Ivanka Popović (foto Medija Centar Beograd)

Ivanka Popović (foto Medija Centar Beograd )

Un gruppo di studenti rinchiusi in rettorato per chiedere chiarezza sul supposto plagio del dottorato del ministro delle Finanze Siniša Mali, la rettrice che dopo alcuni giorni si schiera dalla loro parte e il governo che reagisce in modo veemente. In Serbia, autonomia universitaria sotto assedio

27/09/2019 -  Dragan Janjić Belgrado

All’inizio tutto assomigliava a una breve performance: lo scorso 13 settembre una decina di studenti dell’Università di Belgrado si è chiusa all’interno della sede del rettorato chiedendo che l’università si pronunciasse finalmente sulla questione se il ministro delle Finanze Siniša Mali avesse plagiato o meno la sua tesi di dottorato.

Gli studenti in protesta non hanno ricevuto grande appoggio da altri studenti e solo pochi professori hanno avuto il coraggio di sostenere pubblicamente la protesta e le richieste degli studenti. La leadership al potere, come atteso, si è schierata a difesa del ministro Siniša Mali, e un piccolo gruppo di sostenitori del partito di governo (il Partito progressista serbo, SNS) ha fatto irruzione nella sede del rettorato, cercando di interrompere la protesta.

La maggior parte dei professori dell’Università di Belgrado ha scelto di rimanere in disparte, mentre la rettrice Ivanka Popović, nelle sue prime reazioni, non ha mostrato alcuna comprensione per la protesta degli studenti né per le richieste da loro avanzate, pertanto tutto lasciava pensare che gli studenti non avrebbero ricevuto alcun appoggio e che la loro protesta non avrebbe dato alcun frutto.

I funzionari della coalizione al governo e i media filogovernativi hanno affermato che dietro alla rivolta degli studenti vi sarebbero le forze di opposizione, aspettandosi che la protesta si spegnesse rapidamente a causa dello scarso appoggio ricevuto.

Nonostante tutto, gli studenti sono riusciti a tenere bloccato l’ingresso della sede del rettorato per più di dieci giorni, non permettendo a nessuno di entrare.

La svolta è avvenuta il settimo giorno della protesta, quando la rettrice Ivanka Popović ha iniziato a fornire appoggio agli studenti, prima con un certo riserbo, poi apertamente. Popović ha promesso che la questione del presunto plagio della tesi di dottorato del ministro Siniša Mali verrà risolta entro il 4 novembre prossimo, e questo è bastato agli studenti. Così la bufera, provocata da un piccolo gruppo di studenti, si è placata, almeno per il momento. Ora si attende l’epilogo della polemica che potrebbe avere conseguenze durature sulla comunità accademica e sull’intera società serba.

La rettrice

La presa di posizione della rettrice Ivanka Popović ha scosso gli animi e ha ribaltato completamente la situazione. I rapporti tra la rettrice e gli studenti sono migliorati e mercoledì 25 settembre gli studenti hanno restituito le chiavi della sede del rettorato. Allo stesso tempo, i rapporti tra la rettrice e la leadership al potere si sono fortemente inaspriti. Ivanka Popović è diventata bersaglio di una campagna denigratoria alla quale hanno preso parte sia la premier Ana Brnabić che il presidente Aleksandar Vučić.

Ana Brnabić ha accusato la rettrice di non aver reagito adeguatamente all’occupazione della sede del rettorato da parte di – come ha affermato – una decina di studenti politicamente motivati, appartenenti al gruppo “Uno dei cinque milioni”.

Alla rettrice in particolare viene rimproverato di essersi schierata con gli studenti che sostengono che il gruppo degli attivisti dell’SNS che ha fatto irruzione nella sede del rettorato, con l’intenzione di interrompere la protesta degli studenti, abbia commesso una violazione dell’autonomia dell’Università.

Né la premier né altri esponenti della coalizione di governo hanno fornito alcuna spiegazione del perché gli attivisti dell’SNS (che non sono studenti) hanno fatto irruzione nella sede del rettorato, insistendo però sul fatto che gli studenti che hanno protestato sono attivisti dell’opposizione e che la rettrice avrebbe dovuto condannare la protesta. Così facendo, i rappresentanti del governo hanno voluto dimostrare di essere profondamente delusi per il fatto che la rettrice abbia appoggiato gli studenti.

Ancora più dura la reazione del presidente Vučić, che a New York, dove è stato per partecipare ad una sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ha dichiarato polemicamente di appoggiare l’amore tra la rettrice dell’Università di Belgrado Ivanka Popović e gli studenti membri dell’organizzazione “Uno dei cinque milioni” che avevano occupato la sede del rettorato. "Se a me qualcuno dovesse impedire per 15 giorni di entrare nel mio ufficio, non so come reagirei", ha dichiarato cinicamente Vučić. La rettrice Ivanka Popović ha mantenuto la calma e non ha voluto commentare le accuse che le sono state mosse.

Conseguenze

Al successo della protesta degli studenti – che ha sorpreso molti – ha sicuramente contribuito anche il fatto che negli ambienti accademici ormai da anni si specula sulla possibilità che il ministro Siniša Mali abbia plagiato la sua tesi di dottorato, ma l’Università non ha mai trovato il coraggio di risolvere definitivamente la questione.

Qualche tempo fa è stata istituita una commissione per fare chiarezza sulla vicenda, ma non è giunta ad alcuna conclusione definitiva. Il fatto che un piccolo gruppo di studenti sia riuscito a risvegliare la coscienza della comunità accademica dimostra che all’interno dell’università, come anche tra le fasce più istruite della popolazione, si sta accumulando il malcontento perché gli interessi politici e di partito stanno diventando dominanti anche nell’ambito dell’istruzione superiore.

I rappresentanti del governo hanno interpretato la presa di posizione della rettrice a favore degli studenti come un segnale che l’università sta sfuggendo al loro controllo, ed è per questo che hanno reagito così duramente.

Quindi, non si tratta solo della necessità di impedire che vengano portate alla luce le prove sul presunto plagio della tesi di dottorato del ministro delle Finanze Siniša Mali (una situazione che potrebbe contribuire ad aprire un dibattito sulla destituzione di Mali), ma anche del timore che la protesta degli studenti e la netta presa di posizione della rettrice possa innescare cambiamenti più grandi.

Ed è per questo che i rappresentanti del potere sostengono con insistenza che gli studenti che avevano organizzato la protesta siano legati ai partiti di opposizione, cercando così di portare la questione sul terreno politico, dove a dettare le regole è la coalizione di governo.

L’evolversi della situazione dipenderà dalla decisione dei professori dell’Università di Belgrado se appoggiare o meno la rettrice. C’è da aspettarsi che la leadership al potere metta in moto (se non lo ha già fatto) diversi meccanismi per indebolire la posizione della rettrice ed eventualmente destituirla, per piazzare al suo posto una persona vicina al governo.

Tale tentativo potrebbe però rivelarsi rischioso, soprattutto se la commissione incaricata di valutare la tesi di dottorato del ministro Mali dovesse giungere alla conclusione che si tratta di plagio. Vi è quindi la possibilità che all’interno della comunità accademica aumenti la resistenza nei confronti del governo, e questo rende la leadership al potere molto nervosa.


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