Sarajevo, cimitero di guerra (foto di Giacomo M /Shutterstock)

Sarajevo, cimitero di guerra (foto di Giacomo M /Shutterstock)

Non sarà pronto prima del novembre 2019 ma già se ne parla molto, è l'Atlante dei crimini di guerra in Bosnia Erzegovina, curato dal Centro di ricerca e documentazione di Sarajevo. Frutto di una ricerca decennale, l'Atlante conterrà le cifre e i dettagli dei crimini commessi in Bosnia Erzegovina

03/06/2019 -  Toni Gabrić

(Originariamente pubblicato da H-Alter , il 15 maggio 2019)

Il direttore del Centro di ricerca e documentazione di Sarajevo Mirsad Tokača ha presentato lo scorso 8 maggio a Zagabria “L’Atlante bosniaco dei crimini di guerra“. Questa pubblicazione, che sarà completata e resa disponibile in formato elettronico nel novembre 2019, è frutto di una ricerca, durata dieci anni, sui crimini commessi durante la guerra in Bosnia Erzegovina. L’Atlante, una volta completato, conterrà l’elenco dei nomi delle 95.940 vittime della guerra e un resoconto dei crimini compiuti durante il conflitto, classificati in base al luogo in cui sono accaduti e in base al loro carattere, dagli omicidi individuali e di massa agli attacchi contro i luoghi di culto delle diverse confessioni religiose presenti nel paese.

L’Atlante comprenderà anche "un dossier individuale" per ogni singola vittima, contenente i suoi dati personali, come la data di nascita e il sesso, e le informazioni relative al suo status militare (o civile) e all’eventuale appartenenza alle formazioni militari. "Vogliamo offrire alle famiglie delle vittime la possibilità di scrivere la loro storia", spiega Mirsad Tokača. "L’aspetto fondamentale di questo Atlante riguarda l’accessibilità e la verificabilità dei dati. L’Atlante nel corso del tempo subirà modifiche come conseguenza dell’interazione tra noi e coloro a cui è destinato".

Tokača sottolinea quanto sia importante che la società bosniaca si liberi dal mito della propria tragedia. "La Bosnia è stata vittima di un mito e di narrazioni mitiche. Se continuiamo a perpetuare il mito sulla nostra società, a giocare con i numeri delle vittime e a diffondere bugie, finiremo per riprodurre le dinamiche che sono sfociate nella guerra contro la Bosnia Erzegovina e contro la sua struttura sociale e culturale".

L’Atlante fornisce anche una classificazione delle vittime in base all’appartenenza etnica che, stando alle parole di Tokača, ha suscitato forte disappunto tra i “mitomani bosgnacchi“. Dalla ricerca è infatti emerso che durante la guerra in Bosnia Erzegovina sono state uccise 95.940 persone, di cui 62.013 bosgnacchi, un dato che contraddice diverse stime precedenti che parlano di un numero molto maggiore di vittime bosgnacche. Il team guidato da Tokača ha raccolto anche i dati sui 24.953 cittadini della Bosnia Erzegovina di nazionalità serba uccisi durante la guerra, nonché sulle 8.403 vittime di nazionalità croata.

I numeri delle vittime militari e civili forniscono chiari indizi sul carattere della guerra in Bosnia Erzegovina. Tra le vittime di nazionalità croata ci sono molti più soldati che civili, più precisamente 5.919 soldati e 2.484 civili. La situazione è simile anche per quanto riguarda le vittime serbe, tra cui ci sono 20.775 soldati e 4.178 civili. Per quanto riguarda invece i bosgnacchi, il numero delle vittime civili è superiore a quello delle vittime militari: durante la guerra hanno perso la vita 31.101 civili e 30.906 soldati di nazionalità bosgnacca. "Emerge che l’81,35 % delle vittime civili erano bosgnacchi, il 10,92 % serbi e il 6,5 % croati", conclude Tokača.


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