Volontari serbi in Ucraina

Volontari serbi in Ucraina

Non ci sono molte notizie sui volontari serbi che stanno combattendo in Ucraina. E' però probabile che non siano centinaia - come affermato da qualcuno - ma qualche decina. Belgrado, stretta tra Mosca, Bruxelles e Washington, non ha alcun interesse a sostenere la loro causa. Chi sono?

22/08/2014 -  Dragan Janjić Belgrado

“Almeno nell’esercito avevo da mangiare”, afferma Dejan Berić, volontario serbo nelle forze filorusse in Ucraina. Era un cecchino nel gruppo denominato “Vento del nord” prima di venir catturato dall'esercito ucraino - come spiega lui stesso - mentre era in abiti civili e senza armi. I suoi compagni poi hanno raccolto il denaro necessario per “pagare i veterani” dell’esercito ucraino per farlo liberare. “Se avessero saputo che sono un combattente, e per di più un cecchino, probabilmente non avrei mai visto la libertà”, afferma Berić in un’intervista per il quotidiano belgradese Večernje Novosti, ripresa poi da altri media serbi.

Berić, insieme con qualche migliaia di serbi, lo scorso anno aveva lavorato nelle imprese edili a Sochi, in vista delle olimpiadi invernali. "Poi il proprietario dell’azienda dove ho lavorato mi ha fregato e alla fine non mi hanno pagato". È rimasto per strada e, dice lui, non avendo nulla da perdere, si è arruolato come volontario in Ucraina. È stato prima in Crimea, per poi passare nell’Ucraina orientale. Berić sostiene ora di voler cercare lavoro in Russia per poter ripagare i debiti contratti con i compagni che hanno raccolto il denaro per la sua liberazione, ma anche per ripianare quelli che avrebbe accumulato in Serbia.

All'apparenza quindi Berić, uno dei rari volontari che ha accettato di parlare in pubblico sul suo impegno militare, sarebbe stato spinto ad unirsi alle forze filorusse da motivi sociali. Possibile, ma di sicuro non è stato l’unico fattore della sua scelta. Egli, infatti, spiega nell'intervista per il quotidiano serbo che, poco prima di prendere la decisione di andare a combattere, si parlava di un intervento della NATO in Crimea. "Con la NATO ho un conto aperto sin dagli attacchi aerei sulla Serbia e il Montenegro nel 1999".

Berić durante gli attacchi aerei del 1999 era membro dell’Esercito jugoslavo, dove era impegnato in “compiti speciali”. Afferma inoltre di essere sempre stato un ottimo tiratore e di aver fatto un addestramento specifico per diventare cecchino. In Ucraina svolgeva compiti simili. Dopo essere stato liberato dalla prigionia si è recato in Russia dove, come sostiene, in questo momento si sta riposando e cerca lavoro.

Le motivazioni

Attualmente non si sa con certezza quanti serbi vi siano effettivamente in Ucraina impegnati con le forze filorusse. A giudicare dalle informazioni grezze che giungono da quella regione, molto probabilmente si tratta di decine di persone piuttosto che di centinaia. La notizia circolata recentemente nel paese sul gran numero di combattenti in Ucraina provenienti dalla Serbia probabilmente è motivata dal desiderio di alcuni gruppi e organizzazioni di aumentare l’interesse per il reclutamento di nuove persone, sfruttando la retorica patriottica.

Da un punto di vista generale, esistono almeno due gruppi di volontari serbi. Il primo sono i membri del Movimento cetnico e di altre organizzazioni che si riconoscono nei “cetnici” e che, nelle dichiarazioni riportate dai media serbi, insistono con fervore sui motivi politici alla base del loro impegno e sul desiderio di aiutare i “fratelli russi”. Il secondo gruppo sono persone con esperienza bellica, arruolati da varie agenzie, indicati perlopiù come “cani da guerra”. Di questi si sa molto poco, non compaiono sui media, e il denaro è la loro unica motivazione.

Recentemente i volontari serbi dell’ordine “Jovan Šević” si sono vantati di aver distrutto alcuni carri armati ucraini, notizia ripresa anche dai media russi, probabilmente con l’intento di dimostrare che le forze filorusse in Ucraina hanno il sostegno di altri paesi. Nelle dichiarazioni rilasciate dai volontari - che dicono di essere membri di formazioni cetniche - dominano incontrastate motivazioni politiche. In questo modo si tenta di favorire l’orientamento filorusso e anti-occidentale nella stessa Serbia.

Il governo di Belgrado non parla invece mai di volontari serbi in Ucraina, ma di mercenari attivi “su entrambi i fronti” del conflitto ucraino, negando qualsiasi motivazione politica o simile dietro il loro impegno.

Secondo quanto da lui dichiarato, sarebbero state le circostanze ad aver portato Berić ad arruolarsi come volontario. Ciò non significa affatto che non condivida le convinzioni politiche degli altri volontari serbi. Egli nega tra l'altro di essere mai stato pagato.

Politica

Il premier serbo Aleksandar Vučić sa bene che i volontari serbi in Ucraina potrebbero arrecare danno al governo di Belgrado, e quindi ne ha preso immediatamente le distanze. Con chiarezza ha fatto sapere che tali azioni non sono affatto benvenute, mentre il ministro Rasim Ljajić ha suggerito di introdurre una legge che renda reato la partenza di volontari serbi che vadano a combattere all’estero. Un messaggio chiaro che i volontari serbi in Ucraina hanno interpretato come il rischio di venir arrestati una volta tornati in Serbia. Berić stesso afferma che gli manca molto la famiglia, ma non ha intenzione di far ritorno perché teme l’arresto.

Dal punto di vista politico la storia sui volontari serbi in Ucraina è un tema caldo nelle attuali turbolenze sull’orientamento della Serbia in politica estera. Belgrado da tempo ormai si sente stretta tra Mosca da un lato e Bruxelles e Washington dall’altro. Bruxelles si aspetta che la Serbia segua la strategia di politica estera dell’Unione europea, mentre Mosca desidera una più stretta relazione di Belgrado con la Russia.

I sostenitori dell’”opzione russa” sono perlopiù partiti ultranazionalisti e organizzazioni che si aspettano da Mosca ogni tipo di sostegno. Ma anche se lo volessero questi partiti e organizzazioni non sono in grado di trovare un altro alleato fidato fuori dalla Serbia, e questo Mosca lo sa molto bene. E proprio questi centri politici sono anche i più forti sostenitori della posizione russa in Ucraina, cosa che comprende ovviamente anche il sostegno ai volontari serbi.

La posizione di Vučić dimostra che il governo serbo non ha alcuna intenzione di sostenere qualunque impegno diretto della Serbia nell’attuale conflitto in Ucraina. L’atteggiamento negativo nei confronti dei volontari serbi continuerà a rimanere. E i media principali del paese, sui quali il governo ha una significativa influenza, quando riportano dei volontari serbi continuano attentamente ad evitare di porre qualsivoglia accento sulle motivazioni politiche dietro al loro impegno.


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