Peter Bossman

Lo hanno presentato come l'Obama sloveno. Paragone che lui ha sempre rifiutato. Peter Bossman è il nuovo sindaco di Pirano. E' il primo sindaco di colore della Slovenia. Un nostro approfondimento

26/10/2010 -  Stefano Lusa Capodistria

Peter Bossman è il nuovo sindaco di Pirano. L’immigrato ghanese si è imposto per un pugno di voti sul primo cittadino uscente Tomaž Gantar, esponente di un partito locale, che nel secondo turno ha fatto incetta di sostegni di forze politiche e di imprenditori della zona. Evidentemente non gli è bastato. Alla fine Bossman, candidato dei socialdemocratici, ha vinto con il 54,4% dei voti.

La corsa per la poltrona di sindaco di Pirano ha catalizzato l’attenzione in Slovenia e non solo. Alla candidatura di Bossman sono stati dedicati servizi su Tv straniere ed articoli di giornale su testate italiane e croate.

In Slovenia non pochi hanno sottolineato che l’elezione di un sindaco di colore sarebbe stata veramente un bel segno in un momento in cui in Europa l’idea della multiculturalità viene messa pesantemente in discussione. Probabilmente, hanno pensato, sarebbe stato anche il modo di dare una immagine tollerante e solidale del paese.

Peter Bossman non è un immigrato qualsiasi. Suo padre fu un collaboratore di Kwame Nkrumaha, il leggendario primo presidente ghanese, considerato una delle figure più importanti della lotta per l’emancipazione dei popoli africani.

Lo stesso Bossman cominciò a fare politica in patria, nel movimento studentesco, ma per evitare l’arresto, da parte delle autorità militari, fu costretto a riparare all’estero. Arrivò nell’allora Jugoslavia non allineata.

Nella federazione non erano pochi gli studenti provenienti da paesi africani o mediorientali. Bossman si laureò in medicina a Lubiana, si innamorò e si sposò. Con la sua famiglia venne a vivere nel comune di Pirano dove, negli anni Ottanta, trovò lavoro come medico della mutua nella locale USL.

In quella periferica provincia a ridosso del confine con l’Italia di medici di colore non se n’erano mai visti. Bossman, però, con i suoi modi gentili ed il suo carattere gioviale riuscì, ben presto, a conquistarsi la fiducia dei mutuati ed oggi è uno dei medici più apprezzati della zona.

Ben presto ricominciò a fare politica. Con il sostegno dei socialdemocratici divenne presidente del Consiglio circoscrizionale di Santa Lucia, poi consigliere comunale e quest’anno, dopo essere diventato presidente della locale sezione di partito è stato candidato alla carica di sindaco.

La sua candidatura era stata subito presentata come un’importante novità sulla scena politica slovena. Bossman è stato così paragonato ad una specie di Obama sloveno. Lui ha subito cercato di spiegare che era inutile fare paragoni improponibili, ma l’idea che sarebbe stato proprio bello avere un sindaco nero è stata fortemente caldeggiata dalle élite intellettuali della sinistra slovena.

La questione non è stata sicuramente cavalcata da Bossman in persona, ma su questo tasto il suo partito ha giocato moltissimo. A Pirano è stata, infatti, orchestrata una campagna elettorale strana e nuova per il contesto politico sloveno. Si è puntato tutto sull’immagine.

Banchetti con belle ragazze e prestanti giovanotti che distribuivano materiale pubblicitario, feste in piazza con tanto di karaoke, non si è mancato nemmeno di assoldare un noto imitatore che ha fatto la sua trionfale entrata nella principale piazza di Pirano agghindato come il maresciallo Tito accompagnato da musiche dell’epoca e dall’immancabile inno jugoslavo. A conti fatti, comunque, il partito di Pahor, a Pirano, per come l’ha gestita, è sembrato più voler fare una vera e propria operazione di marketing politico che di sostanza.

Più che la campagna elettorale dell’ex partito comunista sembrava quella di una succursale slovena di Forza Italia, fatta da pochi attivisti e da molta gente più abituata a vendere telefonini che a fare propaganda di partito. In tutto questo trambusto quello che ha avuto la peggio è stato il sindaco uscente Tomaž Gantar. Lui quatto anni fa aveva sbaragliato il candidato socialdemocratico attaccando, questa volta è stato sempre costretto a giocare sulla difensiva, visto che ad ogni affondo avrebbe rischiato di venir accusato di essere razzista.

Lo stesso ideatore della campagna elettorale di Bossman non ha mancato di giocare d’anticipo ed in un blog su Facebook ha persino pensato di puntare il dito contro i suoi stessi compagni di partito. Non posso credere - ha scritto - quanto razzismo ci sia tra i vecchi intellettuali e persino tra alcuni reduci partigiani.

Considerata l’ossessione per la lingua che esiste in Slovenia, l’unico affondo personale che è stato costretto ad incassare è quello di non aver imparato in trent’anni uno sloveno perfetto. Bossman, che parla inglese e francese in maniera fluente, comunque, in tutti questi anni non ha avuto alcuna difficoltà a comunicare con i suoi pazienti.

Quello della scarsa conoscenza dello sloveno è un appunto che viene comunemente rivolto agli immigrati e a tutti coloro che non sono di limpidissime origini slovene. A quelli che possono vantare parentele nelle ex repubbliche jugoslave, poi, vengono comunemente attribuiti modi “balcanici”. Sta di fatto, comunque, che se un razzismo esiste in Slovenia non è certo rivolto contro africani o mediorientali. Questo tipo di immigrazione in effetti non esiste. Solo da pochi anni fanno capolino, durante l’estate, sulle spiagge venditori di colore di souvenir.

Un discorso diverso invece riguarda l’atteggiamento che gli sloveni hanno nei confronti degli immigrati vecchi e nuovi provenienti dalle ex repubbliche jugoslave ed anche nei confronti della comunità rom.

Sta di fatto che per gli sloveni è molto più facile tollerare un sindaco di colore che un primo cittadino di origini slave ma non chiarissime origini slovene. Non è un caso, così, che appunti sui loro presunti “metodi balcanici” vengono continuamente rivolti a due sindaci amatissimi dai loro concittadini: quello di Lubiana, Zoran Janković e quello di Capodistria Boris Popovič.

Sarebbe interessante vedere che cosa capiterebbe se nei prossimi anni, portati dal vento di tolleranza che adesso dicono si respiri sulla costa slovena, si trasferissero più famiglie di immigrati di colore. Chissà se i piranesi si dimostrerebbero ancora così ospitali o se si inizierebbe a fare il discorso purtroppo comune a molti: Pirano ai piranesi… E per quanto riguarda il sindaco nero la loro risposta forse sarebbe: Sì è nero, ma lui è diverso.


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