

Sopravvissuto a questa debacle, torna come primo ministro per due mandati (2005-2013), ma le sue ostinate pratiche corruttive e il suo autoritarismo hanno aperto la strada all’ascesa di Rama al potere.

Quanto accaduto recentemente a Washington, ossia il trionfo del movimento MAGA e di Trump, ha regalato a Sali Berisha una terza vita. Berisha ora sta spingendo per “rendere l’Albania di nuovo grande” spendendo cospicue somme di denaro per realizzare questo obiettivo.

Nell’ambito della sua campagna elettorale ha coinvolto, come consulente, Chris LaCivita , che ha contribuito all’ultima campagna elettorale di Trump, mentre il Partito democratico ha ingaggiato la società di lobbying Continental Strategies, con sede in Florida, per sei milioni di dollari da versare in due anni.

La narrativa Berisha-LaCivita è chiara: le autentiche forze di destra contro Rama – quindi contro un uomo politico di sinistra, appoggiato da Soros – che, come ha fatto Biden con Trump, ha cercato di eliminare Berisha attraverso processi montati e tribunali politicizzati.

Al di là delle elezioni, un altro obiettivo è sicuramente quello di far rimuovere Berisha e la sua famiglia dalla lista delle persone non grate negli Stati Uniti. Berisha è stato incluso in questa lista nel 2021 a causa di una "profonda corruzione" . A breve forse guarderemo le immagini di Berisha nella villa di Mar-a-Lago.

Non così in fretta però, afferma Rama. Il premier albanese ha collaborato con Trump in passato e ha accolto con favore il suo ritorno al potere. Un aspetto ancora più significativo – espresso nel linguaggio mercantilista che Trump comprende meglio – Rama ha offerto l’isola di Saseno, dove si incontrano l’Adriatico e lo Ionio, a Jared Kushner, genero di Trump, per trasformarla in un resort di lusso.

I dettagli della proposta sono poco chiari, ma mentre le due parti si contendono il favore di Trump, Rama potrebbe trovarsi sotto pressione per rendere l’accordo più allettante. Forse Kuçova, nota come Città di Stalin durante l’epoca comunista, potrebbe essere ribattezzata. Nell’attuale scenario geopolitico, la creazione di una “Città di Trump” non è poi così inverosimile.

Nel frattempo, gli albanesi sono intrappolati tra un uomo forte della vecchia guardia, tornato dopo essere stato cacciato via, e quello raffinato e attento ai media, attualmente al potere.

*Fred Abrahams è l'autore di Modern Albania: from Dictatorship to Democracy , pubblicato da NYU Press.


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