Ponte sull'Inguri

Ponte sull'Inguri (foto Giorgio Comai)

Le raccomandazioni incluse nell’ultimo report dell’ICG sull’Abkhazia indicano passi importanti per migliorare la situazione nella regione. Al solito, il report ICG è ricco di informazioni e dettagli. Ma ha anche qualche imprecisione

18/04/2013 -  Giorgio Comai

Nell’ultimo report sull’Abkhazia dell’International Crisis Group - Abkhazia: la lunga via della riconciliazione - ho trovato numerosi dettagli interessanti su come la situazione si sta evolvendo in Abkhazia. Raccomando caldamente di leggerlo per intero a chiunque sia interessato a capire meglio gli sviluppi in questo territorio.

La ricchezza di dettagli è una delle cose che apprezzo maggiormente nelle pubblicazioni dell’ICG. Per esempio, in questo report si racconta di come dal settembre 2012, guardie di frontiera russe siano affiancate a quelle abkhaze sul confine de facto con la Georgia: “Ora in cabine con i vetri oscurati, guardie russe siedono di fronte a computer per controllare i passaporti e porre domande a chi attraversa il confine. In occasione di una recente visita di un gruppo dell’ICG, nella cabina si trovavano sia un ufficiale abkhazo che uno russo, ma evidentemente era quest’ultimo al comando.Le guardie russe di frontiera indossano uniformi identiche a quelle abkhaze, senza alcun visibile simbolo russo.” (pagina 5-6).

Si tratta di un cambiamento significativo. Quando ho attraversato quel confine nell’autunno del 2011, non c’erano le cabine tipiche dei controlli passaporti. Le guardie di confine hanno avuto bisogno di chiamare per telefono il ministero degli Esteri di Sukhumi per accertarsi che fosse tutto in regola con il mio visto. Visto che era molto presto al mattino, ho dovuto aspettare un paio d’ore prima che qualcuno alzasse la cornetta al ministero. Ho approfittato dell’attesa per girare qualche immagine del ponte sull’Inguri , in cui si vede chiaramente quanto il ponte sia effettivamente “solitario, stretto e fatiscente”, come descritto con precisione a pagina 23 del report dell’ICG. Quando finalmente mi è stato consentito di entrare in Abkhazia, le guardie di confine ne hanno preso nota su un registro cartaceo. Un campo militare russo si trovava molto vicino al punto di controllo al confine, ma i militari russi apparentemente non erano coinvolti nel controllo del transito al confine.

Gli interessanti dettagli offerti dal report indicano chiaramente che il confine de facto sull’Inguri è sempre più istituzionalizzato e che i russi ora lo controllano direttamente. Trovo che anche dettagli apparentemente minori, come il fatto che le guardie di confine non hanno simboli russi visibili sull’uniforme, contribuiscano significativamente ad avere un’immagine più precisa e vivida della situazione.

Proprio perché i dettagli sono così importanti, ci tengo a segnalare alcune imprecisioni incluse nel report.

Qualche nota sulle note a pié di pagina

Secondo il report (pagina 5), “Gli ufficiali russi e le loro famiglie possono richiedere la cittadinanza abkhaza al momento del completamento del loro servizio militare nella regione e hanno inoltre il diritto di rimanere in possesso degli appartamenti che erano stati forniti loro dallo stato. Sono l’unico gruppo a cui è permesso di avere doppia cittadinanza secondo le leggi abkhaze.” Non è così. La legge sulla cittadinanza dell’Abkhazia permette a tutti i cittadini abkhazi di avere doppia cittadinanza con la Russia. Inoltre, permette alle persone di etnia abkhaza di mantenere la cittadinanza precedente quando ottengono un passaporto abkhazo. Si tratta di una misura introdotta in particolare per venire incontro alla consistente diaspora abkhaza in Turchia: qualora membri della diaspora decidessero di stabilirsi in Abkhazia, non dovrebbero rinunciare al loro passaporto turco (fondamentale per fare viaggi all’estero). La legge attuale, in pratica, crea complicazioni in particolare per i georgiani che vivono in Abkhazia e vogliono avere anche un passaporto georgiano.

Il dossier 

La nota 106 (pagina 19) fa riferimento alla frase “In un’ammissione tacita che gruppi armati nel distretto di Gali operavano precedentemente con il sostegno del governo, il nuovo governo georgiano ha promesso di impegnarsi a contrastare questi gruppi e di interrompere ogni contatto ufficiale”. La nota include un riferimento a un’intervista con un ufficiale di Sukhumi e un collegamento a un articolo non correlato sul portale Civil.ge (in realtà, un articolo relativo ai contenuti della nota 105). Considerato che un’ammissione seppur tacita del governo georgiano difficilmente può venire da un’intervista tenutasi a Sukhumi, probabilmente manca qualcosa.

La nota 117 (pagina 20), dice “Le 31 scuole di Gali ufficialmente offrono istruzione solo in russo o in abkhazo. Il georgiano è insegnato come un corso separato, ma molti insegnanti continuano ad utilizzarlo anche nelle altre classi quando sentono di non essere sotto supervisione ufficiale”. Un report del 2011 di Human Rights Watch dice invece che nella parte bassa del distretto di Gali vi sono 11 scuole di lingua georgiana (“Living in limbo - The Rights of Ethnic Georgian Returnees to the Gali District of Abkhazia ”, Human Rights Watch, 2011, pagina 3).

Persino una pubblicazione dell’agenzia di informazione di stato abkhaza riporta che delle 169 scuole attive in Abkhazia, 62 di loro sono scuole di lingua abkhaza, 16 russo- abkhaze, 48 russe, 32 armene e 11 georgiane (tutte nel distretto di Gali).

Infine, l’allora ministro dell’educazione del governo di Sukhumi Indira Vardania mi ha detto personalmente quando l’ho incontrata nell’ottobre del 2011 che ci sono scuole nel distretto di Gali che usano il georgiano come lingua di istruzione. Ha aggiunto inoltre che al di là di libri in russo, gli studenti usavano in buona parte libri passati dalla parte georgiana alcuni anni fa (faccio riferimento a questo nel mio reportage sulla legge sulla lingua in Abkhazia, e con maggiori dettagli in un capitolo di prossima pubblicazione).

L’ICG ha assolutamente ragione nel raccomandare che “le autorità abkhaze dovrebbero togliere ogni ostacolo legale e pratico all’insegnamento della lingua georgiana nel distretto di Gali”. Ma la nota 117 secondo la quale l’istruzione in tutte le scuole di Gali avviene ufficialmente solo in russo o abkhazo non sembra essere corretta.

Inoltre, la legge abkhaza non limita la lingua di istruzione solo a russo e abkhazo come il rapporto sembra suggerire (“i locali dicono che le autorità abkhaze stanno sempre di più imponendo l'applicazione delle leggi sull’istruzione in russo o abkhazo”, pagina 20). Al contrario, la legge “Sulla lingua di stato ” (art. 7), dice che tutti hanno diritto all’istruzione nella propria lingua madre “compatibilmente con le possibilità offerte dal sistema educativo”. Le stesse leggi che permettono di avere scuole in lingua armena permetterebbero tranquillamente di avere anche scuole con istruzione in georgiano.

Infine, l’ultimo report ICG ha abbandonato la pratica utilizzata in precedenti pubblicazioni dell'ICG di distinguere tra “Abkhaz” e “Abkhazian” (distinzione difficilmente riproducibile in italiano). La prima nota del report ICG “Abkhazia: sempre più dipendente ” (Febbraio 2010), recita “Il termine 'Abkhazian' si riferisce ai residenti dell’Abkhazia a prescindere dalla loro etnicità, o alle autorità e istituzioni de facto. Il termine 'Abkhaz' si riferisce a persone etnicamente abkhaze. I due termini non sono intercambiabili. Il report segue quest’uso standard." Il nuovo report pubblicato nell’aprile del 2013 abbandona l’utilizzo di “Abkhazian” e preferisce sempre “Abkhaz”. La distinzione tra “Abkhaz” e “Abkhazian” è particolarmente utile in un territorio come l’Abkhazia che è profondamente multi-etnico. È un peccato che l’ICG non colga l’occasione per evidenziare questa distinzione.


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