Belgrado verso la crisi politica per le irregolarità emerse nella privatizzazione della Knjaz Milos, la maggiore delle acque minerali del Paese. Vorrebbero comprarla la francese Danone, in cordata con la star della pallacanestro Vlade Divac. La gara d'asta però ha scavalcato in maniera poco ortodossa gli altri concorrenti. Un articolo di Igor Fiatti dal quotidiano "Il Manifesto". Il titolo originale del seguente articolo è :"Le bollicine nel canestro".

10/12/2004 -  Anonymous User

Il canestro da segnare ad ogni costo. Volano via gli ultimi secondi di gioco. Il tempo corre veloce come i giocatori sul parquet. Smarcato da un assist perfetto, il campione è solo sulla lunetta pronto a infilare i punti della vittoria. Ma l'arbitro lo ferma sul filo della sirena: fallo in attacco e si va al tempo supplementare. Inizia così la storia di Vlade Divac e Danone alla conquista di Knjaz Milos, la principale azienda produttrice di acqua minerale della Serbia. Nella gara per privatizzare la società che vende il maggior numero di bottiglie nei Balcani, il talento del pivot serbo però non conta. Il mondo degli affari non è infatti quello del basket, e le regole, soprattutto a Belgrado, sono molto diverse. Adesso è tutto da rifare. A Vlade Divac non resta che sedersi in panchina, mettersi l'asciugamano al collo e aspettare la ripresa del gioco. E dire che ormai sembrava cosa fatta. Forte dell'appoggio della Danone, la stella serba Nba dei Los Angeles Lakers aveva conquistato il pacchetto azionario di maggioranza della Knjaz Milos. Dopo quattro mesi di estenuanti trattative, di accordi e dissidi, di pour parler e intrallazzi, l'alleanza tra il gigante sportivo e il colosso economico si era assicurata oltre il 54% dei titoli della società. Per aggiudicarsi la privatizzazione e vincere l'asta, insieme avevano fondato una compagnia ad hoc chiamata Apurna. Ma schierare un asso, a volte non è sufficiente per battere gli avversari; ci vuole qualcos'altro. Un po' di fortuna, ad esempio. Oppure, se la buona sorte non ti viene incontro, serve un aiuto esterno ed estremo.

E ad aiutare l'atipica joint venture franco-serba è arrivato in extremis Predrag Danilovic, talentaccio del basket oramai a riposo e amico per la pelle di Divac. Forse ricordandosi lo spot natalizio che ha girato qualche anno fa in Italia, «Babbo» Danilovic ha pensato bene di regalare l'equivalente di 50 euro ai piccoli azionisti per convincerli a vendere i loro titoli all'ex compagno di squadra e di nazionale e alla sua Apurna. E se non si fosse intromessa la commissione parlamentare serba per i valori immobiliari, che ha giudicato «irregolare» il regalo del (fu) zar della (fu) Virtus Bologna, il racconto si chiuderebbe qui. E tutti (la Divac&Danone, gli azionisti e il governo serbo) sarebbero felici e contenti e la Knjaz Milos - finalmente - privata. Ma la vittoria a scapito degli altri due contendenti non è stata solo annullata: i produttori di birra sloveni della Pivovarna Lasko e la finanziaria delle isole Cayman Fpp Balkan limited hanno difatti subito presentato ricorso. E per non fare torto a nessuno, l'agenzia per le privatizzazioni ha riammesso in gara tutti e tre gli sfidanti e ha prorogato i termini dell'asta.

Chi sono i padroni?

Mentre si attende che le promesse diventino realtà, il pubblico s'interroga sull'identità dei nuovi padroni dell'azienda. Molti abitanti di Arandelovac (la città dove viene imbottigliata la Knjaz Milos) rispondono alla domanda con un proverbio. E, tra indifferenza e scetticismo, ad ogni possibilità ribattono: «Moz' da bidne, ne mora da znaci». Può anche essere, ma non significa nulla.

Nella guerra di nervi tra i concorrenti in lizza, tutte le opzioni sono ancora aperte: sull'epilogo della vicenda peseranno infatti molte inchieste e qualcuno potrebbe persino rivolgersi a Bruxelles. I più determinati a seguire questa strada sono i birrai della Pivovarna Lasko. Gli sloveni hanno già ingaggiato una squadra di avvocati per far luce sull'asta. Chiederanno al ministro per le privatizzazioni, Predrag Bubalo, di spiegare con quale logica matematica hanno ritenuto l'offerta della Divac&Danone la migliore per il pacchetto azionario dello Stato. Per controllare il 41,28% dell'azienda di Arandelovac in mano al governo, la stella dei Lakers e l'agroalimentare francese hanno sborsato solo 34 milioni di euro; i birrai ne promettevano invece oltre 37. Considerando inoltre ogni singola azione, l'offerta oscillava dai 17.500 dinari (250 euro) messi sul piatto dall'Apurna ai 23.000 (328 euro circa) promessi dalla Balkan limited, passando per i 19mila assicurati della Pivovarna Lasko. Ma se la proposta più appetitosa non è stata neanche esaminata perché la finanziaria caraibica non era disposta a comprare tutto il pacchetto, gli sloveni erano più che decisi e volevano portarsi a casa l'acqua di Serbia. E su questo punto, il loro consulente legale ha attaccato: «Chiederemo alle autorità di Belgrado di precisarci con quale formula hanno calcolato il valore dell'offerta di Apurna e come hanno fatto a ritenerla migliore della nostra. Se le istituzioni serbe non vogliono rispondere alle nostre domande, forse altri organi dell'Unione europea lo faranno». Inoltre, commentando il «regalo» di Danilovic ha aggiunto: «Può darsi che Babbo Natale venga anche da noi».

I birrai non mollano

E mentre i birrai aspettano fiduciosi le loro strenne, la decisione della commissione per i valori mobiliari ha scatenato un terremoto politico. Il vicepremier Miroljub Labus, che fa il tifo apertamente per Divac, ha minacciato di dimettersi dall'esecutivo. Dal partito socialista serbo (Sps) è arrivato invece un monito; se saranno confermati illeciti nella privatizzazione di Knjaz Milos, gli orfani di Slobodan Milosevic ritireranno l'appoggio esterno necessario al governo. E sul parquet sono scesi anche gli orfani illustri della patria, quelli del leader radicale Vojislav Seselj (ospite del giudice Carla del Ponte nelle celle d'Olanda). Prima formazione politica in parlamento e anima balcanica del paese, il partito radicale (Srs) ha accusato Labus di contatti sospetti con esponenti della Danone e ha chiesto l'apertura di un'inchiesta parlamentare. Il premier Vojislav Kostunica, che si è limitato a disporre indagini del ministero degli interni e della procura, rischia però di pagare caro «l'affaire Arandelovac»: anche se non ci sono ancora prove sulla corruzione di qualcuno del suo consiglio dei ministri, le voci sul coinvolgimento di Labus si fanno sempre più insistenti.

«La commissione parlamentare serba per i valori immobiliari voleva estromettere irrevocabilmente la società di Divac e della Danone dall'asta, ma il vicepremier Labus ha telefonato ai giudici e lo ha impedito», ha dichiarato alla stampa il portavoce della Fpp Balkan Limited, Srdan Muskatirovic. Secondo il direttore della Mv investiments Dragijana Radonic-Petrovic, che rappresenta la finanziaria delle Cayman, con la vendita del pacchetto azionario di maggioranza all'Apurna i piccoli azionisti ci rimettono quasi nove milioni di euro e lo stato 12 e mezzo. «L'offerta complessiva della Fpp Balkan Limited è di 106,9 milioni di euro, mentre quella di Divac e della Danone è di 82,2 milioni di euro. Lo stato, che durante tutto il procedimento ha favorito la cordata del colosso francese, deve spiegare ai cittadini perché rifiuta questi soldi», ha detto Radonic-Petrovic.

Vecchi arnesi di regime

Nella partita per il controllo della Knjaz Milos, si scontrano anche i tycoon del vecchio regime. Per il ministro delle finanze Mladjan Dinkic, l'ex ministro senza portafoglio e gran faccendiere di Slobo, Milan Beko (il suo nome è comparso più volte nel corso di varie inchieste, compresa quella su Telekom Serbia) sarebbe «interessato» a comprare l'azienda di Arandelovac. Alcuni giornali suggeriscono invece che dietro la Divac&Danone ci sia in realtà Bogoljub Karic, il magnate convertitosi recentemente alla politica fondando il partito «Forza Serbia».

La commissione per i valori mobiliari intanto smobilita: il presidente Milko Stimac non ha neanche partecipato alla decisione di estromettere - provvisoriamente - Apurna dall'asta perché ricoverato in ospedale. Ragione ufficiale della degenza: problemi cardiaci. Ma per molti si è trattato di un ricovero opportuno per sfuggire alle pressioni. Un altro membro della commissione, Dusan Bajec, ha annunciato invece le dimissioni. E a chiederle, come ha confermato alla stampa il ministro delle finanze Dinkic, è stato il presidente democratico Boris Tadic.

Comunque vada, per il governo di Kostunica lo scacco è pesante: quella di Knjaz Milos - che ha il 55% del mercato interno, senza considerare le esportazioni negli altri paesi - è infatti la più importante privatizzazione in agenda quest'anno, e il premier aveva fatto della trasparenza negli affari pubblici un cavallo di battaglia della sua campagna elettorale.

Ma oltre alle stelle del basket, ai colossi economici, ai politici e ai tycoon, nella storia ci sono delle comparse chiamate operai. Zoran Pavlovic, ad esempio, che imbottiglia la Knjaz Milos da 27 anni, illustra la vicenda così: «Adesso siamo divisi come nel 1941. Da una parte i partigiani e dall'altra i cetnici, il padre da una parte e il figlio dall'altra. Un fratello per la Danone e l'altro per la Balkan». E per «Vukojica», che con il suo camion trasporta l'acqua di Arandelovac in tutta la Serbia, la storia e tutti i suoi protagonisti si ritrovano in una frase di Maksim Gorkij: «Chi è nato per strisciare sulla terra, non può volare in cielo».


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