Molte le promesse da parte di politici e ministeri, tutt’ora però disattese. La digitalizzazione del Montenegro è ancora lungi dall’essere a un buon livello, anzi in certi casi è inferiore a quella dei vicini
“Salve Ana, spero che stia bene […] La informiamo che, a seguito dell’ultimo aggiornamento del nostro sistema, l’abbonamento a Google Drive non è più disponibile per gli utenti in Montenegro”.
Questo è il contenuto di un messaggio ricevuto da molti utenti di Google Drive in Montenegro che, oltre ai 15 GB di spazio di archiviazione gratuito ottenuti al momento della creazione dell’account, per anni hanno avuto la possibilità di acquistare ulteriore spazio per l’archiviazione dei loro file.
Google ha recentemente iniziato a informarli che non potranno più farlo, perché non è più possibile addebitare questo servizio ai cittadini del Montenegro.
Intervenendo al 9° Business Forum di Sarajevo , tenutosi il 25 e 26 aprile scorsi, il vicepresidente del parlamento montenegrino Branimir Gvozdenović ha detto che il Montenegro “ha già adeguato il quadro normativo nazionale [in materia di ICT] all’acquis comunitario […] dando ai cittadini la possibilità di usufruire di servizi di comunicazione elettronica di alta qualità a un prezzo accessibile”.
Ha inoltre citato uno studio presentato al primo Summit digitale dei Balcani occidentali tenutosi recentemente a Skopje, stando al quale il Montenegro, nel livello di digitalizzazione, si colloca al di sopra della media regionale in termini di copertura della banda larga veloce, diffusione delle connessioni a banda larga veloce, sviluppo delle infrastrutture, penetrazione della rete mobile, uso efficiente dello spettro radio.
Anche PayPal
Da quanto affermato da Gvozdenović sembrerebbe che Google non sia per nulla al corrente della situazione in Montenegro. E lo stesso vale per PayPal. Dopo anni di annunci, questo servizio è finalmente diventato disponibile in Montenegro quattro anni fa, ma gli utenti non hanno ancora la possibilità di ricevere pagamenti sul loro conto PayPal.
L’anno scorso, il ministero della Pubblica amministrazione – al quale sono state trasferite alcune competenze in precedenza esercitate dal ministero dell’Informazione e delle Telecomunicazioni - soppresso dopo le elezioni politiche del 2016 – ha reso noto di aver intensificato le attività volte a ristabilire la comunicazione con i rappresentanti di PayPal, al fine di attivare il servizio di pagamento bidirezionale e consentire ai cittadini montenegrini di ricevere denaro sul proprio conto PayPal.
“Tenendo conto dell’importanza di questa attività, sia per i cittadini sia per l’economia del Montenegro, il ministero nel prossimo periodo farà il massimo sforzo per rendere possibile l’attivazione del servizio bidirezionale PayPal, e l’opinione pubblica montenegrina sarà prontamente informata al riguardo”, ha dichiarato una consulente del ministero nell’aprile dello scorso anno.
A tutt’oggi però non c’è ancora nessuna novità.
PayPal, dal canto suo, ha precisato che l’introduzione del servizio bidirezionale è ostacolata dalla normativa vigente in Montenegro, ma l’opinione pubblica locale non è al corrente di quale normativa si tratti e se si stia lavorando sulla sua modifica.
Il ministero dell’Informazione e delle Telecomunicazioni, all’epoca guidato da Vujica Lazović, aveva invece più volte affermato che l’attivazione di questo servizio dipendeva esclusivamente da PayPal.
“Si tratta di una società privata e saranno loro a decidere quando provvederanno ad assicurare agli utenti in Montenegro la piena funzionalità del servizio. Siamo in costante contatto con i rappresentanti di PayPal e stiamo cercando di accelerare l’intero processo”, avevano fatto sapere dal ministero tre anni fa.
L’allora ministro Lazović aveva ripetutamente parlato dei vantaggi della digitalizzazione, della necessità di garantire un accesso generalizzato alla banda larga, di come l’economia montenegrina sarebbe fiorita con lo sviluppo della società dell’informazione.
Lo stesso discorso che oggi fa il vicepresidente del parlamento Branimir Gvozdenović.
“Processi globali e trasformazione digitale hanno un enorme impatto sull’economia, le istituzioni e i cittadini di un paese […] La rivoluzione digitale, chiamata anche la quarta rivoluzione industriale, rappresenta un’enorme opportunità per i paesi in via di sviluppo di mettersi alla pari con i paesi più sviluppati. Vi vedo un grande potenziale per tutti i paesi della regione”, ha detto Gvozdenović intervenendo al Business Forum di Sarajevo.
Tuttavia, ha dimenticato di precisare che, a differenza di quanto accade in Montenegro, le applicazioni Google sono disponibili a pagamento in tutti i paesi della regione – in Albania, Croazia, Bosnia Erzegovina, Serbia, Macedonia e, naturalmente, Slovenia.
Digitalizzazione della pubblica amministrazione
Oltre a non impegnarsi affatto per consentire ai cittadini montenegrini di usufruire appieno dei servizi internet, i politici come Gvozdenović – pur essendo presumibilmente consapevoli di tutti i vantaggi della digitalizzazione – non fanno alcuno sforzo per costringere le istituzioni a rendere disponibili i loro servizi sul portale della pubblica amministrazione eUprava , un obbligo previsto dalla legge.
Così la digitalizzazione dei servizi amministrativi praticamente dipende dalla buona volontà dei dipendenti pubblici, che evidentemente non hanno alcuna voglia di acquisire competenze digitali.
Nel Rapporto sull’utilizzo del portale dei servizi telematici eUprava, presentato alla seduta del governo tenutasi lo scorso mese di aprile, si precisa che il motivo della scarsa efficienza di questo sistema risiede nella “mancanza di interesse e di prontezza da parte delle istituzioni a rendere disponibili i propri servizi su questo portale”.
A sette anni dalla sua attivazione, sul portale eUprava – si legge nel rapporto – “non sono ancora disponibili servizi essenziali, ovvero servizi telematici usufruiti da gran parte della cittadinanza”.
In Montenegro ci sono oltre 50 organi della pubblica amministrazione, di cui solo 32 hanno reso disponibili i loro servizi sul portale eUprava. Dei 18 ministeri esistenti, solo 12 erogano servizi tramite questo portale.
Alcune istituzioni, pur avendo messo a disposizione i loro servizi sul portale eUprava, non lo hanno in alcun modo comunicato sul proprio sito ufficiale, per cui molti cittadini non sono a conoscenza della possibilità di accedere a diversi servizi per via telematica.
Di tutti i servizi consultabili sul portale eUprava, solo 15 vengono erogati completamente online, dietro il pagamento di un corrispettivo. Nessuno dei servizi erogati ha raggiunto il quinto e ultimo livello di sofisticazione, quello della personalizzazione e erogazione proattiva del servizio.
Nel corso del 2017, tramite il portale eUprava sono state inoltrate 8.369 richieste, di cui oltre 2.600 relative al "Programma di formazione professionale dei laureati", mentre quasi il 60% delle pratiche elaborate è rappresentato dalle richieste di prestiti per lo studio universitario.
Società digitale?
Alla luce di quanto sopra esposto, è evidente che il Montenegro è ancora ben lungi dal diventare una società digitale – obiettivo che, che stando alle previsioni dell’ex ministro Lazović, avrebbe dovuto essere raggiunto entro il 2016.
“Cambierà praticamente tutto: il modo di studiare, lavorare, erogare servizi…”, prometteva il ministro. Le stesse promesse che oggi fa Gvozdenović.
Forse il miglior indicatore dello stato dell’arte dell’ICT in Montenegro è il livello di competenze digitali del nuovo vecchio presidente Milo Đukanović, che solo recentemente, alla vigilia della campagna elettorale per le presidenziali del 15 aprile scorso, ha scoperto Facebook. Sinceramente, era strano sentirlo parlare delle possibilità offerte da “queste nuove tecnologie”.
Insomma, un quadro scoraggiante, soprattutto se pensiamo a paesi come l’Estonia, 1,4 milioni di abitanti, dove tutto ruota intorno al digitale, dove il 99% dei servizi pubblici è gestito online e dove ogni amministrazione pubblica deve avere un responsabile per le tecnologie digitali.
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