Lo scorso novembre sono stati assegnati i premi UE per la letteratura. Un modo per lanciare giovani autori emergenti, e favorirne la traduzione e lettura in tutta Europa. Tra i 12 autori selezionati anche 3 provenienti dalla jugosfera

30/12/2013 -  Aleksandra Ivić

L'European Prize for Literature è stato introdotto dall’Unione europea cinque anni fa, come parte del progetto Europa Creativa, al fine di promuovere autori nuovi ed emergenti, aiutandoli così ad avere un riconoscimento più vasto al livello europeo, al di fuori del proprio paese. L’obiettivo del progetto, all’interno delle politiche attive nella cultura in Unione europea, è la promozione della creatività e della diversità dei popoli e delle loro culture, nonché delle lingue e letterature meno diffuse in Europa.

Le opere letterarie degli autori vincitori del premio vanno tradotte e pubblicate in diverse lingue, e in tal modo si va a stimolare l’interesse dei lettori verso la letteratura contemporanea degli altri paesi.

Gli autori vincitori incassano un assegno di 5.000 €, i loro libri vengono promossi nelle prestigiose fiere in Europa, come per esempio quelle di Francoforte, Londra, Göteborg, Bruxelles, e tradotti in altre lingue, grazie anche alla possibilità di accedere ai fondi dell’UE per la traduzione.

La competizione è aperta a 37 paesi europei, i quali possono partecipare ogni tre anni. Le giurie nazionali dei singoli paesi scelgono un autore al livello nazionale, e un suo libro, e lo presentano poi all'apposita commissione dell'UE.

Tra i 12 autori vincitori ci sono alcuni dei paesi dell’ex-Jugoslavia (Bosnia Erzegovina, Slovenia, Macedonia), nonché un’autrice che ha portato il premio alla Germania, ma è di origine croata/dalmata e i temi dei suoi libri sono legati principalmente alla sua terra natale (già tradotta in Italia e pubblicata da Zandonai ), Marica Bodrožić.

Gli autori dei paesi ex-jugoslavi fanno parte della “generazione perduta”, come direbbe Faruk Šehić, vincitore proveniente dalla Bosnia Erzegovina. Sono autori contemporanei, relativamente giovani, che hanno vissuto un segmento della loro vita nella Jugoslavia di Tito e che hanno sofferto i traumi della guerra civile jugoslava e/o dell’esilio conseguente. Nel libro di Faruk Šehić, Knjiga o Uni (Il libro dell’Una) si leggono le tracce di questi traumi vissuti anche in prima persona, l’autore con le sue parole dà voce a tutte quelle persone che si sono trovate nello stesso luogo (Jugoslavia) in un periodo storico molto importante, ma soprattutto drammatico e doloroso.

I temi delle opere premiate degli autori dei paesi post - jugoslavi, quindi, sono molto legati all’esistenza, tempo e memoria dei ventenni costretti a vivere una giovinezza difficile e non voluta, soprattutto durante il conflitto, quando hanno dovuto affrontare anche la morte o l’esilio. Una vita segnata da vicende storiche troppo coinvolgenti per essere facilmente dimenticate o superate. Gli autori, comunque, non si soffermano solo sul tema inevitabile della guerra e della sofferenza legata ad essa, ma ad esso inestricabilmente legano la speranza, la voglia di vivere e di superare i traumi, la Natura, la Vita versus la Morte.

Sulla scia della vecchia ed ottima scuola degli scrittori bosniaci, croati, serbi, montenegrini, macedoni e sloveni del XX secolo (Ivo Andrić, Meša Selimović, Miroslav Krleža, Danilo Kiš, Miloš Crnjanski, Borislav Pekić, Mirko Kovač, Vasko Popa, Boris Pahor ecc), incontriamo questi nuovi autori, giovani ed esordienti che promettono di non deludere il proprio background culturale e letterario e la tradizione narrativa delle loro terre natali.


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