Foto: Dragana Prica

Foto: Dragana Prica

La Serbia procede a passi molto lenti nell’attuazione della normativa in materia di gestione dei rifiuti. Un’inchiesta di CINS, Centro per il giornalismo investigativo della Serbia

11/10/2017 -  Milica Stojanović Dragana Prica Novi Sad

(Originariamente pubblicato dal portale di giornalismo investigativo CINS , il 7 settembre 2017)

Nonostante il periodo estivo sia ideale per stendere la biancheria all’aperto, le corde del bucato nei giardini delle case del quartiere Klisa, a Novi Sad, sono vuote. Le case sono abitate, ma tutte le finestre restano chiuse mentre le strade sembrano abbandonate. Nell’aria si avverte odore di gomma bruciata e di spazzatura vecchia di giorni.

Il quartiere Klisa, costituito da una decina di vie residenziali, si trova nei pressi dell’autostrada, a meno di un chilometro in linea d’aria dalla discarica comunale. La visita a questa parte della città richiede una straordinaria capacità di trattenere il respiro e sopportare cattivi odori, come ha potuto accertare di persona anche una giornalista del Centro per il giornalismo investigativo della Serbia (CINS).

“Mia nuora non può mai lasciare asciugare il bucato all’aperto. Ogni volta che chiamiamo l’ispettorato dicono che verranno domani”, spiega Dušan Tegeltija, uno degli abitanti del quartiere.

Aggiunge inoltre che all’ufficio della circoscrizione gli hanno detto che i problemi causati dalla discarica non possono essere risolti né dall’amministrazione comunale né da quella provinciale perché in quell’area “dovrebbe sorgere una discarica regionale e noi non abbiamo alcuna voce in capitolo”.

La discarica regionale menzionata da Dušan Tegeltija è il Centro regionale di gestione dei rifiuti che dovrebbe nascere dall’ampliamento della discarica esistente per far fronte al problema dello smaltimento dei rifiuti nella città di Novi Sad e nei comuni circostanti (Temerin, Žabalj, Vrbas, Beočin, Bački Petrovac, Bačka Palanka e Srbobran). Una volta che il nuovo centro sarà diventato operativo, le discariche presenti nei comuni sopracitati dovrebbero essere chiuse.

Benché fosse previsto che la nuova discarica venisse realizzata entro il 2014, i lavori di costruzione non sono ancora iniziati, tra l’altro perché dal 2010 a oggi il consiglio comunale di Novi Sad ha adottato solo un numero esiguo di atti necessari all’avvio dei lavori, tra cui il nuovo piano regionale di gestione dei rifiuti e un piano di regolazione dettagliata della discarica regionale. Nel frattempo è diventata problematica anche la scelta dell’ubicazione della discarica, tant’è che nel bilancio del comune di Novi Sad per il 2017 sono stati stanziati 6 milioni di dinari (circa 50mila euro) per le indagini volte a valutare l’idoneità o meno del sito prescelto.

Discarica Novi Sad (foto Dragana Prica)

Discarica Novi Sad (foto Dragana Prica)

A differenza della discarica esistente, nel nuovo centro regionale i rifiuti verrebbero selezionati e avviati al riciclo, mentre i residui non riciclabili verrebbero smaltiti in una discarica sanitaria senza provocare danni all’ambiente. Il nuovo centro è pensato innanzitutto per il trattamento dei rifiuti solidi urbani (sia domestici sia quelli provenienti dalle aree pubbliche) e di quelli provenienti dalle attività produttive, mentre per i rifiuti tossici è prevista l’esportazione, oppure il deposito temporaneo presso il luogo in cui sono prodotti.

La Serbia procede a passi molto lenti nell’attuazione della normativa in materia di gestione dei rifiuti. Nonostante due tentativi di predisporre, attraverso una strategia nazionale, un piano per la realizzazione di un sistema di discariche regionali, finora ne sono state costruite solo otto, di cui alcune non sono ancora in funzione, mentre altre non operano a piena capacità.

Igor Jezdimirović, presidente dell’associazione “Ingegneri per la tutela dell’ambiente”, che si occupa, tra l’altro, della tutela delle acque e della biodiversità, nonché della gestione dei rifiuti, dice che probabilmente nessuno dovrà rispondere del fatto che la discarica regionale di Novi Sad non sia ancora stata realizzata.

“Finché non si risolverà questo punto, facendo chiarezza sul fatto che la responsabilità dell’attuazione di un piano spetta anche a chi lo ha adottato, avremo una situazione di stallo. E avremo un costante aumento dell’inquinamento”, dice Jezdimirović.

Il problema dell’ubicazione

La strategia nazionale per la gestione dei rifiuti, adottata nel 2003, prevedeva la realizzazione di 29 discariche regionali che avrebbero dovuto rispondere alle esigenze di 160 comuni. Con la nuova strategia, relativa al periodo 2010-2019, è stato introdotto il termine “Centro regionale di gestione dei rifiuti”, che sottintende la realizzazione di un complesso costituito da una discarica regionale, un impianto di selezione dei rifiuti, stazioni di trasferimento e un impianto di compostaggio. La strategia prevede la realizzazione di 26 centri di questo tipo.

Come precisato nel testo della nuova strategia nazionale, i problemi legati alla gestione dei rifiuti variano da città a città, per cui “l’unica soluzione economicamente giustificabile è la creazione di centri regionali”, dove i rifiuti raccolti nel territorio di più comuni verrebbero selezionati e avviati al riciclo, mentre il secco non riciclabile andrebbe smaltito.

Una di queste discariche dovrebbe essere realizzata per far fronte alle esigenze della città di Novi Sad e dei comuni limitrofi. Sono passati quasi sei anni da quando il consiglio comunale ha adottato il Piano regionale di gestione dei rifiuti che prevede la costruzione di suddetta discarica. Fino a oggi, tuttavia, sono stati approvati solo pochi documenti necessari all’avvio della costruzione, la redazione dei quali è costata alle casse comunali ben 6,5 milioni di dinari (circa 54mila euro). I lavori di costruzione non sono ancora iniziati.

Pur essendo previsto che la nuova discarica venga realizzata ampliando quella esistente, in quell’area non vi è alcun cartello né avviso relativo a eventuali interventi futuri, come ha potuto constatare anche una giornalista di CINS.

Stando al Piano regionale per la gestione dei rifiuti, la nuova discarica avrebbe dovuto diventare operativa nel 2014, mentre il costo complessivo dell’intervento è stato stimato in 17,75 milioni di euro. Era prevista anche la costituzione di un’apposita società che si sarebbe occupata della gestione della discarica sanitaria.

Diversamente da quanto previsto dal Piano, nella nuova Strategia di sviluppo sostenibile della città di Novi Sad, il costo di realizzazione del sistema regionale di gestione dei rifiuti è stimato in circa 28,28 milioni di euro, e la durata dei lavori è fissata in cinque anni (2016-2020).

La costruzione della nuova discarica, ovvero del centro regionale di gestione dei rifiuti, dovrebbe risolvere vari problemi legati a questo ambito, tra cui lo smaltimento dei rifiuti ora depositati in discariche inadeguate e il proliferare delle discariche abusive. Stando agli ultimi dati disponibili, risalenti al 2011, nel comune di Novi Sad e dintorni sono presenti 74 discariche abusive.

Nel dicembre dello scorso anno, il consiglio comunale di Novi Sad ha approvato il Programma annuale delle attività preliminari alla realizzazione del centro regionale di gestione dei rifiuti. Il programma prevede che nel bilancio comunale per il 2017 vengano stanziati 11 milioni di dinari (circa 92mila euro) per le seguenti attività: elaborazione di uno studio di fattibilità per l’individuazione del sito più idoneo alla realizzazione del centro (6 milioni di dinari), redazione della documentazione tecnica di progetto (4 milioni) e ottenimento di permessi e autorizzazioni (1 milione).

Nell’agosto di quest’anno, l’Ufficio gestione del territorio del comune di Novi Sad ha firmato un contratto con l’azienda “Hidrozavod DTD” per la redazione del summenzionato studio di fattibilità avente ad oggetto, tra l’altro, la verifica dell’idoneità del sito prescelto per la costruzione della nuova discarica.

Igor Jezdimirović dell’associazione “Ingegneri per la tutela dell’ambiente” spiega perché l’area prescelta, quella della vecchia discarica di Klisa, risulta potenzialmente problematica.

“Uno dei problemi riguarda le acque sotterranee. L’altro concerne l’estrema vicinanza della discarica alle prime case del quartiere Klisa. Vi è inoltre il fatto che in prossimità del sito passa un elettrodotto. E infine vi è l’aspetto visivo perché la prima cosa che si vede entrando nella città è una montagna di rifiuti che continua a crescere”.

Tra i comuni i cui rifiuti dovrebbero essere trattati nel nuovo centro regionale c’è anche Temerin. Stando alle parole di Svetomir Stojanović, direttore dell’azienda municipalizzata “JKP Temerin”, questa ditta sta subendo ingenti danni finanziari a causa dei continui rinvii dell’inizio della costruzione della discarica regionale.

“Proprio perché ancora non si sa con certezza nemmeno dove sarà ubicata questa nuova discarica regionale, l’anno scorso abbiamo dovuto eseguire lavori di innalzamento dell’argine della discarica [di Temerin] in modo da mantenerla utilizzabile. Questa operazione di risanamento è costata circa 50 milioni di dinari”, spiega Stojanović.

All’Ufficio gestione del territorio del comune di Novi Sad non hanno accettato di parlare con i giornalisti di CINS, rispondendo alla richiesta di un’intervista con un comunicato in cui si precisa, tra l’altro, che l’amministrazione comunale ha avviato “attività preliminari alla redazione di un programma di cofinanziamento dei lavori di costruzione del Centro regionale”, che è stato parzialmente realizzato lo Studio preliminare di fattibilità per la costruzione del centro regionale di gestione dei rifiuti solidi urbani, e che si prosegue con la realizzazione di uno Studio preliminare di fattibilità per l’individuazione del sito più idoneo alla costruzione del centro.

Stando alle parole di Dejan Ubavin, direttore del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente presso la Facoltà di Scienze tecniche dell’Università di Novi Sad, “agli esperti del settore non risulta chiaro perché i lavori non siano ancora iniziati, perché vengano continuamente rimandati”.

L’impatto sulla salute della popolazione

Il deposito incontrollato di rifiuti in una discarica provoca effetti dannosi sull’ambiente e sulla salute umana, e particolarmente a rischio sono gli abitanti delle zone circostanti. Stando ai dati del 2012, quasi tutte le discariche presenti nell’area di Novi Sad sono ubicate a poca distanza dai centri abitati, e un aspetto particolarmente problematico consiste nel fatto che molte di esse non dispongono di alcun sistema di protezione ambientale.

Dal momento che una discarica di rifiuti incontrollata rilascia nell’ambiente tutta una serie di sostanze tossiche, tra cui anidride solforosa, anidride carbonica, cloruro di vinile, benzene, ma anche piombo, gli abitanti delle zone circostanti presentano un rischio maggiore di sviluppare malattie polmonari e respiratorie, nonché di subire effetti dannosi a carico del sistema immunitario e nervoso.

“L’elevata concentrazione di sostanze inquinanti in aria, acqua e suolo può causare un peggioramento dello stato di salute delle persone affette da determinate malattie, soprattutto da malattie respiratorie, cardiovascolari e dei vasi sanguigni, ma anche da quelle dell’apparato digestivo (come conseguenza del consumo di alimenti o acqua contaminati)”, spiega Sanja Bijelović dell’Istituto di salute pubblica di Novi Sad.

Un altro modo in cui le discariche incontrollate possono compromettere la salute umana è favorendo il diffondersi di malattie infettive trasmesse da insetti, roditori e altri animali.

Discarica Novi Sad (foto Dragana Prica)

Discarica Novi Sad (foto Dragana Prica)

Nel quartiere Klisa di Novi Sad abitano per lo più persone anziane e famiglie con bambini piccoli, ma non lo si deduce a prima vista. Sono infatti pochissimi i bambini che giocano in strada, mentre gli anziani evitano di trattenersi all’aperto perché, come dicono loro stessi, fanno persino fatica a respirare.

I residenti di Klisa che hanno accettato di parlare con la giornalista di CINS dicono che sono innanzitutto preoccupati per la salute dei bambini, ma che non sanno a chi rivolgersi, avendo l’impressione che a nessuno importi dei loro problemi. Alcuni aggiungono di sentirsi cittadini di seconda classe.

Oltre a mettere in pericolo la salute dei cittadini, la vicinanza della discarica al centro abitato comporta anche un elevato rischio di incendi e altre situazioni di emergenza.

“Il gas di discarica, composto per lo più da metano, è infiammabile”, dice Igor Jezdimirović, aggiungendo: “Nei paesi normali il gas di discarica viene utilizzato come combustibile per la produzione di energia elettrica e termica, e viene veduto come fonte rinnovabile. Visto che la Serbia, ovvero i suoi decisori politici, non sono in grado di sfruttare questa potenzialità, i rifiuti continuano a essere bruciati, provocando un ulteriore inquinamento dell’aria. Non è una questione di risorse, bensì di capacità e volontà”.

Dall’Ufficio ispettivo del comune di Novi Sad affermano che nel periodo compreso tra il 30 agosto 2014 e il 30 agosto 2017 hanno ricevuto dieci segnalazioni da parte dei cittadini, riguardanti soprattutto i cattivi odori, l’inquinamento dell’aria e la presenza di discariche abusive in prossimità di quella comunale. Aggiungono inoltre che l’azienda municipalizzata “JKP Čistoća” provvede regolarmente alla rimozione delle discariche abusive e che la discarica comunale viene gestita in conformità alle norme vigenti, compreso un monitoraggio regolare.

Il professor Dejan Ubavin dice che una buona gestione della discarica può portare alla riduzione degli effetti negativi sulla salute della popolazione. “Con la messa in esercizio della discarica regionale, ovvero sanitaria, quale prevista, e con la sua adeguata gestione, i problemi attuali dovrebbero venire meno”.

La questione della gestione dei rifiuti, compresa la costruzione delle discariche regionali, riveste grande importanza anche nel processo di integrazione europea della Serbia. Questo settore fa parte del capitolo negoziale 27, che non è ancora stato aperto.

La Serbia dovrà migliorare in maniera significativa le sue azioni a tutela dell’ambiente, il che presuppone un notevole cambiamento delle prassi attuali e l’adozione di tutta una serie di provvedimenti legislativi. Stando a quanto annunciato dai rappresentanti delle istituzioni statali, tali interventi costeranno almeno 10 miliardi di euro. Solo per risolvere il problema delle discariche serviranno circa 918 milioni di euro.

La legislazione nazionale in materia di gestione dei rifiuti dovrebbe essere adeguata alla direttiva europea sulle discariche entro la fine del 2018. Dal ministero della Tutela dell’Ambiente affermano che suddetta direttiva è particolarmente “difficile da attuare”, prevedendo come termine ultimo per la sua piena applicazione il 2032.

Come precisato in uno studio redatto dal Gruppo di lavoro per i negoziati sul capitolo 27, “uno dei temi dei negoziati con la Commissione europea riguarderà la necessità di stabilire un adeguato periodo transitorio [il termine ultimo] entro il quale la Serbia dovrà chiudere e bonificare le discariche esistenti e provvedere, conformemente alla direttiva europea in materia, alla costruzione di nuovi centri di gestione dei rifiuti ”.

Soltanto una discarica regionale pienamente operativa

Secondo i dati dell’Agenzia per la tutela dell’ambiente, in Serbia finora sono state costruite solo otto discariche regionali, mentre altre tre sono in fase di realizzazione. Le discariche completate si trovano nei seguenti comuni: Užice, Sremska Mitrovica, Pančevo, Leskovac, Jagodina, Pirot, Lapovo e Kikinda. Solo una di esse, la discarica “Duboko” di Užice, dispone delle autorizzazioni necessarie per svolgere tutte e cinque le operazioni relative alla gestione dei rifiuti (raccolta, trasporto, stoccaggio, recupero e smaltimento).

I lavori di costruzione della discarica regionale di Pančevo, diventata operativa nel 2015, sono durati 24 anni e l’intero progetto è costato 393,6 milioni di dinari (circa 3 milioni di euro). L’obiettivo era quello di far sì che la vecchia discarica, incontrollata e situata molto più vicino al centro urbano, venisse completamente chiusa. Tuttavia, quasi un terzo dei rifiuti raccolti nel territorio comunale, finisce ancora nella vecchia discarica, un argomento di cui CINS si è già occupato.

Ben 13 “regioni”, costituite da due o più comuni o città, non hanno ancora nemmeno adottato i rispettivi piani regionali di gestione dei rifiuti.

I giornalisti di CINS hanno più volte contattato il ministero della Tutela dell’Ambiente, chiedendo di parlare con la dirigente della Direzione rifiuti Marija Šerović, o con un’altra persona competente. Dal ministero si sono limitati a rispondere che per un’intervista di questo tipo bisogna ottenere un’apposita autorizzazione da parte loro. Ad oggi, però, non hanno ancora provveduto al suo rilascio.

Dejan Ubavin, professore presso la Facoltà di Scienze Tecniche di Novi Sad, dice che la prassi di lasciare giacere i rifiuti in discarica per decenni, riscontrabile nella maggior parte dei comuni della Serbia, “è una non gestione dei rifiuti”.


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