Un nuovo studio rivela che in Albania la proprietà dei media è concentrata nelle mani di poche persone, un fatto che mina il pluralismo dell'informazione

23/04/2018 -  Gjergj Erebara

(Originariamente pubblicato dal portale Balkan Insight , il 16 marzo 2018)

Al netto dei problemi e dei limiti di una scena mediatica ancora in divenire, in Albania la presenza di molte voci diverse è stata spesso descritta come garanzia di pluralismo. Tuttavia, un nuovo report sulla proprietà dei media , pubblicato questa settimana a Tirana da Reporters Without Borders (RWB) e BIRN Albania, rivela che la percezione di un mercato vibrante e diversificato è più un'illusione che realtà.

"Dopo decenni di transizione... il panorama dei media sembra scivolare sempre più lontano dall'indipendenza, la pluralità e la sostenibilità", ha affermato Olaf Steenfadt, Project Director del progetto Media Ownership Monitor di RWB.

Media Ownership Monitor Albania fa parte di un progetto più ampio di Reporter ohne Grenzen, la sezione tedesca dell'organizzazione internazionale per i diritti umani Reporters Without Borders. Un progetto che mira ad aumentare la trasparenza sulla proprietà dei media in tutto il mondo e ad aumentare la consapevolezza sulla necessità del pluralismo dei media come strumento indispensabile per una democrazia sana.

Il rapporto rivela che quattro proprietari principali controllano circa la metà della quota di ascolto del mercato televisivo dell'Albania e l'85% dei ricavi dalla TV in chiaro. Per quanto riguarda il mercato dei media cartacei, negli ultimi anni questo è stato eroso dalla diminuzione delle entrate e della circolazione. In questo campo, un proprietario controlla oltre il 54% dei ricavi e oltre il 30% del pubblico attraverso due quotidiani.

"Nonostante la presenza di numerosi media faccia pensare ad una varietà dell'offerta, i registri finanziari mostrano che la parte del leone delle entrate, che definisce la quota di mercato, è concentrata nelle mani di una manciata di potenti gruppi di media a conduzione familiare", afferma il report.

Distruggere il mito del pluralismo

"Il mito che, nonostante i loro difetti, i media albanesi rappresentino una pluralità di punti di vista è stato distrutto. Una manciata di famiglie raggiunge più della metà della quota di pubblico e il 90% dei ricavi nel nostro mercato dei media", ha dichiarato Kristina Voko, direttore esecutivo di BIRN Albania.

Tuttavia, il presidente dell'Autorità albanese per i media audiovisivi, Gentian Sala, alla presentazione del report ha sottolineato che le misurazioni dell'audience nel paese non sono affidabili, osservando anche che non vi sono ostacoli ad impedire l'ingresso di nuovi operatori sul mercato.

"Il problema nella scena dei media albanesi è che abbiamo proprietari forti e aziende deboli", ha detto Sala, riferendosi alla generale cultura aziendale nel paese. "Gran parte dello spettro è attualmente libero per chiunque volesse entrare nel mercato televisivo", ha aggiunto.

Due società di ricerca forniscono misurazioni dell'audience in Albania, ma i loro dati mostrano risultati molto diversi e sono contestati in termini di qualità sia dagli esperti che dai proprietari dei media. Ma questi non sono gli unici fattori che mostrano alti livelli di concentrazione nei media.

L'analisi dei rendiconti finanziari di otto società televisive in chiaro e due piattaforme pay-to-view mostra anche che i grandi media detengono buona parte delle entrate. Gli albanesi hanno speso circa 100 milioni di Euro in media nel 2016. Circa 50 milioni sono andati a due piattaforme a pagamento. Altri 18 sono stati raccolti con le tariffe dell'emittente pubblica. Circa 32 sono stati ricavati dalle televisioni in chiaro, soprattutto con la pubblicità. Delle otto società operanti nel mercato della TV in chiaro, le due principali (Top Channel e TV Klan) hanno ottenuto il 67% delle entrate.

Ci sono decine di altre stazioni locali nel paese, ma la loro presenza è quasi invisibile sia nelle misurazioni del pubblico che nei loro rendiconti finanziari. Il mercato della stampa è molto piccolo in Albania. La decina di società analizzate ha avuto ricavi per solo 4,5 milioni di Euro, e più della metà è andata ad un solo proprietario di due quotidiani.

Limiti alla proprietà ignorati sin dall'inizio

L'Albania ha approvato per la prima volta una legislazione che mirava a regolamentare il mercato audiovisivo nel 1998. Ma il principio di base dei limiti alla proprietà – che è quello di garantire la pluralità all'interno delle società dei media e nel mercato – è stato ampiamente aggirato e ignorato. La limitazione più importante includeva il divieto a qualsiasi persona o famiglia di detenere oltre il 40 per cento di una società di media a trasmissione nazionale.

Molti paesi dell'UE stabiliscono limiti simili, al fine di garantire che i più importanti organi di informazione non cadano sotto il diretto controllo di una singola persona o entità. Ma i limiti legali non hanno rappresentato un vero ostacolo per i proprietari di media in Albania, che hanno utilizzato proprietari fantoccio per aggirarli.

La concentrazione dei media in Albania: consulta l'infografica dal nostro Resource Centre

Anche se non ci sono casi noti di autorità che abbiano effettivamente fatto valere le limitazioni imposte dalla legge, per gli attuali proprietari dei media la pressione sarebbe asfissiante. Nel 2015, il capo del gruppo parlamentare del partito socialista al governo, Taulant Balla, ha proposto un emendamento per rimuovere ogni limitazione alla proprietà. Balla ha affermato che tali limitazioni hanno "danneggiato la concorrenza leale" e "ostacolato lo sviluppo del settore". Le organizzazioni dei media locali, nonché l'OSCE e il Consiglio d'Europa, hanno protestato sottolineando l'importanza del pluralismo nel mercato dei media. Sotto pressione, Balla ha ritirato la proposta. Tuttavia, nel frattempo, un'associazione che rappresenta i principali tycoon ha fatto ricorso contro la legge presso la Corte costituzionale, che a maggio 2016 ha dichiarato la limitazione "sproporzionata" allo scopo e l'ha stralciata dalla legge.

Dorian Matlija, esperto legale, ha sottolineato alla presentazione del report che sebbene la Corte abbia ritenuto "sproporzionato" il limite di proprietà del 40 per cento, il parlamento potrebbe comunque imporre una nuova barriera. Tuttavia, sebbene il Parlamento abbia cambiato la legge sui media audiovisivi due volte dal 2016, non è stato fatto alcun tentativo per colmare il vuoto creato dalla sentenza della Corte costituzionale.

Besar Likmeta, redattore di BIRN Albania, ha sottolineato che alti livelli di concentrazione – e il fatto che i proprietari dei media in Albania hanno interessi in campi fortemente regolamentati – spinge molti giornalisti verso l'autocensura, nel tentativo di evitare l'intricata rete di interessi fra media, politica e affari. Tuttavia, ha aggiunto, i pochi giornalisti che resistono all'autocensura sono denigrati e aggrediti verbalmente dai politici ai massimi livelli, inclusi l'attuale primo ministro socialista Edi Rama e l'ex primo ministro Sali Berisha.

"I proprietari dei media hanno interessi in società che operano in mercati altamente regolamentati e redditizi come l'edilizia, il settore bancario, il petrolio, l'istruzione superiore a scopo di lucro e il gioco d'azzardo", ha osservato Likmeta. "L'alta concentrazione non è soltanto un problema in termini di proprietà, quota di ascolto e quota di mercato, ma anche in termini di mercato pubblicitario, perché un piccolo gruppo di società bancarie e di telefonia mobile si aggiudica la maggior parte del volume pubblicitario", ha aggiunto. Questo "spiega la mancanza di copertura giornalistica sui presunti abusi di queste multinazionali sui consumatori locali", ha concluso Likmeta.

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto


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