Fiume - avphotosales/shutterstock

Casapound annuncia sulla sua pagina Facebook un "Corteo per il centenario della vittoria italiana" per il prossimo 3 novembre a Trieste e al contempo un concerto in serata a Fiume. Le reazioni dalla Croazia

24/10/2018 -  Giovanni Vale

“Vittoria”. La scritta, stampata a caratteri cubitali su un grande tricolore, sovrasta la foto del sacrario di Redipuglia, con il suo ripetitivo “presente” di mussoliniana memoria. In primo piano, una quadriga vittoriosa - presa a prestito (forse per errore?) dal Wellington Arch di Londra - dà uno slancio romaneggiante all’insieme. È questo il volantino con cui CasaPound annuncia un “Corteo per il centenario della vittoria italiana ” il prossimo 3 novembre a Trieste e, al tempo stesso, un concerto in serata a Fiume (Rijeka).

Proprio questo secondo evento, pubblicato il 16 ottobre sulla pagina Facebook di “CasaPound Italia Trieste ”, ha scatenato una polemica in Croazia. Ripreso dal quotidiano fiumano Novi List, che parla di una “provocazione mai vista”, l’invito del partito neo-fascista ha suscitato l’ira dei lettori e la risposta degli antifascisti dell’Istria e del Quarnero, che hanno organizzato un contro evento. Ma ha preoccupato anche la minoranza italiana in Croazia che teme un riaccendersi delle animosità, per un evento “davvero non necessario”.

“La responsabilità è degli antifascisti”

“Non confermo e non smentisco”. Francesco Clun, classe 1988, responsabile provinciale di CasaPound a Trieste, conosce bene gli strumenti della comunicazione politica contemporanea. Il concerto si terrà davvero a Fiume? “A fine corteo, gli interessati sapranno il luogo e l’ora”, risponde Clun con aplomb, anche se online si è preso la briga di scrivere “Fiume, ore 21”. “La festa è riservata, non è un evento che vogliamo diffondere”, aggiunge il militante, come se il suo invito su Facebook non fosse già stato condiviso decine di volte.

Bisogna allora ricominciare dall’inizio. C’è davvero bisogno di un concerto a Fiume per il centenario del 1918? “Anche se quel concerto ci fosse, non vedo che cosa ci sia di male. Sono terre che parlano d’italianità”, risponde Clun. E se questo avesse delle conseguenze negative sulla comunità italiana in Croazia? “Io credo che gli antifascisti si debbano assumere la responsabilità delle eventuali tensioni con la comunità italiana”, ribatte il responsabile di CasaPound, che chiede “rispetto per chi la pensa diversamente”.

Insomma, la notizia potrebbe anche essere falsa, una boutade, lanciata tanto per raccogliere qualche like su Facebook e mostrare l’audacia di una provocazione che sa rimanere solo nel mondo digitale. Non sarebbe la prima volta di questi tempi e forse la statua proveniente dalla perfida Albione sta proprio ad indicare la poca serietà dell’operazione di CasaPound. Ma anche nel caso si trattasse di una fake news, ha davvero senso fare tutto questo, sulle spalle della comunità italiana in Croazia?

Francesco Clun non vuole “riaprire ferite o discussioni storiche”. “La comunità (italiana, ndr.) in 60 anni non ha mai avuto colpe”, per cui gli antifascisti “non devono permettersi di portare indietro le lancette di 60 anni”. “Viviamo nel 2018, dobbiamo guardare al futuro!”, esclama Clun. Ma come? E le iniziative per la vittoria del 1918? “È un evento che unisce tutti gli italiani, vogliamo mostrare ai concittadini che si sentono divisi e scoraggiati, che possono ritrovare lo spirito dei ragazzi che hanno dato la vita per il loro paese”.

“Fu un’epopea anche radiosa, per quello spirito che animava i ragazzi che si sono sacrificati sapendo a cosa andavano incontro”, prosegue il responsabile di CasaPound, che vorrebbe che gli italiani ritrovassero “la voglia di gettare il cuore oltre l’ostacolo”. Dimenticate le trincee, Emilio Lussu, le carneficine di Cadorna e lo choc che la Grande Guerra (con i suoi 10 milioni di soldati uccisi) provocò in tutto il mondo. Finiti i discorsi di pace e fratellanza all’interno dell’Unione europea: celebriamo la Vittoria sull’Austria-Ungheria!

“Una retorica da anni Venti”

“CasaPound strumentalizza e cavalca un tipo di narrazione che faceva comodo nel 1924, quando Fiume era appena diventata italiana, ma la storia della città è molto più complessa”, analizza lo storico fiumano Ivan Jeličić. “Se da un lato è vero che a nel 1926 fu eretto a Fiume un monumento che celebrava i quattro fiumani che morirono nella Grande Guerra combattendo con l’Italia, dall’altro è vero anche che ci furono tanti italiani che servirono la monarchia, combattendo tra le fila dell’esercito ungherese, tra quelle dell’esercito austriaco, per chi era domiciliato in Istria, oppure ancora nell'imperiale e regio esercito”, prosegue Jeličić.

Dal punto di vista storico, dunque, “c’è una fetta della popolazione fiumana che sicuramente non si può riconoscere nella vittoria, anche tra gli italiani”. Una dichiarazione che non dovrebbe sorprendere, se si considera che allo scoppio delle ostilità, Fiume (così come Trieste e Trento) faceva parte dell’Impero austro-ungarico. Questo è peraltro il tema di un recente libro dello scrittore triestino Paolo Rumiz (“Come cavalli che dormono in piedi”), che si concentra proprio su quei “100mila trentini e giuliani” che combatterono per Vienna e Budapest, finendo prima sul fronte orientale e poi nell’oblio della storiografia fascista del dopoguerra.

Ecco che a Pécs, in Ungheria, “c’è un monumento che menziona proprio il battaglione fiumano, che combatté nel 19° reggimento di Pécs”, aggiunge Ivan Jeličić, secondo cui “la storia di Fiume nella Prima guerra mondiale è ancora tutta da scrivere”. Ma al di là della poca sensibilità storica che l’evento di CasaPound dimostra, quali possono essere le conseguenze di questo tipo di provocazioni sulla quotidianità di Fiume? Per Jeličić, “è preoccupante leggere i commenti in fondo all’articolo di Novi List che riporta l’iniziativa di CasaPound. Il tono generale è: ecco i fascisti irredentisti, cosa vogliono questi qua?”.

Italianità e fascismo

Membro della commissione sul bilinguismo che - per volontà del comune di Fiume - sta discutendo dell’introduzione di targhe riportanti gli odonimi storici (e persino di un pannello bilingue “Fiume/Rijeka” all’ingresso della città), Jeličić non può fare a meno di notare che “il concerto di Casapound rappresenta dieci passi indietro rispetto a tutto il dialogo fatto negli ultimi mesi”. Mentre il capoluogo quarnerino si appresta a diventare “Capitale europea della cultura” nel 2020 con un programma intitolato “Fiume, porto della diversità”, il partito neo-fascista aizza gli animi delle comunità e forse - che beffa! - lo fa per scherzo.

“Così, si alimenta quella confusione tra italianità a Fiume e fascismo che per Casapound è forse normale, ma che qui danneggia il discorso più complesso che stiamo cercando di fare, mettendo in evidenza l’esperienza della lingua e cultura italiana in questa città, o ancora il fatto che anche la Comunità Italiana abbia avuto delle persone che si sono battute contro il fascismo”, aggiunge lo storico fiumano. Furio Radin, il deputato che rappresenta la minoranza italiana al parlamento di Zagabria, è dello stesso avviso. “Se c’è qualcosa di cui non abbiamo bisogno adesso a Fiume è Casapound”, taglia corto.

Per il parlamentare, la comunità italiana di Fiume sta attraversando “un momento delicato, in cui si potrebbe ricominciare a riconquistare dei diritti persi in passato” e non è il caso di interrompere quel processo. A CasaPound, Furio Radin manda quindi un messaggio chiaro: “Lasciate che sia la comunità nazionale italiana a preoccuparsi della riconquista graduale dei suoi diritti”. E aggiunge anche un consiglio pratico: “Ci sono troppi confini per arrivare a Fiume, restate a Trieste”.

Il fascismo non è benvenuto a Fiume”

Rimane comunque il dubbio di cosa succederà se CasaPound deciderà davvero di sconfinare fino a Fiume per festeggiare il 1918. Online, i commenti all’articolo di Novi List si sono rapidamente accesi, tra chi ha rispolverato il motto jugoslavo “morte al fascismo e libertà al popolo” e chi ha minacciato di dare un benvenuto violento ai neo-fascisti, con tanto di foto di foibe e mitragliette. Sempre su internet, il movimento “AntiFa Istra i Kvarner” ha organizzato un contro-evento , già condiviso più di 440 volte.

Gli antifascisti chiedono alla “buona gente di Fiume” di “individuare i locali che ospiterebbero i fascisti provenienti dall'Italia”, al fine di non permettere “ai fascisti italiani di passeggiare liberamente per Fiume!”. E se il messaggio non fosse abbastanza chiaro, la tartaruga frecciata - simbolo di CasaPound - è stata ridisegnata a testa in giù, impiccata come Mussolini in piazzale Loreto. Intervistato sulla questione, un attivista di AntiFa (che preferisce rimanere anonimo) conferma che si è voluto “mandare un segnale forte”, ma rimane convinto che “CasaPound non verrà”.

“Conosciamo gli spazi dove vengono organizzati i concerti e nessuno di loro ha avuto contatti con CasaPound”, prosegue il militante antifascista, che continuerà comunque “a fare pressione su media e opinione pubblica per vedere se davvero c’è una location o una casa privata che ospiterà i fascisti”. Tutta questa polemica rischia di avvelenare i rapporti tra i croati e la comunità italiana? “Non credo - assicura l’attivista - questa parte della Croazia è molto aperta, siamo contenti delle targhe bilingue e allo stadio usiamo il nome Rijeka o Fiume indistintamente”.

Anche per quanto riguarda i commenti online, il militante sdrammatizza: “La stampa croata è sempre piena di commenti odiosi, è la norma. Di recente si è scoperto che persino nei siti porno, serbi e croati si insultano a vicenda”. E conclude: “Offline non succederà nulla, ma non c’è bisogno di provocazioni come questa”. Il servizio stampa del comune di Fiume, che preferisce non rilasciare alcun commento sull’eventuale concerto, ricorda che “il Comune non permetterà l’uso di spazi pubblici o di spazi gestiti dalla città per qualsivoglia iniziativa che promuove il fascismo”.

Per il bene di chi?

La storia sembrerebbe così conclusa. CasaPound si è limitata ad una provocazione, ha fatto reagire gli antifascisti croati, scatenato qualche commento violento online, costretto la comunità italiana in Croazia ad esprimersi e rispolverato ferite vecchie di 70, 100 anni. Ma perché? La risposta va probabilmente cercata nella politica interna italiana, nella volontà di CasaPound di ottenere visibilità con un grande evento in vista delle elezioni europee di questa primavera e nella sua necessità di posizionarsi chiaramente, rispetto ad una Lega sempre più popolare a destra.

Poco importa se Italia e Croazia hanno costruito nel frattempo delle ottime relazioni bilaterali e se a Fiume si sta portando avanti un dialogo delicato, i cui risultati potrebbero davvero essere “storici”. La politica, per come qualcuno la intende, è un gioco a breve termine, fatto di provocazioni e sparate, un teatrino in cui la realtà fa a mala pena da cornice. Il 3 novembre, a Trieste si terrà anche una manifestazione anti-fascista e se vi capiterà di essere nei paraggi, un bel modo per ricordare la Grande guerra potrebbe essere quello di fare un giro lungo il “Sentiero della Pace dalle Alpi all’Adriatico ”, un’iniziativa portata avanti da Italia e Slovenia per commemorare la tragedia che fu il fronte isontino.


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