Krivokapić e Đukanović (foto OSCE PA)

Krivokapić e Đukanović (foto OSCE PA )

Cento giorni dopo le elezioni amministrative, Podgorica finalmente ha un governo, ma nulla è cambiato, anzi si è consolidato il potere di Đukanović. Svanisce la possibilità di elezioni politiche anticipate

11/09/2014 -  Mustafa Canka Ulcinj

Senza dubbio è stata la partita politica più interessante mai giocata finora in Montenegro, ma con un esito deludente. Era sorta infatti la speranza che nella capitale il Partito democratico dei socialisti (DPS) di Milo Đukanović, dopo due decenni al potere, sarebbe potuto passare all’opposizione. E se fosse accaduto a Podgorica, dove vive un terzo della popolazione del Montenegro, allora sarebbe stato possibile assistere a cambiamenti anche a livello nazionale.

I socialdemocratici ci ripensano

Il Partito socialdemocratico (SDP) di Ranko Krivokapić, per 17 anni fedele alleato del DPS, aveva formato una coalizione pre-elettorale sotto lo slogan “Il volto europeo di Podgorica” (ELP) insieme con il partito di opposizione Montenegro positivo. E la retorica del partito, con in testa Krivokapić, durante la campagna elettorale era stata fortemente critica nei confronti del governo di Đukanović.

Hanno affermato di mirare ad un’amministrazione apartitica, annunciando che avrebbero indagato sul''assegnazione sospetta di posti di lavoro durante la precedente amministrazione del DPS. L'SDP ha inoltre promesso un miglior standard di vita per i cittadini, la lotta alla corruzione e al crimine organizzato, ecc. D’altra parte sono già due anni che l’SDP cerca di prendere le distanze dal DPS, votando tra l'altro assieme all'opposizione una serie di leggi al parlamento, leggi non benaccette da Đukanović.

Ma nonostante la coalizione ELP dopo le elezioni di Podgorica, con i suoi cinque seggi ottenuti, si sia trovata nella posizione di ago della bilancia, è finita per disgregarsi.

Krivokapić dopo cento giorni di consultazioni alla fine ha raggiunto un accordo con il DPS, nonostante l’opposizione gli avesse offerto la possibilità di formare un governo di minoranza. Probabilmente lo avrebbe voluto ma non ha avuto la forza di convincere i suoi più stretti collaboratori che era ormai giunto il tempo di mettere fine alla lunga partnership con i socialisti di Đukanović e avviare finalmente le riforme necessarie.

I motivi della retromarcia

Alcuni analisti ritengono che il motivo di questa scelta sia anche dovuto al fatto che per la fine del prossimo anno è atteso l’ingresso del Montenegro nella NATO, e che quindi i leader occidentali avrebbero suggerito a Krivokapić di non stringere un’alleanza con l’opposizione prima di quella data, dal momento che all’interno dell’opposizione c’è una maggioranza contraria all’ingresso del paese nell’Alleanza atlantica.

Ma Montenegro positivo, così come gli altri partiti di opposizione, hanno accusato Krivokapić e l’SDP di aver tradito la fiducia degli elettori, e di essere niente più che un’ala del DPS.

“L’SDP già da tempo si è marginalizzato sulla scena politica, dimostrandosi un partito a cui non si può più credere”, sottolinea l’analista politica Daliborka Uljarević.

Uljarević crede che solo con qualche mossa significativa, come per esempio avviare una mozione di sfiducia al governo, l’SDP potrebbe in parte riguadagnarsi la fiducia infranta dell’opposizione e della maggior parte dei suoi elettori. “Ma in questo momento sembra una mission impossible”, conclude l’analista.

In contemporanea con l’intesa raggiunta per governare Podgorica, Đukanović e Krivokapić si sono accordati per ridefinire anche il potere al livello centrale, pertanto è sicuro che le elezioni politiche in Montenegro non si terranno prima del 2016.

Fino ad allora il Montenegro avrà comunque parecchio lavoro da sbrigare e, come annunciato da Bruxelles, verrà sottolineato anche nel rapporto della Commissione europea che verrà pubblicato all’inizio del mese prossimo.


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