Migrazioni e famiglie transnazionali

Il fenomeno della migrazione riguarda spesso le donne che negli ultimi quindici anni hanno iniziato a viaggiare, a spostarsi per cercare lavoro altrove, lasciando dietro di sé i figli,  destinandoli alle cure di madri, sorelle, o altre donne salariate in terra d’origine, raramente alle cure degli uomini. Il loro percorso di migrazione è spesso più doloroso che per altri

Il tema delle migrazioni è strettamente connesso ai fabbisogni della nostra società, in particolare in quella occidentale, in cui si nota una sempre più evidente stratificazione internazionale che vede gli immigrati protagonisti attivi in settori diversi (per fare un esempio di cui si sta dibattendo molto: i braccianti nei campi agricoli italiani) per sostenere la famiglia e tenere vivo il rapporto con i parenti rimasti nel paese di origine. Il transnazionalismo è spesso volontario proprio per questo motivo, ma rivela conseguenze tipiche di una
scelta forzata.

Tale fenomeno riguarda, in particolare, le donne che negli ultimi quindici anni hanno iniziato a viaggiare, a spostarsi per cercare lavoro altrove, lasciando dietro di sé i figli, destinandoli alle cure di madri, sorelle, o altre donne salariate in terra d’origine, raramente alle cure degli uomini, dei mariti che soffrono la perdita del ruolo primario all’interno del nucleo familiare.
Il fenomeno delle donne migranti lavoratrici può essere considerato esemplare per vari motivi: il primo perché viene definito un “welfare informale”, invisibile, spesso pagato in nero. Il legame tra famiglie occidentali richiedenti sostegno e donne/uomini che offrono il proprio lavoro è proficuo per entrambe le parti, ma in questo modo si evidenzia anche la dicotomia tra immigrati regolari (utili, da includere nel tessuto sociale) e immigrati irregolari (fuori legge, pericolosi e da respingere).
Le donne sono, prima di tutto, mogli e madri e per loro il percorso di migrazione è più doloroso che per altri soggetti: è vero che la tecnologia avanzata permette di mantenere i contatti con figli, mariti e genitori, ma non è sufficiente. Il senso di colpa per averli abbandonati permane sempre; sono frequenti, purtroppo, casi di forte depressione e di suicidio sia da parte delle madri sia da parte dei figli, sottoposti a sentimenti di solitudine, inadeguatezza e vulnerabilità. Il ricongiungimento familiare è utile – anche se spesso frenato dalle
procedure burocratiche – ma non risolutivo in quanto comporta necessariamente cambiamenti strutturali all’interno della stessa famiglia transnazionale: la madre diventa più autonoma economicamente, aumenta la sua autorevolezza nell’educazione dei figli, crea legami con altre donne, imparando la lingua del luogo in cui vive e lavora…E quindi si viene a creare un’alterazione nei rapporti di genere.

Si discuterà delle famiglie transnazionali e delle questioni legate a tale fenomeno nella tavola rotonda online intitolata “Migrazioni e famiglie transnazionali”, organizzato . 
Saranno presenti:

Maurizio Ambrosini, Sociologo, Professore presso il Dip. Scienze sociali e politiche dell'università Statale di Milano

Maria Grazia Vergari, Psicologa, Docente invitato della Pontificia Facoltà di Scienze dell'Educazione Auxilium di Roma

Marco Balzano, scrittore, insegnante. Collabora con le pagine culturali del Corriere della Sera

Silvia Dumitrache, presidente Associazione Donne Romene in Italia (A.D.R.I.)

Alessandra Montesanto, vicepresidente Associazione Per i Diritti Umani 

In diretta streaming su piattaforma Zoom:
https://ayno.zoom.us/j/98598444058?pwd=cm1hbklGSk5ObkYyMmw5Um9VK01odz09